{ martedì 28 settembre 2010 } Ci sono cose che non puoi prevedere. Quando rubai il motoscafo, ad esempio, non avevo fatto caso al lusso. Una cucina piena di cibo, un bagno, una canna da pesca..insomma, nella fretta sono riuscito a rimediare una sorta di villaggio all-inclusive dove passare una vacanza a tempo indeterminato…da naufrago. Ho spento le luci per conservare la batteria. Ho fatto a pezzi il mio cadavere e l’ho messo in frigo. Ne ho fatto esche da utilizzare per catturare i pesci. Di giorno come di notte, le navi che incrociano la mia rotta non si fermano a controllare. Credono sia in viaggio verso chissà dove. La notte, spengo le luci per conservare la batteria e mi affido all’occhio addestrato degli altri marinai.
A parte queste comodità il mare è come il deserto, solo un po’ più rumoroso. Il sole ti frigge la pelle e l’unica acqua che puoi permetterti di bere e quella che distilli dalla tua stessa urina. Ma io queste cose le avevo previste. Eppure ci sono cose che non puoi prevedere. I documenti del morto ad esempio…te li ritrovi in mano quasi per caso, perché scivolano da una tasca mentre lo spogli e lo fai a pezzi. Poi li ritrovi, sempre per caso in un giorno qualunque che tanto non te ne frega di sapere che giorno è quando sei in alto mare. Leggi una città Elrey, leggi una data di nascita e lo stato civile…poi corri a prendere la testa ormai congelata dal frigo e la sollevi fino a quando ti guarda dritto negli occhi. Solo allora ti rendi contro che non puoi prevedere tutto. Solo allora capisci che il tuo viaggio non è ancora finito e che devi lottare ancora, contro te stesso, contro i fantasmi che ti lasci dietro ogni volta che decidi di piantare chiodi invece di arrenderti e farti appendere alla croce, contro l’immagine di te stesso che ti raggiunge ogni notte e tra lampi e tuoni e coniati di vomito non smette di urlarti: Era tuo padre! Era tuo padre! { lunedì 27 settembre 2010 } Più di un mese. Dico così perchè non so contare e anche se sapessi contare odierei farlo. Più di un mese, tanto è il tempo passato in compagnia di scorpioni e serpenti a sonagli, col caldo che ti spezza la voce. Ma a voi, in fondo, cosa caz-zo importa se sono ancora vivo. Più di un mese. Tanto mi ci è voluto per arrivare in Florida e scoprire che Lei, quella che mi ha fregato, è morta. La trovai sui giornali. "Ritrovato il corpo di una giovane donna in riva al mare, misteriosa la sua identità. La polizia sta aspettando i risultati dell'autopsia per indentificarla". Mi è bastato guardare la foto per capire che era Lei. Non so chi l'ha uccisa e forse non lo saprò mai. La rabbia mi monta dentro e mi riempie lo stomaco. Vorrei urlare ma non posso. Ho troppo caldo, troppa fame, troppa sete, troppo stanco per permettermi tutto questo. Tornare indietro? Non se ne parla nemmeno. Ci sono volte che ti senti come quel tale che decide di puntare tutto quello che ha su un numero della roulette. Non un numero a c###o, proprio un fottuto numero su una fottuta roulette di un fottuto casinò capite? Parte, si fa un viaggio allucinante e una volta arrivato al casinò trova il locale chiuso. Resta con tutto quel che ha, poco, e non sa che fare. Disperato? Sfigato? No, non credo siano queste le parole adatte. Arrivato. Forse è questa la parola che fa per me e quel tale. Sono partito da Elrey e sono arrivato in Florida lasciandomi dietro un imprecisato numero di cadaveri e pallottole per scoprire che non ho più nulla per cui andare avanti. La polizia prima o poi mi troverà, se mi trova mi arresta. Se mi arresta passerò la vita in carcere fracassando crani a chi cercherà di incularmi sotto la doccia comune. Quando ti trovi a scegliere da che parte stare della croce hai solo due opzioni. O pianti o chiodi o stai appeso. Così decido di prendere in mano il mio martello, una colt phyton del 71, e sequestro il primo motoscafo che trovo al porto. Costringo il proprietario a fare il pieno di carburante e poi mi faccio portare al largo, lontano dall'america verso non so nemmeno io dove. Passano i giorni, le settimane. La benzina finisce e io resto solo con un cadavere su una barca di nove metri e una tempesta all'orizzonte che sicuramente passerà sopra la mia testa. Perdido. Ma ancora vivo. |