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categoria: Poesie
Il bene in mano agli uomini mi spaventa. Esso diviene l'arte mendace con cui si occulta il sangue. Il male in mano agli uomini mi spaventa. Lo padroneggiano e sanno disporne sempre nel più letale dei modi. Come la riconoscenza, di cui abusarono per schiavizzare chi verso essi ebbe motivo di nutrirla. Ed anche chi conobbe la disumanità di ogni costrizione, comprese, suo malgrado, che la gratitudine fosse la più crudele delle prigionie. Ho idealizzato la donna più bella rendendola ai miei occhi la più onesta. Ho battezzato come "inizio" un giorno qualsiasi affinché "ieri" mi sembrasse remoto, mi sembrasse non appartenermi. Ho perdonato un aguzzino lontano per l 'impossibilità di farmi su egli vendetta. Ho perdonato gli abomini altrui per poter fare altrettanto con me quando farò altrettanto. Ho sacrificato il tuo ricordo post morte per continuare a vivere. Ho accettato qualsiasi cosa piuttosto che rassegnarmi al niente. Io sono come te, e per te vorrei la mia stessa felicità. Forse è questa l'autentica felicità. Se ci fosse un lieto fine vorrei fosse il tuo. Te lo lascerei senza ingannarti o distrarti, senza spacciarlo per un nonnulla e farlo mio quando tu sarai distante e disilluso. Lei era come stregata dai boccioli schiudenti mentre moriva, e sullo sfondo illusi tardano il crollo della fiducia premendovi contro colonne di menzogne, una partoriente nega la luce alla prole per sottrarsi alla pena delle doglie. Argenteria e vasellame dal piedistallo al suolo in un'eternità, può l'alba esser supplizio e la morte un dono?
marco saglimbene
segnalata da marcouno martedì 28 gennaio 2014