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Miki [Amministratore] lunedì 18 giugno 2007 03:22 | 1/5 |
New York, la polizia le impedì di girare in topless: risarcita dal Comune con 29mila dollari NEW YORK (17 giugno) - Alla fine l'ha spuntata: 29mila dollari di risarcimento dal Comune perché la polizia di New York le aveva impedito di andare per strada a torso nudo. Un diritto al quale lei non voleva rinunciare, basandosi sulla sentenza di un tribunale statale che aveva riconosciuto, nel 1992, che anche le donne possono andare per strada a torso nudo, visto che gli uomini erano autorizzati a farlo. Quel diritto, gli agenti in cui era incappata glielo avevano negato: ha fatto causa e si è vista dare ragione. E' accaduto a New York, dove Jill Coccaro, 27 anni, un'artista hippy nota sotto lo pseudonimo di Phoenix Feeley, è riuscita a vincere questa insolita causa sui diritti civili. I fatti risalgono al 4 agosto 2005: era l'una di notte, faceva caldo e Jill decise di fare una passeggiata sui pattini a rotelle, a torso nudo, sulla Delancey Street, nel trendy Lower East Side. Certo, non era esattamente il modo migliore per passare inosservata, considerata la sua terza abbondante di seno. Quando la polizia la fermò, la ragazza replicò che non stava infrangendo alcuna legge, visto che un tribunale statale aveva riconosciuto anche alle donne, nel 1992, il diritto ad andare a torso nudo, alla stessa stregua degli uomini, che già erano autorizzati a farlo. Citare quella sentenza non le servì a nulla: al contrario, gli agenti la trattarono molto male: la caricarono in macchina, la tirarono fuori dalla volante tirandola per i capelli, la misero in guardina per 12 ore e le impedirono di rivestirsi dopo averle strappato la tuta, obbligandola anche a subire un esame psichiatrico. Il caso aveva immediatamente suscitato un'ondata di proteste, e una decina di giorni dopo venne organizzata una manifestazione topless al Central Park: in quell'occasione, però, la polizia non intervenne affatto, anche se Jill era vestita solo con una minigonna a stelle e strisce e, sotto i seni, ornati da due piercing sui capezzoli, aveva tracciato con il pennarello "I am art" (io sono un'opera d'arte) e "No war" (no alla guerra). Ora, a distanza di due anni, la rivincita è stata completata. Fonte: Il Messaggero Da una parte mi sorprende l'entità del risarcimento, esagerato secondo me, dall'altra penso che si sia affermato un giusto diritto e che pure noi italiani, con i solito ritardo decennale nella evoluzione dei costumi, ci arriveremo. Che ne pensate? |