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gloria domenica 27 novembre 2005 21:12 | 1280 |
Mi sono spalmata sull'asfalto ieri!!!! Posso dire che odio i pedoni che attraversano la strada fuori dalle strisce e le macchine che inchiodano, e glò che cade.... Che male!!!! Mi fanno male punti del corpo che non sapevo neanche esistessero. Fortuna niente di rotto....e 5 giorni di malattia a casa! |
Pedana85 domenica 27 novembre 2005 19:10 | 1279 |
1^PARTE 2, 3 €uro rint’a sacc e un bacio di mia madre; a’ Madonna t’accumpagne quanta pedane fai; nun te fa male sto in pensiero,portate o rilorgio, e cu chillu mezz jatevanne quoncio quoncio . Con le stesse gambe che mi portavano ogni mattina, dalla mia stanzetta diritto verso la cucina; giovani studenti,anche se vecchi nullafacenti; loro la chiamavano la segheria degli intelligenti. RIT. Spa…ro, spa…ro, io dicevo a chella gent Ca nun se m’purtava e niente. Spa…ro, spa…ro, che vestit sempe e stess Sul chillillà tenevo. E turnavo a cas stanc e mamma m’aspettav, cu na doccia fredda e cu chillu sapone ‘mman; e le raccontavo semp’a solita storiella, “aggiu fatto nu cuofano e pedane,pe me fa sta faccia bella. Spa…ro, spa…ro, song colpi sti parole Song io stesso sta pistola. 2^PARTE Sparatore di pedane in quella segheria, prendo il posto di un me stesso giovane e sfaticato; tempi duri comm’o pane vecchio ‘e nu mes e miezz che lo mangia solo chi a salute nun ce penz. Comm’a n’omm e merd sta affunnann e nun trov’aiuto; comm’a nu criatur che a ruoss addeventa nu curnut; comm’a nu cecat va a furnì ca faccia n’terr; io,quello studente m’addiverto senza fa niente RIT……. |
napulitanboy domenica 27 novembre 2005 00:12 | 1278 |
Non è difficile scrivere una favola. Si prendono due o tre deficienti a caso e si mettono in un castello o in un bosco... Vi faccio un esempio. Cappuccetto Rosso è una favola popolata esclusivamente da imbecilli. « La nonna di Cappuccetto Rosso vive nel bosco e tiene novantacinque anni. Ma vai all’ospizio, cretina! Come ti viene in mente a novantacinque anni di vivere nel bosco da sola, che costringi i parenti ad andare avanti e indietro, avanti e indietro, avanti e indietro, per la foresta?! E poi uno si stupisce se la gente lascia i nonni sull’autostrada d’estate! È logico!!! « La mamma di Cappuccetto Rosso è un’altra scimunita. Dà alla bambina il cestino e le dice: ‘Tieni, vai dalla nonna e portale da mangiare! Ciao, in bocca al lupo’. Cappuccetto Rosso immediatamente si gratta! « Arrivata nel bosco incontra il lupo più imbecille della storia del WWF, che non se la mangia ma chiede ansioso: ‘Dove vai bella bambina?’ ‘Dalla nonna’ risponde lei. « E il lupo invece di mangiarsela sul posto, come farebbe un lupo con un normale quoziente intellettivo, va a casa della nonna e mette in piedi una sceneggiata che al confronto Mario Merola non è nessuno. Arriva alla casetta e bussa. ‘Toc, toc’. ‘Chi è?’ ‘Cappuccetto Rosso’. ‘Avanti’. « E qui abbiamo la conferma che la nonna è totalmente arteriosclerotica: mo’, pure se Cappuccetto Rosso tiene la voce di Fausto Leali durante una crisi d’asma, come può la nonna confonderla con un lupo? « A questo punto il lupo entra e si mangia la nonna. Notare l’educazione del lupo che non sarebbe mai entrato a mangiarsi qualcuno senza bussare. « Qui avviene il capolavoro della storia. La vera genialità: il lupo invece di mettersi dietro alla porta con una mazza e dire: ‘Mo’, quando arriva la creatura le do una mazzata in faccia, l’allesso e poi me la sgranocchio’, no! Il lupo che fa?! Si mette la camicia da notte della nonna, la cuffietta con le orecchie che escono attraverso apposite asole che lui stesso ha approntato (si sa che i lupi sono sarti provetti) e si infila nel letto. « Arriva Cappuccetto Rosso, che i più intimi chiamano Einstein per la sua intelligenza pronta e vivace, entra, guarda il lupo e invece di chiamare il 113, oppure dirgli: ‘Imbecille, come ti sei combinato, hai perso completamente tutta la dignità di lupo, guarda là, sembri Ave Ninchi’, come reagisce? Dice: ‘Oh, nonna, che peli lunghi che hai!’ « Ora, bambini: chiunque di voi possieda un cane provi a mettergli una cuffia e un paio di occhiali da vista e veda se somiglia alla nonna! Se sì, fate abbattere vostra nonna o consegnatela alle autorità. Ora, è vero che la nonna non ha riconosciuto la voce del lupo da quella della nipote, d’accordo, ma la nonna tiene no vantacinque anni e può essere rincoglionita. Ma Cappuccetto Rosso come fa non distinguere sua nonna da un lupo con una cuffietta?! Chi tiene per nonna? King Kong? « Pure se quella non si fa la ceretta dal 1931, chi è? Lucio Dalla? Lo yeti? « Comunque, tutto è bene quel che finisce bene e il lupo se la mangia! « Subito dopo, per fortuna, arriva il cacciatore e spara al lupo e, ringraziando la Madonna, del lupo, della nonna e dell’idiota col cappello rosso non se ne è mai saputo più nulla ». |
NESSUN0 mercoledì 23 novembre 2005 12:23 | 1276 |
(citato, si fa per dire, da Beppe Severgnini stesso) A volte, le donne fanno e/o dicono cose che mi incattiviscono. Le amo, le adoro, le osservo estasiato per come in loro il mondo prende un aspetto gentile e leggero e armonico, ma questo non cancella la terribile verita': fanno cose per le quali le impalerei. La peggiore, in assoluto, è la loro necessità di accontentare il palato pur essendosi votate a una vita di sacrifici dietetici. Il loro bisogno di sedare la gola senza per questo sentirsi peccatrici. Come? Assaggiando. Vivendo ai margini del piatto maschile e assaltandolo di quando in quando con incursioni veloci e drammatiche, devastanti, inaccettabili. Un esempio. Un interno di un ristorante qualunque in un punto qualunque dell’occidente. L’uomo, al termine di un pasto appagante, ordina il dolce più buono del mondo, proiettandosi immagini dello stesso nella sua mente semplice, pregustando creme o sfoglie o frutti o zuccheri o. Guarda la sua compagna con un sorriso, le chiede se anche lei prende qualcosa... e la risposta è sempre, o quasi, la solita: “No, semmai ne assaggio un po’ del tuo”. Lui non si scompone, continua a mostrare il sorriso suadente, le dice “Certo, volentieri” e nello stesso instante pensa: Ma cristo santo! c**o! Ma perché? E’ il dolce più buono del mondo, ho mangiato per un’ora pensando a questo momento, immaginando il sapore delle creme sulla mia lingua… e tu devi rubare impunemente alcuni momenti di gioia dalla mia vita? Bastarda maledetta! Dolci buonissimi e piccoli, minuscoli, che si perdono in grandi piatti da nouvelle couisine. Cinque forchettate ben messe, o una decina, se opti per dosi mignon che daranno vita all’illusione di un piacere più duraturo... Già non ti basta la tua porzione… E devi darne un po’ a lei. c**o! Io non glielo voglio negare. Ma dico: prendine una porzione e avanzala. Avanzala, non fa niente, butto via dei soldi, quanti se ne buttano, ma almeno mi godo questo sottile piacere della vita! Macché… Lo mangi vivendotelo male. Malissimo. Perché non sai quando il rapace attaccherà. Puoi solo limitarti a guardarla, sorridente, appostata davanti al tuo piatto con la forchetta che le gira tra le dita come un bastone da majorette. Parla come se nulla fosse, sorride, ti racconta aneddoti della sua vita. E mentre quasi ti sei dimenticato della sua dichiarazione di guerra, mentre ti perdi in un suo racconto e nelle parole che le escono di bocca e volano in alto passandole tra i capelli ZAC! La forchetta è passata nel tuo piatto ed è già in direzione della sua bocca con un pezzo del dolce più buono del mondo. Se l’uomo la conosce da tempo, se già si aggira per casa nudo, lasciando mutande ad ogni angolo come fossero bandiere e ha eretto almeno una volta un fortino di rotoli di cartigienica vuoti, allora potrà ricorrere al trucco della fretta che fa dimenticar. Mangerà tutto in velocità (ma comunque il piacere sarà irrimediabilmente inquinato da questa furia) e alla fine la guarderà desolato e affranto dicendole: “Oh miodio! O maledizione! Scusami, perdonami, l’ho mangiato tutto e me ne sono scordato… ne ordino un altro…”. Lei lo odierà. Certo, che lo odierà. Ma non dirà nulla e balbetterà un “Fa niente…” ingoiando alcuni litri di bile. Se invece la confidenza è purtroppo ai minimi, se il livello di conoscenza deve ancora impennarsi o se addirittura si è alle prime uscite, ai test che potrebbero compromettere senza appelli questa crescita di livello... bé, non ci saranno trucchi utili. Loro, le donne, controllano tutte queste piccolezze. Gli uomini giudicano e valutano l'altro sesso per aspetti più profondi e complessi (belle t###e, gran c**o...) ma loro no; loro osservano i dettagli, i più invisibili, alcuni dei quali del tutto sconosciuti agli uomini (per esempio, lo sapevate che alle donne disturba se alla domenica, mentre vengono condotte in passeggio su un lungo lago, il loro compagno passa tutto il tempo con una radio che trasmette partite di calcio attaccatta all’orecchio? E avreste mai detto che sono felici se qualcuno le aiuta a lavare i piatti?). Certo un uomo ai primi appuntamenti non vorrà distruggere un futuro amore per degli stupidi dettagli. Dovrà fingere il sorriso, dovrà dirle “Certo, volentieri, assaggia pure un po’ del mio”. Come in tutti i dolci che si rispettino, c’è una parte buona e una meno buona. Se l’uomo si trovasse tranquillo e solitario tra le pareti domestiche, La logica gli direbbe di mangiare prima la parte meno buona (per esempio la crosta se è una crostata) e poi godersi la migliore in poche ma favolose forchettate, in un piacere così totale che cancella per un minuto tutti gli orgasmi che ha avuto. Ma al tavolo del primo appuntamento non si può. Qui c’è l’incognita: lei. Bastardissima creatura senza cuore che appare distratta e dimentica, ma che invero ricorda tutto. L’uomo mangia questo dolce preso dal panico. Quando colpirà? Quando attaccherà? Adesso, subito, portandosi via brandelli della parte più buone, oppure dopo, dividendo con me l’ingrato compito di mangiarsi anche la crosta? Di solito, per uscire da questa situazione, l’uomo le ricorda il fattaccio. “Prendine pure un po’…”, porgendole il piatto. Se va bene, lei si prenderà i due pezzi migliori, ma almeno l’agonia sarà finita. L’uomo mangerà quello che rimane nel piatto in una mesta tranquillità. Se va male, lei risponderà la seconda frase peggiore dopo “ne assaggio un po’ del tuo”: “No no, grazie, avanzamene un po’”. L’uomo è allo stremo. Un po’?! Che cos'è “un po’”? Quantificami “un po’”. Quanto le avanzo, e che cosa le avanzo? Mica le posso dare la crosta. No, p###a m****a schifosa, la crosta me la mangerò io, e a lei dovrò dare la parte buona, per giunta un bel pezzetto, mica posso fare la figura del pidocchioso del c**o. La terza versione è un insieme delle due precedenti, ma mossa da un’incognita costante, e vede lei che all’improvviso, come un felino, fa volare la sua forchetta (o il cucchiaio, dipende dal dolce) nel piatto dell’uomo, portandosi via un bel pezzo, magari quello che lui aveva evitato di mangiare per gustarlo alla fine. E continua tranquilla e beata in questa sua tortura, afferando ogni pochi istanti un altro dei pezzi migliori, fino a mangiarseli tutti. Tutti i pezzi migliori. L’uomo continua a sorridere, i suoi pensieri continuano a non seguire la linea delle labbra. Ho sognato quel dolce. Sono venuto in questo locale proprio per quel dolce. Io me lo sono ordinato e lo pagherò io. Tu non l’hai voluto. c**o, potevi prenderlo e non l’hai voluto. E ti sei mangiata il mio, brutta pu****a. Un solo pensiero galleggia nella mente dell’uomo, uscito dal ristorante dopo aver pagato la cena e i brandelli di dolce. Un solo pensiero si conficca nel suo cranio senza lasciarlo. Un solo pensiero, il solito: speriamo che almeno me la dia. |
napulitanboy martedì 22 novembre 2005 23:51 | 1275 |
Giobbe covatta. La storia di Finocch.io C’era una volta un falegname di nome Geppetto, così povero che il Presidente del Consiglio1 voleva farlo adottare da una famiglia di slavi, ma così povero che quando leccava un francobollo ci metteva il sale sopra per gustarselo di più. Un giorno l’imbecille trovò un tronco e invece di farci un tavolo o un comodino ci fe ce un figlio. Mo’, come si fa a fare un figlio con un martello e una sega? direte voi. Passi il martello... Come fu finito, il burattino guardò Geppetto ed esclamò: « Ciao mammà! » E Geppetto disse: « Non sono mammà, sono papà, e tu come ti chiami? » « f#######o, scema! » « Ma tu parli! » « E devi sentire come canto! Sembro il figlio di Renato Zero e Grace Jones! Mo’ non mi chiedere chi è papà e chi è mammà, che in quella famiglia non si capisce niente! » In verità il burattino era così effeminato che Alba Parietti, al confronto, sembrava Saddam Hussein. Una notte, mentre tutti dormivano, f#######o udì una voce: « Ciao, sono la fatina ». « Uh » disse f#######o, « Raffaella Carrà ». « No, non ci siamo capiti. La Fatina. Non la mappina2 » corresse la bella signora dai capelli turchini. « Chi è il tuo parrucchiere? » chiese f#######o. « Quel cretino di Silvano! » disse la Fata. « Guarda, lascia perdere, non farmici pensare, ha sbagliato completamente tinta, io gli avevo chiesto dei riflessi, e invece guarda qua, mi ha fatto blu, ‘sto deficiente... va be’, torniamo a noi. Tu sei f#######o, vero? » « Umm, ’o veramente fai? E chi te l’ha detto? » « Si vede a occhio nudo. f#######o, ti piacerebbe diventare una bambina? » « Ma io sono già una bambina » rispose il burattino. E come disse questa bugia gli si allungò a dismisura... una parte del corpo che per comodità chiameremo naso. « Aiuto! Aiuto, Fatina, ti prego, accorciamelo, riducimelo » disse f#######o in preda al panico. E la Fatina: « Non sai a quanti Bambini piacerebbe avere un... naso così, non fosse altro che per il fatto che è di legno. Comunque » proseguì, « se ti comporterai bene, diventerai una bambina ». E sparì in un turbinio di Chanel n. 5. Il giorno dopo f#######o si svegliò di buonora, prese i libri, i suoi vestitini di carta e andò a scuola. « Oggi parleremo dell’Homo Sapiens e dell’Homo Erectus » disse il maestro. « Bene » fece f#######o. « Sì, sì, parliamone, ma lasciamo stare quello Sapiens ». « Tu che fai lo spiritoso, vieni qui alla lavagna. Se in una stanza ci sono quattro bambini e arrivano altri cinque bambini quanti bambini fanno? » « Se sono tutti maschietti » disse f#######o, « non ne fanno neanche uno, però si possono divertire molto ugualmente ». Il maestro andò su tutte le furie. « A posto » sbraitò. « Due ». f#######o tornò a posto mogio mogio. Come fu seduto, il suo compagno di banco, Lucignolo, gli chiese: « Ma è vero che se dici le bugie ti si allunga... il naso? » « Sì » disse f#######o. « Guarda: ‘La legge è uguale per tutti’ » e gli diventò un...naso smisurato. Poi aggiunse: « Sgarbi ha sempre ragione » e gli diventò una specie di scud con una testata di questa maniera. Lucignolo entusiasta provò anche lui: « L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro » ma, per quanto le dicesse grosse, non gli si allungava nulla. Poi, a un certo punto, f#######o sentì: « f#######o, corri, tuo padre è stato ingoiato da una balena ». f#######o si comportò da eroe: si tuffò e salvò Geppetto. Così la Fatina trasformò f#######o in una bambina, f#######o poté sposare la Fatina, che in realtà si chiamava Ubaldo, e vissero tutti felici e contenti. Stretta la foglia, la via sta al sole, ognuno la morale se la faccia come vuole. |
Ida82 lunedì 21 novembre 2005 19:44 | 1269 |
Complimenti per il master, Gloria!!!! Sono contenta per te!! Vedrai ke quest'anno, anke se molto impegnativo, andrà liscio come l'olio e al termine non potrai ke ricevere tante soddisfazioni!! ...e ovviamente in bocca al lupo per il concorso di domani!! Facci sapere! Ciao! |
gloria lunedì 21 novembre 2005 16:39 | 1267 |
Ok confesso perchè vi ho fatto tenere le dita incrociate..... glò torna sui libri e tra i banchi dell'università! "Sono entrata nel master in area critica" 12 mesi ed un'altra tesi da fare... Così avrò anche una laurea di primo livello. Sono altra mega felice, anche se già so che sarà un anno molto impegnavito, e non sarà facile conciliare lavoro, studio e palestra! Però rimanete ancora con le dita incrociate che domani ho un concorso per un'ospedale pubblico! glò |
napulitanboy domenica 20 novembre 2005 18:36 | 1265 |
13?...mmm magari pigli pure un pò di soldi... Ecco una bella favoletta, raccontata da Giobbe Covatta nel suo libro: "Pancreas, trapiantato dal libro cuore". LA PICCOLA FIAMMIFERAIA C’era una volta la più fortunata tra tutte le bambine. Vendeva fiammiferi e accendini e viveva di elemosina. Ah! Proprio una bella fortuna! La gente le tirava le monetine con la fionda, e con una moneta da 100 le facevano due bozzi da 50, ma lei sorrideva sempre. Era così povera, che quando si mangiava le unghie apparecchiava. Poi, dopo pranzo, prendeva sempre qualcosa di caldo: la febbre. Era così secca che Rita Pavone a confronto sembrava Giuliano Ferrara. Era sorda, calva, con la forfora, i foruncoli, la colite e un diploma di ragioneria. Ella veniva dal Marocco e, siccome sorrideva sempre, la chiamavano l’Araba Felice. Era anche cieca e quelli della Lega Lombarda, colti da pietà, le avevano regalato un pastore tedesco addestrato: addestrato a morderla una volta ogni dieci minuti. Il pastore si chiamava Gian Galeazzo. La piccola fiammiferaia era sempre allegra, un incrocio tra Badaloni e Frajese; sorrideva sempre e diceva felice ai passanti: « Sono una povera orfanella, accattatevi un accendino, gente è sfaccimma ca’ num site manco schiumma d’o sudore miezz’e pacche dei cavalli ’e Bellomunno ncopp’a sagliuta ’e Capemonte mentre portano ’e meglie muorte a chi v’è stramuorto!! »1( Tenterò una traduzione letterale o quasi. Gente su cui non si può fare affidamento; siete meno importanti della schiuma secreta dalle ghiandole sudoripare poste tra i glutei dei cavalli di Bellomunno mentre trainano il loro fardello verso il cimitero su per la salita di Capodimonte portando i cadaveri dei vostri più cari antenati.) Poi, a sera, dopo una giornata in mezzo alla via, tornava con le altre orfanelle, nell’accampamento dei nomadi, con l’Equipe ’84 e i Dik Dik. Nell’accampamento regnava una bella allegria: c’era il manifesto di Tony Santagata in concerto in Croazia, i bambini che allegramente giocavano coi soldatini; ma perdevano, perché i soldatini erano armati e i bambini avevano solo le pietre. In fondo al campo, la roulotte di Marzapane. Alfredo Marzapane, il padrone della roulotte, era molto buono con lei: la faceva giocare, la lanciava in aria, e quando ricadeva, non la aspettava. Perché doveva lanciare anche le altre bambine. Per farle passare la fame, le dava dei cazzotti sulla pancia e lei, sorridendo, diceva: « Quando ho un buco nello stomaco, mi fanno la fiesta e subito mi passa ». Finché un giorno la bambina decise di fare un viaggio a Lourdes e, per miracolo, il treno deragliò. « Capitano tutte a me perché io sono piccola e nera! » disse la bambina a un poliziotto accorso sul luogo del disastro. « Tu non sei solo nera sei anche sporca, una sporca nera! » rispose garrulo il graduato. Poi continuò: « Hai il permesso di soggiorno, bella bambina?! » « No » rispose lei. E il poliziotto l’arrestò. Stretta la foglia, larga la via non basta che stai inguaiata: ci manca anche la polizia. |
Diana domenica 20 novembre 2005 15:57 | 1264 |
wee!e grande Dario!che bello, ora so addirittura mettere le immagini! che genio.... cmq tornando a nikki....non è bellissimo?? (anche se nella foto aveva un bel po' di anni in meno...e chili...)se il 27 riuscirò ad andare potrei non rispondere più delle mie azioni... vabbè, ora basta.. pocca miseria, domani ho un'altro compito di matematica...per raggiungere la media del 6 dovrò prendere 13!uhm...sì sì, ce la farò... |
Diana domenica 20 novembre 2005 13:14 | 1262 |
Grazie Dario!! mo faccio una prova...vediamo un po'... http://www.nikkisixx.tv/nikki03006.jpg ecco appunto. ho sopravalutato le mie capacità informatiche! niente, pretendevo apparisse un'immagine, e invece niente!! cmq Glò, incrocio le dita anch'io!riesco ad incrociare anche quelle dei piedi, giuro!un bacio grosso!! nikki03006.jpg basta, ci rinuncio! |
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