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roadwolf lunedì 3 novembre 2008 22:36 | 24/27 |
Il 03/11 01:07 Charas ha scritto:Beh, vedi, esiste un'imposta sul valore aggiunto che viene applicata (in media al 20%) su tutte le transazioni. Quando un'industria o una qualsiasi persona fisica o giuridica compra o vende lo stato ci guadagna. Pertanto se c'è produzione e commercio sta bene l'operaio, l'imprenditore, l'impiegato, lo stato, se l'industria viene soffocata invece ci sono licenziamenti, l'imprenditore scappa all'estero, lo stato traballa. Purtroppo in tutto ciò c'è la concorrenza di chi tiene prezzi abnormemente bassi sfruttando la manodopera con stipendi da fame aprofittando di sistemi politici assolutistici e, di fatto, "drogando" slealmente il mercato. Un sistema economico con pari regole ed opportunità si stabilizza da solo basandosi sull'ingegno e sulla buona volontà di chi lavora. |
napulitanboy lunedì 3 novembre 2008 23:52 | 25/27 |
Il 03/11 15:22 EvilEky ha scritto:in tal senso si era espressa " italia dei valori "... come sempre quando c'è da stare dalla parte dei cittadini... aspettiamo quando organizzeranno la raccolta... |
ti12 mercoledì 3 dicembre 2008 22:10 | 26/27 |
Al di là del linguaggio volgare utilizzato, si possono notare molti errori negli interventi che mi hanno preceduto. Il più oggettivo è quello di attribuire la riforma del 3+2 alla Moratti, poiché il 3+2 fu invece introdotto dal centrosinistra con Berlinguer e Zecchino. Ad ogni modo, passando ai contenuti del Piano Gelmini, è vero che in Italia c'è un eccessivo numero di insegnanti, è vero che si sta molte più ore sui banchi di scuola, e non è vero che più ore di lezione di hanno più si impara. Non è affatto vero che l'università rischia di diventare solo per i più ricchi, questa è una delle solite sciocchezze che girano quando il Punti su cui invece son contrario sono l'aumento della numerosità delle classi, e l'ampliamento delle classi di concorso degli insegnanti. Nel complesso, gli interventi di riforma non sono affatto del tutto negativi, e bisogna ricordare che la maggior parte dei mali della scuola e dell'università italiane sono da attribuire alla sinistra, dal 1968 in poi. |
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