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EL11100568 giovedì 27 aprile 2006 16:45 | 1/5 |
Nassiriya, attentato a convoglio italiano, 4 morti. Pubblicità ROMA (Reuters) - Un attentato esplosivo contro un convoglio militare italiano a Nassiriya, nel sud dell'Iraq, ha provocato oggi la morte di quattro soldati, tre italiani e un rumeno, mentre un altro militare italiano è rimasto ferito in modo grave. Lo rende noto lo Stato Maggiore della Difesa (Smd). "Due militari italiani e un rumeno sono morti sul colpo . Un terzo militare italiano è morto in ospedale", ha detto per telefono un ufficiale dello Smd. Le vittime italiane, dice un comunicato dello Stato Maggiore, sono il capitano Nicola Ciardelli, 34 anni, del 185esimo Artiglieria Paracadutisti della Folgore di Livorno; il maresciallo capo dei Carabinieri Franco Lattanzio, 38 anni, del Comando provinciale di Chieti; il maresciallo capo dei Carabinieri Carlo De Trizio, 41 anni, del Comando provinciale di Roma. Il carabiniere ferito gravemente è il maresciallo aiutante Enrico Frassanito, 41 anni, effettivo presso il Comando provinciale di Verona, e sarà oggi trasferito nell'ospedale Usa di Arì Fajat, a 150 chilometri da Kuwait City. Il militare rumeno deceduto, il 28enne Bogdan Hancu, era un caporale della polizia militare, ha reso noto il ministero della Difesa di Bucarest. L'attentato è avvenuto alle 8,50 ora locale (quando in Italia erano le 6,50), dicono i militari, lungo una strada a sud ovest dell'abitato di Nassiriya. BOMBA SULLA STRADA L'esplosione di una bomba collocata al centro della strada ha investito il convoglio italiano, composto da quattro veicoli blindati dei carabinieri della MSU (Unità multinazionale specializzata). A bordo dei mezzi c'erano un capitano dell'Esercito, 15 carabinieri e un caporale della Polizia militare rumena, dice una nota dello Stato maggiore. Un portavoce del ministero della Difesa ha aggiunto che l'ordigno, la cui natura non è stata ancora specificata, ha distrutto il secondo veicolo del convoglio -- un mezzo dotato di protezione dal fuoco leggero o dalle schegge, ma non da deflagrazioni potenti. "Sul posto sono intervenuti immediatamente i soccorsi e diverse pattuglie del Contingente italiano che, con l'ausilio della polizia locale, hanno provveduto a mettere in sicurezza l'area", si legge nel comunicato, secondo il quale sono in corso accertamenti per individuare i responsabili dell'attentato. Il convoglio era diretto al PJOC, Centro provinciale di operazioni congiunte, cioè la sala operativa integrata delle Forze di sicurezza della Provincia di Nassiriya. Intanto, la Procura di Roma ha aperto un fascicolo sull'attentato, hanno riferito fonti giudiziarie. L'ipotesi di reato è quella di strage con finalità di terrorismo, e il titolare è il pubblico ministero Franco Ionta. IN IRAQ ANCORA 2.500 SOLDATI ITALIANI Si tratta del secondo grave attentato subito dalle forze italiane di stanza nella cittadina del sud dell'Iraq, zona a maggioranza sciita usualmente molto più tranquilla rispetto ad altre aree del paese. La mattina del 12 novembre 2003 un'autocisterna carica di esplosivo fu lanciata contro la base dei carabinieri, provocando la morte di 19 italiani, tra cui due civili, e 9 iracheni. L'ultimo attacco in ordine di tempo contro una pattuglia italiana a Nassiriya era avvenuto il 22 aprile scorso, ma aveva provocato solo danni a un veicolo e nessun ferito. Il contingente militare italiano in Iraq, il quarto per grandezza dopo quello statunitense, quello britannico e quello sudcoreano, è composto di circa 2.500 soldati. Il governo uscente di centrodestra ha previsto il ritiro completo delle truppe entro la fine del 2006, mentre il centrosinistra, vittorioso alle elezioni del 9-10 aprile, prevede di accelerare il rientro dei militari, in accordo con le autorità locali, e di inviare in Iraq un "contingente civile" per collaborare alla ricostruzione del Paese. Dopo l'attentato odierno la sinistra radicale che fa parte della coalizione che si appresta a governare il Paese -- Rifondazione Comunista, Pdci e Verdi -- hanno chiesto il ritiro immediato dei militari italiani. Allora facciamo un po' il punto: a parte il fatto che tale fatto è stato già strumentalizzato dalla sinistra radicale a suo piacimento per avvalorare la sua idea di ritirare le truppe italiane dall'Iraq immediatamente (che genialata degna di una coalizione che si appresta a governare! Ma questi chi li ha votati?), comunque confrontiamo le due proposte di sinistra e di destra. DESTRA: ritiro delle truppe italiane per fine anno ( e poi?mah... come dire lasciamo fare alla Provvidenza divina,.....) Sinistra: ritiro accelerato delle truppe in accordo con il governo iracheno (predisposizione di un calendario, si come no,.....) e contestuale invio di un contingente civile per la ricostruzione del paese. Così invece di ammazzare i soldati ,carabinieri &co la resistenza farà fuori ingegneri, medici.... non debitamente scortati (perchè sarebbe troppo costoso e allora sarebbe meglio farli star casa,.....). Che grandiosa classe politica che abbiamo! comunque sia, possiamo essere veramente orgogliosi di chi ci governa!!!!! PS. non so che vedete voi in giro ma per esempio, uno degli ascensori di un edificio universitario qua a Trieste è pieno di scritte inneggianti alla resistenza irachena con tanto di falce e stelletta (oltre ai soliti contro inni che si scambiano amichevolmente fascisti e comunisti,.....) e non solo sono presenti in università ma anche fuori,.... Io non lo so, o meglio io so che farei soltanto che non sarei molto democratica nei miei intendimenti,..... |
danut giovedì 27 aprile 2006 17:25 | 2/5 |
Il 27/04 16:45 EL11100568 ha scritto:Bella la resistenza Irachena formata da non Iracheni, davvero una gran resistenza, ma forse potremmo chiamrli 2 mufloni ignoranti che seguono insegnamenti raintesi di un libro molto più saggio di loro. Quelle scritte sono dei loro amici di qualunque parte si voglia, spero che non siano di italiani o comunque spero chese ne vadano in fretta da questo stato perchè anche se può essere considerato da alcuni un errore non si può gioire di tali morti, italiani come noi. Ciao ciao |
EL11100568 venerdì 5 maggio 2006 17:33 | 3/5 |
Bene altri due morti in missioni cosidette di pace e non è in Iraq ma in Afghanistan.quando finirà il mattatoio? I due militari italiani feriti gravemente nell'attentato di Kabul sono morti. A darne notizia è stato un portavoce militare. Le condizioni dei due soldati, Manuel Fiorito, del Secondo Reggimento Alpini di Cuneo, e il maresciallo Ordinario Luca Polsinelli, del Nono Reggimento Alpini dell'Aquila, erano apparse disperate: avevano riportato gravi lesioni agli arti. I militari deceduti si trovavano a bordo di un autoblindo Puma 6x6 VBL quando all'improvviso una bomba ha investito il loro mezzo. Con loro anche i caporalmaggiore scelto Giarracca, Clementini e Rivano e il Primo caporalmaggiore Mastromauro, rimasti però livemente feriti. L'esplosione si è verificata alle 16.20 ora locale (le 13.50 in Italia). Sul posto si è prontamente recato il personale di soccorso con due elicotteri: un Ch-47 dell'Esercito e un Ab-212 dell'Aeronautica. Al momento sono in corso accertamenti per individuare la natura dell'ordigno, la dinamica dell'evento e i responsabili. Secondo i primi rilevamenti potrebbe essersi trattato di una mina. Quello di oggi è il secondo attentato contro gli italiani in Afghanistan in meno di un mese. Lo scorso 8 aprile, infatti, un attentatore suicida si fece esplodere a pochi metri dall'ingresso di Camp Vianini, la base italiana ad Herat. L'attacco, condotto con un'autobomba, provocò la morte di 3 afgani. Altre 8 persone rimasero ferite e fra esse l'architetto Andrea Lorenzetti, che lavora ad alcuni progetti di ricostruzione del paese. Appena ieri, infine, aveva fatto il suo ritorno in Italia il generale Mauro Del Vecchio, che ha guidato per 9 mesi la missione Isaf e che ha ceduto le consegne al generale britannico David Richards. Proprio l'ufficiale italiano aveva ipotizzato nuovi "ostacoli nel percorso democratico dell'Afghanistan, che sarà ancora lungo". |
lucianolibe venerdì 5 maggio 2006 18:19 | 5/5 |
Il 05/05 17:49 Pedana85 ha scritto:Mi associo in questi frangenti è meglio lasciare stare le polemiche ma in silenzio rispettare i morti e le loro famiglie! |