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fabioMD1960 giovedì 5 agosto 2010 13:15 | 21/25 |
Il 06/03/2007 17:21 KiaryKia ha scritto:Esistono diverse qualità di fede, molteplici accezioni della parola. Presumo che, per la scrivente, si parli di Fede con la effe maiuscola, intesa nel senso di fede religiosa. Per me, che sono abbastanza vecchio ma non saggio quanto vorrei, parlare di fede significa esaminare una struttura composta da molti componenti, una sorta di solido geometrico dalle diverse sfaccettature, ognuna con un riflesso diverso. Per evitare di tediare eccessivamente gli eventuali lettori, ne espongo per sommi capi un paio In prima istanza, mi vien da pensare che la fede sia la via regia, lo strumento principale, per cercare conforto interno demandando ad una sorta di entità esterna la possibilità e la responsabilità di aiutarci quando ne sentiamo l'improrogabile bisogno. Quando ci rendiamo conto che da soli non riusciamo proprio ad affrontare un problema, una crisi, credo che la prima cosa che ci vien spontaneo fare - visto il nostro imprinting culturale - sia quella di ricorrere ad una sorta di auto-protezione 'metafisica' verso la sofferenza. A parer mio, questo meccanismo psicologico difensivo, profondamente radicato nel nostro modo di esperire il mondo, sfrutta l'idea della fede come ausilio per cercare di addivenire a una soluzione, un accomodamento interiore, che risolva fattivamente il problema che ci ha causato sofferenza. Con la Fede, noi possiamo sempre sperare in un aiuto esterno, una leva poggiata sul fulcro della nostra credenza religiosa, che ci sostenga e ci sproni nel momento del bisogno. Un altro aspetto della fede e' che, tramite essa, possiamo osservare le brutture dell'umanità, le esecrabili azioni commesse dall'uomo esclusivamente per egoismo e cupidigia personali, con un occhio meno pessimista, con una vista meno disillusa e rassegnata. In altre parole, con l'ausilio della Fede possiamo sempre sperare che tutto ciò, tutte queste assurdità commesse dall'uomo, possano un giorno cambiare, che le forze che sospingono le pulsioni umane possano essere in un certo qual modo imbrigliate in senso positivo e canalizzate verso la fondazione di una razza umana più saggia e rispettosa della sacralità della vita altrui. |
elrey giovedì 5 agosto 2010 16:21 | 22/25 |
fides in latino significa fidarsi. Affidarsi. per i greci fidh significa corda. La promessa per i greci non era altro che una fidh con un nodo. Sciogliere la promessa significava liberare la fidh. Il tempo che passava era chiamato persuado: la persuasione. Avere fede significa essere persuasi. Affidarsi a una promessa futura e incerta la cui unica garanzia è la convinzione ( persuasione ) che una volta compiuto il tempo il nodo si sciolga e promessa mantenuta. Per i cristiani la promessa è la vita eterna... Per i vichinghi era la guerra eterna.. Per i musulmani e' un paradiso con 100 vergini... Insomma, l'esser persuasi da queste promesse è facile...credere che un giorno poi saranno mantenute...forse un po' meno. Per questo invidio chi ha fede con la stessa invidia che ho nei confronti di un cieco che attraversa il ponte camminando su un asse di legno senza avere alcun timore di cadere. |
roadwolf venerdì 6 agosto 2010 19:09 | 23/25 |
Per questo invidio chi ha fede con la stessa invidia che ho nei confronti di un cieco che attraversa il ponte camminando su un asse di legno senza avere alcun timore di cadere.... ecco, immagina di essere sulla riva di un fiume in piena dove ci sia una foresta che sta incendiando in proporzioni catastrofiche.. l'unica salvezza è il lato opposto del fiume ma devi attraversare il ponte e a guardarsi la piena del fiume diventa così terrorizzante che solo un cieco riescirebbe a salvarsi. Esauriente come paragone? Poi il walhalla non mi sembra affatto fosse concepito come un conflitto infinito.. |
EL11100568 martedì 14 settembre 2010 23:46 | 24/25 |
Buonasera, della serie "A volte ritornano", ovvero io EL11100568. Otttima spiegazione elrey. La fede a mio parere è un sentimento soggettivo ed è per questo che ha affascinato nelle sue varie forme l'umanità per secoli affinchè se ne potesse parlare, trovarvi una ragione che non sia la Ragione. Del resto se l'esistenza di Gesù Cristo come "persona" esattamente identificata nella dimensione spazio-temporale fosse stata accertata sopra ogni dubbio, oggi 2010 non staremmo sempre a mio parere ancora a parlare di miracoli, apparizioni, conversioni improvvise..... Il fascino di ciò che non conosciamo scientificamente o storicamente ma che vorremmo conoscere o almeno cercare di capire non è una moda, non è uno status individuale ma è parte del DNA che si è costruito nei vari passaggi evolutivi. L'uomo è avido di sapere e per ciò che non può spiegare o capire vi un tranquillo stato di ignoranza oppure la fede. Parola di cattolica strettamente praticante,.... |
roadwolf venerdì 17 settembre 2010 23:01 | 25/25 |
Il 14/09/2010 23:46 EL11100568 ha scritto: e c'è pure un terzo stato: il rifiuto. Il rifiuto di ciò che non ci fa comodo, di ciò che ci è difficile capire, che ci sembra troppo complicato, pesante o che ci possa fare soffrire o creare fatica o soltanto apparire come una minaccia al piacere personale. |
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