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Olghettaaaaa venerdì 16 novembre 2007 00:16 | 1/19 |
"Io non voglio assumere l'atteggiamento di quello che vuole spiegare tutto, che è serio...si rischia di essere banali, di ripetere cose già dette che sanno tutti quanti. La comicità ti dà la possibilità di dire tante cose senza annunciare: <<Sotto-ci-sta-questo-discorso>>. Se vuoi capire, bene. Se no, ti sei fatto una risata." "se mi accostano a totò e a eduardo a me sta benissimo: sono loro che si offendono" (M.troisi) io credo sia stato un mito,guardo con gusto i suoi film, ricorderò per sempre il suo bellissimo parlare della vita... e voi?... |
Olghettaaaaa venerdì 16 novembre 2007 00:29 | 4/19 |
Nella primavera del 1992, Troisi incontra in un ristorante romano Natalie Caldonazzo, una modella bionda. Vive la nuova storia d'amore con slancio appassionato ma con riservo, in modo contraddittorio, come il solito. Natalie gli regala il libro di Antonio Skármeta, Ardiente paciencia, edito in Italia da Garzanti con il titolo Il postino di Neruda. Massimo, è stanco del solito film comico in cui parlare di crisi dei sentimenti o in cui ricercare se stesso. Arrivato neanche a leggere un terzo del libro si precipita in ufficio da Gaetano Daniele per dirgli che devono acquistare assolutamente i diritti per il cinema. La storia gli piaceva molto e si identificava nel protagonista. Si pone allora il problema di adattare la storia, per trasportarla in Italia: non se la sente di prendersi da solo la responsabilità e coinvolge Michael Radford. Gli telefona poco prima di Natale del 1992 e gli annuncia che va a Londra a parlargli del libro; per convincerlo gli dice che ha proposto la regia anche a Giuseppe Tornatore (solo più tardi Radford scoprirà che è una bugia). Nel 1993 Radford e Troisi sono negli Stati Uniti per finire la scrittura del film. Massimo sta bene, ma a tratti è preso da una grande stanchezza. Decide allora di andare a Houston per una visita di controllo con Natalie. L'inizio delle riprese è fissato per Settembre ma il responso delle analisi è drammatico: Massimo deve operarsi urgentemente perché la valvola che gli era stata messa nel 1976 si è deteriorata e ha danneggiato l'altra valvola, l'aorta ha danneggiato la mitralica. Massimo non se l'aspetta, è molto abbattuto, ma i medici gli assicurano un miglioramento del 70%. Purtroppo, durante l'operazione ha un infarto e quattro ore dopo l'inizio dell'operazione Natalie lo può vedere in sala di rianimazione. Le dicono che devono rioperarlo di urgenza. Inizia un periodo molto duro, i medici avevano promesso che tutto si sarebbe risolto in una settimana invece i due rimasero in ospedale un mese e mezzo tra varie complicazioni. I medici prospettano a Massimo l'eventualità di un trapianto, ma lui vuole il film a tutti i costi e, dice, "questo film lo voglio fà co' 'o core mio". Quindi l'intervento è rimandato e le riprese de Il postino iniziano il 14 marzo '94. Radford non è molto convinto del film ma Massimo replica sicuro e forse un po' ironico: "Facciamo questo film perché i nostri figli siano fieri di noi". Le riprese fatte a Procida e Salina durano undici settimane con una solo interruzione a Pasqua. Per Massimo è un'immensa fatica (può stare sul set solo tre ore al giorno e non può fare più di tre passi per scena) e un' equipe medica vigila continuamente su di lui. Tre settimane dopo l'inizio delle riprese Massimo ha un collasso e Radford, accorgendosi che la sua salute peggiorava ogni giorno gli diceva: "Massimo, dobbiamo continuare solo se lo vuoi tu" e lui lo voleva. Si ricorre a una controfigura, Gerardo Ferrara, che gli assomiglia come una goccia d'acqua. All'inizio della lavorazione Massimo inventa le battute come è abituato a fare nei suoi film, tanto che Radford arriva quasi a spazientirsi ricordandogli tutto il tempo passato assieme a scrivere i dialoghi. Nel libro a morire è Neruda ma nel film é il postino-Troisi che come per uno strano gioco del destino si mette al posto del poeta e vuole arrivare a tutti i costi alla fine della lavorazione. Venerdì,3 giugno '94, finisce la lavorazione del film e Massimo partecipa anche ad un brindisi di addio. Si capiva che lo sforzo era stato grande. Doveva partire per il trapianto a Londra il martedì successivo. Sabato 4 giugno si trovava a casa della sorella ad Ostia. Dopo mangiato andò a riposarsi: poco dopo la sorella cercò di svegliarlo perché c'era Natalie al telefono. Ma Massimo non dormiva: era andato dal suo poeta dove anche gli angeli volevano ridere delle sue battute. Era entrato per sempre nell'immaginario degli italiani. Il postino è, per Troisi, la conferma del suo amore per la poesia. Autore terminale, vive in prima persona la scoperta dell'emozione poetica come tentativo di vincere la malattia, di esorcizzare la morte, fino a fare della sua forte volontà di farlo, il contenuto profondo del film. |
leRoi sabato 17 novembre 2007 01:59 | 12/19 |
Adoro Troisi . il libro di skarmeta l'avevo letto poco prima di vedere il film ......e' stata una delle poche volte che un film mi e' piaciuto tanto quanto il libro. Ma massimo lo adoro anche nella sua versione "comica" in film come: "Non ci resta che piangere"(mi si era consumato il vhs a furia di vederlo) bellissimo!!! |
lucianolibe domenica 18 novembre 2007 22:02 | 17/19 |
Ho visto i suoi film anche 3/4 volte, e vi giuro che non sono uno che guarda molti film, non si possono fare paragonicon i comici del passato, altri tempi ed altre situazioni, ma sicuramente insieme a Benigni e Verdone uno dei più grandi degli ultimi anni, ho ancora nella mente anche i suoi esordi in tv, con gli amici della "Smorfia", Arena e l'altro che ora non ricordo, bravi ragazzi avete fatto bene ad onorarlo, in un paese dove passa tutto in fretta e si scorda facilmente tutto. |