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Tutte le frasi dell'autore Gabriele D'Annunzio

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categoria: Frasi d'amore

non esiterei

Se ora mi dicessero di abbandonare
ogni vanità ed ogni orgoglio,
ogni desiderio ed ogni ambizione,
qualunque più caro ricordo del passato,
qualunque più dolce lusinga del futuro,
e di vivere unicamente in voi e per voi,
senza domani, senza ieri,
senza alcun legame, senza alcuna preferenza,
fuor dal mondo,
interamente perduto nel vostro essere,
per sempre, fino alla morte,
io non esitere,
non esiterei.

Gabriele d'Annunzio - tratto da Il piacere

segnalata da snowWhite sabato 19 gennaio 2008

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categoria: Frasi d'amore

Io non trarrò da la tua bocca mai una parola un gemito un sospiro. Ma questa notte al men tu mi darai il tuo respiro.

Gabriele D'Annunzio

segnalata da fabrizio mercoledì 5 giugno 2002

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categoria: Aforismi » comportamento

Ricordati di osare sempre

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Aforismi

Bisogna che la vita d'un uomo d'intelletto sia opera di lui. La superiorità vera è tutta qui

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Aforismi » stati d`animo

Hic manebimus optime (qui rimarremo ottimamente)

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Aforismi » morte

Il privilegio dei morti: non moriranno più

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Poesie

La sera fiesolana

Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie
silenzioso e ancor s'attarda a l'opra lenta
su l'alta scala che s'annera
contro il fusto che s'inargenta
con le sue rame spoglie
mentre la Luna è prossima a le soglie
cerule e par che innanzi a sè distenda un velo
ove il nostro sogno giace
e par che la campagna già si senta
da lei sommersa nel notturno gelo
e da lei beva la sperata pace
senza vederla.
Laudata sii pel tuo viso di perla,
o Sera, e pe'; tuoi grandi umidi occhi ove si tace
l'acqua del cielo!
Dolci le mie parole ne la sera
ti sien come la pioggia che bruiva
tepida e fuggitiva,
commiato lacrimoso de la primavera,
su i gelsi e su gli olmi e su le viti
e su i pinidai novelli rosei diti
che giocano con l'aura che si perde,
e su 'l grano che non è biondo ancora
e non è verde,
e su 'l fieno che già patì la falce
e trascolora,
e su gli olivi, su i fratelli olivi
che fan di santità pallidi i clivi
e sorridenti.
Laudata sii per le tue vesti aulenti,
o Sera, e pel cinto che ti cinge come il salce
il fien che odora!
Io ti dirò verso quali reami
d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti
eterne a l'ombra de gli antichi rami
parlano nel mistero sacro dei monti;
e ti dirò per qual segreto
le colline su i limpidi orizzonti
s'incurvino come labbra che un divieto
chiuda, e perché la volontà di dire
le faccia belle
oltre ogni uman desire
e nel silenzio lor sempre novelle
consolatrici, sì che pare
che ogni sera l'anima le possa amare
d'amor più forte.
Laudata sii per la tua pura morte,
o Sera, e per l'attesa che in te fa palpitare
le prime stelle!

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Aforismi » amore

Uccidere un amore col tradimento è omicidio

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Aforismi » soldi » ricchezza

Io ho quel che ho donato

Gabriele D'Annunzio

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categoria: Poesie

Il Rinato

Non videro la stella d'oriente
i magi, non andava innanzi a loro
ella per scorta su le nevi ardente;

non improvviso udiron elli il coro
dei Messaggeri in Betleem di Giuda
prostrandosi; non mirra, incenso ed oro

offersero alla creatura ignuda
sopra la paglia della mangiatoia
calda di fiati nella notte cruda;
né, curvi in calca sotto la tettoia
radiosa, i pastori di Giudea
intonarono cantico di gioia.

S'ebbe natività nella trincea cava il Figliuol dell'uomo; e solo quivi,
messo in fasce da piaghe, si giacea.

Fasciato di tristezza era tra i vivi
e i morti, solo; e il ferro e il sangue e il loto
erano innanzi a lui doni votivi.

E non piangea, ma intento era ed immoto.
Laude gli era il rimbombo senza fine
per il silenzio delle nevi ignoto;

cantico gli era il croscio delle mine
occulto; gli era aròmato il fetore
ventato su dalle carneficine.

E sanguinava in fasce; ed il rossore
Si dilatava come immenso raggio,
sicché tutti i ghiacciai parvero aurore,

tutte le nevi parvero il messaggio
dei dì prossimi, l'ombra fu promessa
di luce, il buio fu di luce ostaggio.

Ed intendemmo la parola stessa
del suo profeta: "Un grido è stato udito
in Rama, un mugolio di leonessa,

un lamento, un rammarico infinito:
Rachele piange i suoi figliuoli che non sono più.
Una cosa novella, ecco, è creata.

Il Signore ha creata una virtù
nella carne. Quel ch'apre la matrice
Ei farà santo. Ei semina quaggiù

una semenza d'uomini". Ora dicembre una voce: "Io farò rigermogliare
in carne i tuoi germogli, o genitrice.

Ritieni gli occhi tuoi di lacrimare,
ritieni la tua gioia del lamento;
perché come la rena del tuo mare

t'accrescerò, come la rena al vento
ti spanderò. Eccoti i tuoi figliuoli
moltiplicati dal combattimento.

Senza sudarii tu, senza lenzuoli,
li seppellisci ed io li dissotterro.
Rifioriranno ai tuoi novelli soli,

alla nova stagione ch'io disserro".
E quivi il Figliuol d'uomo era, il Rinato;
e quivi erano il loto e il sangue e il ferro.

E con fasce da piaghe era fasciato;
e sanguinava senza croce, come
per il colpo di lancia nel costato.

Ma "Colui ch'è il più forte" era il suo nome.

Gabriele D'Annunzio

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