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claudiocisco mercoledì 5 novembre 2008 06:26 | 1/3 |
CLAUDIO CISCO P R E S E N T A Classici della letteratura italiana riproposti in un linguaggio moderno: G I A C O M O L E O P A R D I "L'INFINITO" Ti ho sempre amato, colle solitario come me. Ti ho sempre amata, siepe che mi fai aprire l’anima verso l’orizzonte, me lo nascondi ma me lo fai amare immaginando spazi infiniti. Ho sempre amato questo posto, il suo sovrumano silenzio, la sua profondissima quiete, e il tenue soffio del vento tra gli alberi, e la dolcezza di queste piante che dormono. E mentre sono seduto e guardo lontano mi tornano in mente le stagioni fuggite, l’ora presente, l’eternità, ed è dolcissimo perdersi nell’immensità della natura. ———————————– “IL PASSERO SOLITARIO” Ti vedo in cima a quella antica torre, solo, proprio come me! Tu canti finchè non muore il giorno mentre la primavera brilla nell’aria, esulta per i campi festeggiata da mille uccellini che fan mille giri nel cielo. Ma tu passero solitario non ti curi di loro, resti indifferente a quella festa, non la cerchi, non provi a volare consumi così nella solitudine la parte più bella della tua vita. Quanto è simile il mio modo di vivere al tuo! non c’è spensieratezza in me, gioie e divertimenti io li evito, mi sento estraneo e quasi fuggo da loro e il dramma è che non so spiegare a me stesso nemmeno il perchè. Chiuso nella mia stanza passo le mie giornate vuote e monotone in silenzio, in solitudine. Eppure questo giorno che ormai volge alla sera è festeggiato da tutti in questo paese, si odono nell’aria suoni di festa vicini e lontani, i giovani sono allegri indossano i loro abiti migliori si divertono ed è persino bello guardarli. Ma io, in quest’angolo del paese vicino alla campagna, io resto da solo come sempre, ogni divertimento lo rinvio in altri tempi non so a quando! guardo il sole che si dilegua dietro i monti e sembra ricordarmi che anche la mia giovinezza sta morendo. Tu, passero solitario alla fine dei tuoi giorni non potrai pentirti d’aver vissuto così, è la tua natura che ha deciso questo. Ma io, se non riuscirò a evitare la detestata vecchiaia e tutto sarà noia più di adesso, cosa penserò della mia giovinezza sprecata e non goduta? Forse piangerò, guarderò indietro ma sarà ormai troppo tardi. ————————— “IL SABATO DEL VILLAGGIO” La ragazzina spunta dalla campagna al tramontar del sole con la dolcezza, con la malizia d’una età che non dà pensieri. Ha un fascio d’erba in mano, un mazzo di rose e di viole, domani è festa, deve farsi bella. La vecchietta con le sue amiche, seduta sull’uscio di casa, è intenta a filare e con una lacrima agli occhi ripensa a quando anch’ella era ragazza e spensierata e felice era circondata da tanta compagne. L’aria si fa bruna, le ombre scendono dai colli e dai tetti, una luna bianchissima splende nel cielo. Una tromba suona annunciando la festa, i bambini giocano felici nella piazzetta, il contadino torna a casa fischiettando. Poi, quando le luci si spengono e tutto tace, si ode soltanto il rumore d’un martello e di una sega, è il falegname che ha fretta di terminare il suo lavoro prima dell’alba. Questo è il più bel giorno della settimana pieno di gioia, di speranza domani tutto ritornerà normale, triste, monotono e ciascuno riprenderà il suo lavoro col pensiero. Ragazzo mio, la tua splendida ma fuggitiva età è proprio come questo giorno chiara, serena che prepara la festa della tua vita. Ragazzo mio divertiti! non mi sento di dirti altro! Ma ti prego non rammaricarti se la tua festa tarda a venire. —————————- “AMORE E MORTE” Amore e morte, fratelli, furono creati insieme e insieme vanno uniti per il mondo, l’uno elargendo il piacere l’altra annullando il dolore. Quando l’amore nasce nel petto lo accompagna sempre un languido desiderio di morte. Non so perchè… forse l’uomo, presentendo i mali futuri che ne deriveranno, brama di giungere al porto della sua vita e di annullarsi. Financo nel furore della passione, quante volte gli amanti ti invocano o morte! E che sentimento di invidia al rintocco della campana funebre per chi se n’è già andato! Perfino il contadino e la timida fanciulla non temono più, comprendono l’ineffabile dolcezza della morte. Talvolta l’amore mina un fisico già prostrato, talvolta invece induce al suicidio giovani e fanciulle. E tu morte da me tanto invocata e celebrata fin dai miei primi anni, chiudi pietosamente gli occhi miei. Ho sempre disprezzato le consolazioni della religione. Non ho mai lodato e benedetto i patimenti. Ho rifiutato i fanciulleschi conforti degli uomini. Te sola ho sempre invocato! Aspetto serenamente di addormentarmi sul tuo seno. SITO DI CLAUDIO CISCO |