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Sono presenti 6 post.
DottCacchiuc mercoledì 28 novembre 2007 13:09 | 1/6 |
curare, oggi, significa uccidere la malattia rischiando di uccidere l'uomo o valutare ciò che sta a monte (causa) della malattia utilizzando farmaci non allopatici rischiando comunque di uccidere l'uomo per non aver ucciso in tempo la malattia?? lo so la domanda è pazzesca..ma molto attuale..mah!! a voi l'ardua sentenza!! |
EvilEky mercoledì 28 novembre 2007 20:26 | 2/6 |
La cura cerca di rallentare la morte, o di annullare il senso del dolore. Dipende dalle circostanze. La maggior parte dei farmaci è un composto chimico che inibisce il senso del dolore e l'ormone che ci reca danno che qusto sia mentale o fisico (v. anestetici, pillole per dolori mestruali, per mal di testa anche antidepressivi), poi vi sono le cure che hanno come prerogativa il rallentamento della morte in malati terminali o il combattimento di malattie curabili, quindi cure che sono in grado di annullare temporaneamente la morte, perpetuando la vita fino al massimo che un uomo possa raggiungere. Io non trovo perchè le cure debbano essere negative. Certo, possono esserci effetti collaterali, possono recare dolore (v. la chemioterapia), ma è comunque una lotta contro la morte prematura. Combattere la leucemia in un bambino per me non è negativo, anzi, perchè potrebbe dare al bambino un futuro. |
roadwolf mercoledì 28 novembre 2007 21:44 | 3/6 |
Il 28/11 13:09 Raptor ha scritto:.... e invece la trovo molto sensata poichè mi fa venire in mente immediatamente Groddeck ed il suo Libro dell'Es sulla psicosomatica in cui sostiene che è proprio l'Es della persona a "volere" la sua malattia. Dopo averlo letto non mi è sembrato poi così assurdo. |
nau_ giovedì 29 novembre 2007 13:29 | 4/6 |
eky, è un pò più complicato di come la descrivi tu... sì, sono composti chimici, ma hanno una serie di meccanismi di azione assolutamente diversi l'uno dall'altro. agiscono su diverse cellule, su diversi recettori... io ovviamente, come ho già avuto modo di dire, sono un pò di parte. curare è diagnosticare la malattia e trovare il modo migliore per "attaccarla"... e a volte bisogna andare per tentativi, perchè quel determinato farmaco può non avere effetto su quellla determinata persona e bisogna trovarne un altro. se non è possibile curare la malattia si passa al controllo dei sintomi (non è detto che la malattia sia mortale, magari è "solamente" cronica). i farmaci tendenzialmente NON uccidono, ci sono farmaci più pericolosi di altri, ma sono sperimentati prima di metterli in commercio. correggetemi se ho detto qualche c#####a farmaceutica! |
gloria giovedì 29 novembre 2007 17:58 | 5/6 |
Anch'io per deformazione sono di parte.... Combattere le malattie non è compito facile. Non di certo per combattere le malattie si deve uccidere l'uomo, capita (siamo infallibili e non Dio) che nonostante tutti gli sforzi il pz deceda lo stesso. A questo proposito non mi scorderò mai il medico del moto gp che fu intervistato quando Kato (se non vado errata) ebbe quel terribile incidente fatale, e dichiarò, facciamo del nostro meglio ma non siamo Dio. Altro discorso sono le cure palliative, ovvero quelle cure, od interventi messi in atto non per guarire ma per migliorare la prospettiva di vita. Solitamente malati terminali. Per riprendere il discorso di naucciola, è vero qualsiasi farmaco sul mercato viene sperimentato, è anche varo che a volte vengono ritirati dai mercati per problemi. Rischiare di uccidere un uomo per non aver rischiato di uccidere in tempo la malattia, è un discorso troppo generico a cui dar risposta. zia glò |