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valy domenica 26 febbraio 2006 09:42 | 1/8 |
Premetto che il tema doveva essere il vino, il chè non è che mi abbia ispirato particolarmente, e in più doveva essere surreale-tipo-pirandello.Comunque.. Il locale era semideserto. I pochi clienti sparsi nella grande sala si concentravano sul loro bicchiere, immersi in chissà quali pensieri. Il silenzio sovrastava ogni cosa, interrotto di tanto in tanto dal rumore di qualche macchina- probabilmente in ritorno da qualche discoteca o festa tra amici. Il barista dall’aria stanza e la testa appoggiata sul gomito, attendeva gli ultimi minuti per cacciare via i rimasugli di clienti: i soliti afflitti da qualche problema che cercavano consolazione in un buon bicchiere di vino rosso. In un angolo, un uomo. Capelli corvini dal taglio moderno, occhi scurissimi e lucidi, la bocca stretta e la fronte ampia. E uno sguardo perso nella bottiglia di vino davanti a sé. Prese il bicchiere e cominciò a farlo roteare tra le mani, facendo muovere il liquido all’interno. Si domandò in quel momento cosa stesse facendo Lei. Forse dormiva tra le braccia di qualcun altro. O forse era sotto qualche ponte in mezzo ai barboni. O magari si prostituiva sulla tangenziale. Gli venne in mente il profumo di vaniglia dei suoi capelli, la loro morbidezza. Gli venne in mente la morbidezza delle sue forme e la carnosità delle sue labbra. Gli sembrò di sentire la melodia della sua voce cantare una canzone dolce e melanconica , come una di quelle dei film in bianco e nero. Bevve un altro sorso. La vide muoversi danzando per tutta la stanza. Rivide il giorno in cui l’aveva incontrata, alla fermata del tram, quando da vero gentiluomo le aveva offerto il suo biglietto. Grazie, per sdebitarmi le offro un caffè. E dopo due anni ancora insieme, forti nelle difficoltà e nelle sofferenza. Innamorati come non mai. Ricordava ancora la sorpresa di lei per il loro secondo anniversario. Bellissima nel suo abito lungo e nero, aveva affittato un intero locale. Lui le diceva sempre che era matta. Aveva le idee più strane e sconvolgenti, sapeva come vivere davvero. Era capace di vendere tutto quello che possedeva per ottenere ciò che desiderava e sacrificarsi fino alla morte per raggiungere il suo obiettivo. Aveva degli amici strani. Gente Dark, bande di diverso genere, barboni; frequentava strane conferenze su pratiche asiatiche e gruppi di preghiera di strane religioni. Ma tutto questo non lo riguardava. Aveva sempre prestato molta attenzione a dividere la sfera sentimentale dal resto della vita. E non faceva domande, se non quelle essenziali per sapere dove rintracciarla. Ricordava che una volta lei gli aveva parlato di un vecchio saggio, famoso tra le comunità che frequentava , che sapeva condurre alla strada della felicità attraverso un processo di spersonalizzazione, dimenticando la propria storia personale. Rimase un po’ sconcertato da quella discussione ma evitò di dargli molto peso. Perché non sposarci, un giorno lei gli aveva detto. Lui ne era rimasto sorpreso e con un tono leggermente ironico aveva risposto: perché no? Quel giorno lei aveva pulito tutta la casa, fatto brillare i vetri, aveva riempito tutte le stanze di fiori di campo e il loro dolce aroma aveva invaso ogni angolo. Aveva cambiato la disposizione dei mobili e dei soprammobili, rinnovato le tende. Aveva preparato una cena perfetta, con primo, secondo, dessert e candele .Lui era tornato dal lavoro. Aveva trovato la casa splendida, i mobili sistemati diversamente, le tende più belle, il profumo dei fiori di campo, l’odore di una squisita cena. Una sola cosa mancava: Lei. Nessuna traccia c’era più della sua esistenza: vestiti, oggetti, soldi, documenti. Tutto era sparito. Cominciò a dubitare della sua esistenza. Ma non poteva aver sognato una cosa tanto reale, non poteva il suo profumo, che ancora aleggiava nella casa, averlo ingannato. Tornerà, pensò. Ma tre anni erano passati, e lei non era ancora tornata. Il barista si avvicinò e gentilmente lo pregò di lasciare il locale. Ho l’ultimo, rispose lui indicando il bicchiere che teneva in mano. Assaporò con amarezza l’ultimo sorso di vino, ne esalò l’odore caldo e intenso. Posò il bicchiere delicatamente sul tavolo, guardando il barista che con gli occhi lo intimava a sbrigarsi. Solo una cosa in tutto quel tempo aveva evitato di fare, poiché questa lo avrebbe fatto diventare pazzo: chiedersi perché. |
valy giovedì 2 marzo 2006 15:22 | 4/8 |
Grazie ^^. No, il racconto non ha un seguito, è più bello così , ha uno stile surreale come quello pirandelliano, rimane in aria, lascia al lettore al compito di interpretare il testo e ricavarne di conseguenza delle emozioni diverse da persona a persona. Completarelo sarebbe fargli perdere la sua particolarità =) |
plegine giovedì 2 marzo 2006 16:15 | 5/8 |
Il 02/03 15:22 valy ha scritto:hai perfettamente ragione! tra l'altro io adoro i racconti brevi che lasciano aperte tutte le porte possibili, in cui il lettore diventa un po' autore perchè in fin dei conti è lui a decidere come andrà a finire. un solo appunto... forse avresti dovuto spendere qualche parola in più sul loro incontro, quando lui le dà il biglietto: è poco chiaro (almeno per me!) perchè si comporti così. comunque, è una bella storia e mi piace anche come l'hai scritta! |