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Sono presenti 336 poesie. Pagina 16 di 17: dalla 301a posizione alla 320a.
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categoria: Poesie
fa male sentire lo stridio del nostro cielo
ti perdi nascosta dietro un nero velo
le sporche anime stranamente si incontrano
dopo pochi istanti rapidamente si scontrano
Comportamento che tradimento ora mi mostra
La mano si ferma a ogni sospiro trema
la tua persona fuori dal solito schema
che fugge però ad ogni singolo problema
ti Stanchi di nuotare in una mente confusa
scocciato di scacciare queste rumorose fusa
aggiusti tristemente i peggio guai alla rinfusa
peccato troppo docile a cui non regge scusa
Pretendi risposte che chiariscono i tuoi dubbi
troppo contorti ed è il motivo per cui fuggi
gli occhi si spengono su colpe che tu aggiungi
fungi da baratro spezza distanze che allunghi
Rit.
Guarda come Viaggia la mia fantasia
Senti come non distrugge quest'agonia
Distruggi la magia di non essere più mia
Lascia che quest'aria sappia di malinconia
Adesso Piangi
Soffi su fuochi credimi già spenti
Sguardi danno voce ora ai sentimenti
lenti passano i meravigliosi silenzi
consumano i fastidiosi tormenti
Dono la preziosa vita in cambio del nulla
chiudo i miei occhi/dolce melodia mi culla
mentre una lacrima scende sul mio viso
accompagnata dal ricordo di un tuo sorriso
Angelo apri quella porta in paradiso
quando del profumo le lenzuola hai intriso
sai che la sofferenza mia hai deciso
ma sulla pelle ho il nome tuo inciso
Questa Notte cruda ti abbraccia fredda
con la speranza forse che in un sogno venga
Le tue carezze per me traccie d'utopia
Intanto io prego -si- portami via...
segnalata da aleksa giovedì 7 aprile 2011
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categoria: Poesie
Lu rizzo 'ngrato
LU RIZZO ‘NGRATO
‘Ngera na neva auta
‘nzimm’à la muntagna,
e nu rizzo sulitario
avìa perza la via re la casa.
All’intrasatta assette
ra jnt’à ‘nu purtuso
re na vuercia antica
‘nu sierpe solitario,
ca’ ra la capuzzedda se verìa
ca nunn’era cirtamente
re ‘na razza vilinusa.
“Cumpare sierpe,
rint’à la tana tova
me fai trase nu mumento
ca’ me ‘mboco li spinuozzi
e ‘ndoppa me ne vao
re corza a la casa mia?”
“Ma trasi pure, cumpare rizzo,
ca’ la tana mia è aperta a tutti,
e ‘nu pucuriddo re cauro
nun l’hao maje niato a nisciuno!
Trasi chianu chiano
e miettiti fraccommiro!”
Lu rizzo ra’ primma trasette
cu’ gran rugazione,
ma po’ s’allariava rint’à la tana
senza lassà ‘na stizza re spazzio
pe’ chiro puverieddo
ca’ se pungìa cu’ li spine re l’irzuto.
“Cumpà rizzo, t’hao fatto trasi,
ca’ fora ‘mburiava la timpesta,
ma lassame nu’ pucuriddo re tana
ca’ me pozzo armeno arravugliari.
Lu rizzo malamente e ‘ngrato le ricette:
“Cumbà: chi se pongia esse fora!!!”
Catello Nastro
E’ la solita storiella dell’ingratitudine umana. Non ci si può fidare proprio di nessuno e nemmeno, in taluni casi, aver pietà. La serpe, animale maltrattato nel mondo delle fiabe dell’antica civiltà contadina del Cilento, per ospitare e far riparare dal freddo il riccio ingrato, viene spinta fuori da costui che con le sue spine lo punge appropriandosi della sua tana. La scusa che trova è quella dei prepotenti che approfittano degli indifesi solo perché hanno le armi per offendere gli altri. Questa favola ha origini antichissime anche in altre civiltà. La cattiveria e l’irriconoscenza per il bene ricevuto sono un fenomeno ancora universale ed attuale.
(Traduzione a senso dal dialetto cilentano.)
segnalata da Catello Nastro lunedì 28 febbraio 2011
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categoria: Poesie
sera
Stò con te,
ma è già tardi,
la stanchezza mi prende,
gli occhi
si fanno pesanti,
la testa greve,
mi sforzo di ascoltarti,
ma parlo poco,
ed anche tu,
stai in silenzio,
ed hai dei momenti di mutismo;
non c’è molto da dire,
forse
non abbiamo voglia di pensare;
mi accontento di starti vicino,
di sentire
il tuo calore,
la tua voce,
di guardare il tuo profilo,
ed ho voglia di te,
di amarti;
e non vorrei andarmene,
per quanto sia stanco,
e un po’ provato,
le ore volano,
notte;
fuori è buio,
nebbia novembrina,
fa freddo,
e non si vede un anima;
stiamo vicini,
lottando contro il sonno;
vorrei dirti mille cose,
vorrei farti capire
cento cose;
convincerti,
ma non mi viene in mente
niente,
e la sera passa così..
segnalata da stefano medel martedì 24 novembre 2009
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categoria: Poesie
La città del silenzio
La luna che luccica
Sulla città del silenzio
È come il suo volto,
Che tanto amo invano.
Il vento che mi accarezza,
Che mi sfiora e poi mi abbandona,
È come i suoi capelli,
Di cui per poco sentii il profumo.
Ed ora le stelle, il buio del cielo
Mi sembrano inutili e senza senso,
Perché lei non è qui vicina a me,
E so che mai ci sarà.
“Ma l’amore non è
Che una fugace illusione,”
Mi sussurrano gli alberi lucenti
Che oscillano lungo la via.
“L’amore non è che la luna
Che passa nel mare del cielo,
E che poi se ne va,
Alla fine della notte.”
Ma allora, perché sto così male?
Perché riesco a sentire il suo dolce respiro,
Perché posso vederla qui, così vicina,
Anche se la so così lontana?
Oh, no, voi non sapete cos’è l’amore,
Voi non potete saperlo, perché voi non potete amare,
E io non vi presterò più ascolto,
Alberi passivi nella mia sofferenza.
Io non vi ascolterò più,
Anche se questo vorrà dire
Vivere per sempre nel tormento
Di non poterla stringere a me.
Io non vi ascolterò più,
Anche se questo vorrà dire
Tornare per sempre a casa da solo
Nella notte più fredda che mai.
Marco Buso - tratto da Poesia personale
segnalata da Marco Buso mercoledì 14 giugno 2006
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categoria: Poesie
memorie 2
La fine del mio tormento,
l’estinzione di una malattia,
lascia che gridi per accrescere la mia ira,
l’ira di un amore spento,
grida, del buio e del dolore,
delle labbra bruciate, dell’eco assordante.
Fammi arrivare dove le mie grida vogliono gridare,
dove le mie parole sono fiamme degli inferi
e le lacrime la lava del vulcano sacro.
Nasce l’arma perfetta, fredda, fluida all’apparenza,
ardente e affilata all’occorrenza.
Strizzo le mie mani, e mi trafiggo,
nascerà il sangue della sofferenza,
il liquido dell’ignoranza e della forza bruta.
Bevi, la mia essenza
lo stato fuso della mia vendetta,
bevi, assorbilo, assorbimi,
ti travolgo, ti sto attraversando, spegniti.
Prova l’angoscia di non poterlo più fare,
di non poter commettere più errori,
di non provocare più male.
Una spada insanguinata invisibile alla tua incredulità.
Affoga, nel sonno più depresso, il non ritorno.
Tenta, non concedo tregua,
la rabbia si è riversata, ora ti schiaccia,
ti comprime ancora, finché la tua ombra diverrà
ombra dei tuoi residui, nulla.
Sei stata trafitta senza misura, come volevo,
hai bevuto fino all’ultimo sorso,
retrogusto mortale.
La pioggia cadrà silenziosamente
sul luogo del delitto, non lascerà tracce,
diluirà acqua con sangue, formerà la pozzanghera
del peccato, lo specchio della tua morte.
Non ci sarà sole eterno e raggio capace
di cambiare la sua natura,
siamo io e te, macchiati dalla spada e dalla follia.
segnalata da purafollia sabato 2 settembre 2006
voti: 3; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: poesie
NN T ARRENDERE!!!
E' tardi, è notte.
Anche se ormai è primavera
fuori fa freddo,
in casa il camino arde.
Dovrei dormire ma nn ho sonno.
Mi avvicino alla finestra e penso:
vedo la mia vita, con tutti i suoi momenti belli,
vedo il mio Amore...
E' così stupendo
che mi sembra quasi ultraterreno...
...ma lui nn è + così...nn lo riconosco...
Lo vedo come era prima, o meglio,
come mi immaginavo ke fosse,
nn riuscendo a capire
xkè è dovuto cambiare...
Credo sia colpa mia.
Se nn glielo avessi permesso,
adesso nn sarei qui a rimpiangermi...
Mi odio. Lo odio. Lo amo.
Quale dei 3 sia + vero nn so...
Mi avvicino troppo al vetro...
Si appanna...
...e ci incido 1 "MI ODIO",
come quello inciso nel mio cuore.
Voglio tornare indietro
a quel 10 di maggio,
il nostro giorno amore,
ma nn voglio guardarlo in silenzio.
Mi alzerei,
lo fisserei negli occhi,
gli direi ''TI AMO'',
lo bacerei...
...1 lungo caldissimo bacio
fino a quel maledetto 5 dicembre,
quando gli chiederei
" XKE'? " ...... " Cosa posso fare x essere ancora nei tuoi pensieri? "
Niente, lo so,
ma almeno ci avrei provato,
e nn avrei quella sensazione
di nulla dentro di me...
...almeno NN MI SAREI ARRESA!!!
.:Luna93:. - tratto da Dal mio cuore
segnalata da .:Luna93:. lunedì 9 luglio 2007
voti: 5; popolarità: 1; 0 commenti
categoria: Poesie
senza te
Abbandonata nello sperduto infinito
mi sono persa... e non riesco più a trovare i miei passi,
la strada che stavo percorrendo
Perchè un brivido mi assale ogni volta
che sento quel nome?
perchè sono ancora qui nel nulla
da sola...
inizio a sentire freddo
mi sento legata a un palo
senza ali per scappare
senza forza per raggiungerlo...
E senza il suo sguardo
non riesco a sorridere
e senza il suo sorriso
non posso sorridere.
Sono stanca e sfinita,
ma mi manka e sentirlo vicino mi fa male...
sentirlo vicino lo allontana ancora di piu.
Cosa posso fare quando solo il suo nome
mi da la forza di vivere ?
E cosa quando invece esplode
la mia voglia sognata ormai da troppo tempo?
Ascolto la canzone della mia vita...
una melodia maliconica e nostalgia
troppo attaccata ai ricordi...
Ma perchè non mi rendo conto
che il passato non è più...?
e ke nn posso vivere pensando a ciò che è stato..
Ma quando la mia lacrima attraversa il cuore
quando il suo ricordo è vivo dentro di me
non riesco a smettere....non riesco a cedere !
O con lui o senza
il mio delirio vivrà per sempre
di quei ricordi che arrivano all'improvviso
e che custodisco in modo egoista...
quei ricordi sono solo miei ..solo miei
e pregherò per sempre che non si perdano
mai e rimangano in me
+ vivi del momento stesso in cui li ho vissuti
e lui in me....
x sempre!
segnalata da Angy miyu sabato 30 ottobre 2004
voti: 28; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
AMORI A PRIMAVERA
Le giornate si sono allungate
la primavera e' arrivata
e con essa
si e' risvegliata la natura.
Gli animali dopo un lungo e freddo inverno
sono usciti dal loro lettargo.
Gli uccelli cantano con gioia
costruendo i loro nidi ,
mentre su questa spiaggia portoghese
si vedono delle giovani coppie
che
si tengono stretti stretti
per mano,
altre si abbracciano
e,
dopo una lunga passeggiata in riva al mare,
si siedono l'uno accanto all'altro
aspettando che questo meraviglioso e caldo sole
dopo essere completamente arrosito
tramonti.
I giovani innamorati
ammirando questo romantico tramonto
che
si rispecchia sul mare,
stringendosi sempre piu' forte
si fanno le loro promesse.
Il sole si e' oramai spento
e
anche questo giorno e' finito
mentre
gli innamorati incamminandosi verso casa
si
sussurrano nell'orecchio parole d'amore
e
si danno appuntamento su questa spiaggia
per il domani,
per vedere ancora tramontare il sole
e veder concludere un altro giorno
con la speranza che la loro love story
non finisca mai.
Buona Fortuna
a tutti gli innamorati
Mara
Mara - tratto da scritta da me stessa
segnalata da Mara mercoledì 9 giugno 2004
voti: 13; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
La Morte, e l’Amore...
Già sento il suo odore,
fredda, implacabile,
la Morte avanza...
secondo il suo stile,
come un sonno nervoso,
fatto di incubi
e di tristi nebbie.
Eccola...
nel sudario lunare,
curva ed orribile,
cercare la vita!
La falce roteante,
sta per tagliare
anche l’ultimo filo
di questa speranza,
che portiamo nel cuore,
che non sa e non vuole
rinunziare ad amare.
Allora io grido...
con quanto fiato
ci ho in gola,
che andassero al diavolo
il gelo e le nebbie,
che non voglio più
sentire parlare
di codeste storie...!
E Lei, come intimidita
dal mio coraggio,
riprende quel suo
passo ramingo,
dal lugubre tocco,
mentre il Pianeta
dei morti... sfuma
a poco a poco
sotto i raggi diffusi
d’un’Aurora nuova...
segnalata da FernyMax mercoledì 18 giugno 2003
voti: 8; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
Ricordo
Ho scritto e fatto a pezzi,
una miriade di foglio
che ora giacciono ai piedi del letto.
Fuori piove.
Le gocce scivolano sui vetri della finestra,
il vento muove le fronde degli alberi
mentre nuvole di folgie rosse
volano in quà e in là.
Le luci della città,
che in questo tardo pomeriggio
appare più frenetica che mai,
arrivano soffuse e distorte dall'acqua.
Seduta ai piedi del letto,
ricordando ogni momento passato insieme,
ogni sospiro, ogni sguardo
e ogni abbraccio.
Ricordo anocora quel lontano giorno,
il lontano giorno in cui ci incontrammo.
Tutto attorno a noi scomparve,
solo tu ed io, i nostri sguardi
e il nostro amore, come un vortice...
Ma il ricordo che non mi dà pace,
quel martellante ed insistente ricordo
che opprime i miei pensieri...
l'ultima volta che ci abbracciammo.
Sguardo assente e freddo,
nei tuoi occhi,
non c'era più quel brillio
che in principio mi conquistò.
Chissà dove sei...
Chissà con chi sei...
Non riesco a fare a meno
di pensarti.
Ed ora sono quì
sola, senza di te.
Accompagnata solo dalle lacrime
e dal tuo dolce ricordo.
Compagni fedeli della mia agonia
e del mio dolore.
segnalata da Laura mercoledì 16 ottobre 2002
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categoria: Poesie
la cantina della sora Rosa.
Ei passo'
per quella cantina
fredda e buia.
E stappo' tutte le bottiglie
che poteva,
finche' l'oblio dell'ubriacatura,
non lo cinse tra le braccia di
Dionisio,
a cantar di malinconia.
Poi si assise su quella sedia di vimini
polverosa,
e si addormiede.
Era la cantina della sora Rosa
che al mattino quando lo troviede
barcollante,
gli fece sputare a mazzate
tutte le bottiglie che ingollato
avea nella notte brava.
Lui era Anselmo,
picaro e scontento,
sempre m'briaco di nostalgia.
Quando la sua Pina era andata via,
d'amor inappagato
era impazzito.
Allora andava per locande
a vino e lacrime bagnate,
e quando i soldi evea terminati,
fece il pirata per affogare
nell'alcol forte d'annata,
la sua nostagica mente
malata.
Perche' l'amore uccide
quanto la spada,
e la morte e' una lenta sensazione,
di aria che manca,
finche' i polmoni affogano
d'inedia.
Anselmo lo trovorno
nella cambusera una mattina.
Aveva un fiasco in mano,
e sulla faccia una smorfia
malandrina.
Era come se dicesse: "ti ho fregato
brutta befana!
Ora non potrai farmi piu' nulla.
Ho raggiunto la pace,
quella eterna.
co' un fiasco de vin.
Ora a te tocca...."
Occam
segnalata da occam lunedì 19 gennaio 2004
voti: 18; popolarità: 1; 0 commenti
categoria: Poesie
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso
negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito
calpestato ucciso negato
dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E' tuo
E' mio
E' stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarsi soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me e per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conoscono
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
segnalata da Diane giovedì 8 maggio 2003
voti: 13; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
Le cose che salvano
La mia vita è ...
una storia d’amore,
per tutte le cose
che fanno salvare!
E’ incominciata
su di un prato,
dove mio padre
portava un cucciolo
appena cresciuto,
a correre al sole...
per togliere al mondo
la sua tristezza...!
I colori più belli
riempivano d’incanto
i miei sogni di fanciullo,
fatti a occhi aperti
sotto il cielo azzurro...
Da allora ho camminato
tanto... sul mio sentiero,
trovando sassi enormi
e anche rose, bellissime,
ma con spine dolorose,
che m’han spillato
il sangue troppe volte!
Ho anche smarrito
la direzione di casa,
rimettendoci tutta
la mia ingenuità...
E non sapevo più
neanche dove andare,
coi miei gesti ridotti
alla disperazione...
Per questo ancora
non so com’abbia fatto
a risalire la china,
tremando per il freddo
e lasciando che il vento,
mi rubasse alle spalle
tutta la stupidità...
Adesso so solo
che, da non molto,
è ricominciata la vita
che avevo perduta,
e mi sembra infine
di poter capire, e volere,
le cose che aiutano
a farci salvare...!
Grazie, Babbo,
eternamente...
FernyMax - tratto da Ricordo di mio padre
segnalata da FernyMax mercoledì 11 giugno 2003
voti: 14; popolarità: 1; 0 commenti
categoria: Poesie
Col tempo
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il viso
Non ricordi la voce
Quando il cuore ormai tace
A che serve cercare
Ti lasci andare
E forse è meglio così
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro che adoravi
Che cercavi nel buio
L'altro che indovinavi
In un batter di ciglia
Tra le farse e le righe
E il fondo tinta
Di promesse agghindate
Per uscire a ballare
Col tempo sai tutto scompare
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Ogni cosa appassisce
Io mi scopro a frugare
In vetrine di morte
Quando il sabato sera
La tenerezza rimane
Senza compagnia
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro a cui tu credevi
Anche a un colpo di tosse
L'altro che ricoprivi
Di gioielli e di vento
Ed avresti impegnato
Anche l'anima al monte
A cui ti trascinavi
Alla pari di un cane
Col tempo sai tutto va bene
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il fuoco
Non ricordi le voci
Della gente da poco
E il loro sussurrare
Non ritardare copriti
Col freddo che fa
Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
E ti senti il biancore
Di un cavallo sfiancato
In un letto straniero
Ti senti gelato
Solitario ma in fondo
In pace col mondo
E ti senti tradito
Dagli anni perduti
Allora tu col tempo sai
Non ami più.
segnalata da FernyMax domenica 2 febbraio 2003
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categoria: Poesie
LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo a' suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.
segnalata da basilicom martedì 13 aprile 2004
voti: 12; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
"QUESTO AMORE"
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore cosi vero
Questo amore così bello
Cosi felice
Cosi gaio
E cosi beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E cosi sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato
ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora cosi vivo
E tutto soleggiato
E tuo
E mio
È stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
Il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempr
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci.
segnalata da miyu giovedì 24 giugno 2004
voti: 7; popolarità: 1; 0 commenti
categoria: Poesie
QUESTO AMORE
Questo amore
Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
E cattivo come il tempo
Quando il tempo è cattivo
Questo amore così vero
Questo amore cosí bello
Così felice
Così gaio
E così beffardo
Tremante di paura come un bambino al buio
E così sicuro di sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che impauriva gli altri
Che li faceva parlare
Che li faceva impallidire
Questo amore spiato
Perché noi lo spiavamo
Perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Perché noi l'abbiamo perseguitato ferito calpestato ucciso negato dimenticato
Questo amore tutto intero
Ancora così vivo
E tutto soleggiato
E' tuo
E' mio
E' stato quel che è stato
Questa cosa sempre nuova
E che non è mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda e viva come l'estate
Noi possiamo tutti e due
Andare e ritornare
Noi possiamo dimenticare
E quindi riaddormentarci
Risvegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognare la morte
Svegliarci sorridere e ridere
E ringiovanire
il nostro amore è là
Testardo come un asino
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Sciocco come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
E ci parla senza dir nulla
E io tremante l'ascolto
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti coloro che si amano
E che si sono amati
Sì io gli grido
Per te per me e per tutti gli altri
Che non conosco
Fermati là
Là dove sei
Là dove sei stato altre volte
Fermati
Non muoverti
Non andartene
Noi che siamo amati
Noi ti abbiamo dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci diventare gelidi
Anche se molto lontano sempre
E non importa dove
Dacci un segno di vita
Molto più tardi ai margini di un bosco
Nella foresta della memoria
Alzati subito
Tendici la mano
E salvaci
ti stravoglio bene..
segnalata da giovanni mercoledì 25 agosto 2004
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categoria: Poesie
Claro hombre?
- dedicata a Cecilia -
Fra i seni della notte
io cerco una rosa ed una spina:
io sono curioso.
Un vento di sabbia mi morde gli occhi
e la mano della paura mi fruga il sangue:
ma io non mi arrendo.
Senza rumore cadde il cielo
e nel mattino io comunque mi dovevo alzare;
da un dolore senza nome
è cresciuto nel mio respiro un cristallo:
ed io spero.
Sferzato dalla solitudine
come un relitto in alto mare,
acqua fredda e sapone:
io sotto la doccia canto.
Quando al posto delle vene
mi bevono il respiro le strade
e chilometri fioriscono
nelle ore della mia solitudine:
io in macchina canticchio.
Apro gli occhi e scopro che respiro ancora,
ancora sono vivo ed è caldo il mio respiro;
sorprendo sotto la mia pelle l'emozione
ed il pensiero che s'inclina
come una spiga al vento.
Ed allora sì che io mi meraviglio.
Quando danzo ai margini
e ritaglio pezzi di sogno
affrancati e liberi d'essere gettati,
quando faccio monili di parole
e lascio le parole nel silenzio fra le stelle,
quando guardo altrove e sto zitto
ed innghiotto il fuoco che mi brucia,
io non distruggo un entusiasmo.
Questo chi è se non un uomo?
È chiaro, dirai.
E non privo di poesia.
Ma forse il mio tesoro non sono che parole,
la mia forza solo rabbia feroce,
il mio canto solo un sospiro sotto il peso dell'odio,
il mio stupore solo un sussulto di vita,
la mia speranza nient'altro che dolore,
la mia curiosità nient'altro che disperazione,
e l'entusiasmo un vento che rinfresca l'inferno delle mie ore,
forse.
Ma questo in fondo chi è se non un uomo?
È chiaro, dirai.
E non privo di poesia.
Eppure io vorrei solo chiudere gli occhi
e farmi coprire dalle carezze d'un manto di foglie dorate.
segnalata da Emiliano Laurenzi domenica 21 novembre 2004
voti: 25; popolarità: 0; 2 commenti
categoria: Poesie
Vierno a Napule
Ma che d'è
'o ggelo d' 'o vierno
dint'a cchesta città?
Pe' ttante, forse,
è sulo 'nu muorzo
'e malincunia...
Pecché 'a mamma
m' 'o ddiceva sempe,
ca si 'o friddo è tuosto...
da nuje, a Napule,
pe' tramente ca passa,
pò durà tre gghiuorne!
E doppo? Sempe,
comm'avesse pigliato
'nu bell'appuntamento,
sta a ascì 'n'ata vota
'o sole, a 'nce scarfà
pure meglio 'e primma.
'O viern' 'e Napule
'a chi sta bbuono
quase nun se fà sentì.
Ma chillu gelo
'e tre gghiuorne
venuto all'impruvviso
a quacche sfurtunato,
magari dint' 'o suonno,
a 'nu puverello l'ha acciso,
ca nun teneva manco
'na cuperta bona
pe' se piglià calore...
Ne è bastat'una sola
'e chelle tre nott' 'e ggelo
pe' s' 'o purtà, zitta zitta...
'n Paraviso.
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Inverno a Napoli
Ma che cos'è
il gelo dell'inverno
dentro questa città?
Per tanti, forse,
è solo un morso
di malinconia...
Perché la mamma
me lo diceva sempre,
che se il freddo è forte...
da noi, a Napoli,
fintanto che passa,
può durare tre giorni!
E dopo? Sempre,
come avesse preso
un bell'appuntamento,
sta a uscire un'altra volta
il sole, per riscaldarci
pure meglio di prima.
L'inverno di Napoli
da chi è in buone condizioni
quasi non si fa sentire.
Ma quel gelo
di tre giorni
venuto all'improvviso
a qualche sfortunato,
magari durante il sonno,
a un poverello l'ha ucciso,
che non aveva neanche
una buona coperta
per riprendere calore...
Ne è bastata una sola
di quelle tre notti di gelo
per portarselo, zitta zitta...
in Paradiso.
FernyMax - tratto da pensieri d'inverno
segnalata da FernyMax sabato 18 novembre 2006
voti: 11; popolarità: 1; 1 commenti
categoria: Poesie
nasseriya
Nasseriya
La vita.
L’esistenza.
La morte.
Che scorrere, mai certo, sconcerto, sempre.
Morire. Quando, perché.
Fai, costruisci, erigi, rompi, distruggi, per cosa.
Mai chiedere. Non chiedere. La risposta può far male, tanto.
Io, figlio, padre, povero, ricco, chi sono, cosa sono.
Come sto, quando vivo, per cosa vivo.
Credo, non credo, perché… faccio, obbedisco, sempre… o quasi.
Assorbo quello che posso, elargisco quanto posso. Normalmente.
Sensazioni belle, brutte, definite, indefinite.
Penso. Questo è il dramma. Non dovremmo, ma dobbiamo, per restare vivi.
Vivi, ma per cosa.
24 ore al giorno, ti chiedi, ti imponi, rifletti, obbedisci.
I tuoi superiori, nel piccolo e nel grande. I superiori.
Vai, fai, e… torna.
Ma se non torni… è uguale, certo.
La differenza è che sei un eroe, per tutti.
Quasi per tutti, forse per coloro che ti devono considerare tale, perché è comodo, per tamponare le parole di disprezzo, di costernazione, di debolezza, di umana considerazione.
Ma i tuoi, quelli che contano, per loro, semplicemente, non ci sei più. Forse anche un eroe, ma non ci sei più. Solamente… ti ricorderanno.
Meglio un figlio “normale” vivo che un “eroe” morto.
Della pecora forse non apprezzi nulla, ti limiti a vederla, nella sua semplicità, nella sua modestia, nella sua limitatezza.
Del leone lodi la criniera, la forza, la fierezza… che fu.
Per me padre, si, è vero.
Per me uomo, no.
Ho lottato, e lotto per vivere, ma per cosa.
Voi avete vissuto e lottato per noi, per loro, per tutti.
Avete dato un senso alla Vostra esistenza, breve, troppo breve, ma intensa, troppo intensa.
Potessi mi cambierei con uno di Voi, che certo avrebbe da dare in misura grande.
E invece io sono qui e Voi in una bara, magari bella, di noce, preziosa, ma distesi, senza un alito di vita. Morti. Senza appello.
Meglio soli, in un viale coperto di foglie fradice, e col vento che ti sferza il viso, ma vivi, che esanimi, accompagnati nel fatidico viaggio da migliaia di persone, magari con un bel sole…
Non lo so. L’incertezza mi pervade. Però a me il vento e il freddo piacciono… e poi, non sono un eroe, non lo ero, e non lo sarò mai.
E le lacrime rubano spazio al raziocinio, fino ad esaurirsi, fino allo sfinimento, fino al dolore, che ti avvinghia il cervello, e ti fa capire tante cose che prima non prendevi neppure in considerazione.
Siete morti per un’azione selvaggia e sconsiderata, consapevoli del rischio, e forti nel viverlo.
Ora i forti devono essere quelli che restano. Non è facile, ma è più facile.
Per qualche giorno resterete eroi, poi forse neanche storia. Per quella ci vogliono i grandi numeri.
Nel cuore degli umili forse un po’ di più. Per adesso le lacrime, anche le mie.
Se è vero che esiste un altro mondo, etereo, costruito apposta per le disgrazie, allora Vi auguro di passare l’eternità con quella serenità che di sicuro non avete avuto finora.
Bruno
bigbruno - tratto da pensieri
segnalata da bigbruno martedì 27 dicembre 2005
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