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categoria: Barzellette

Durante una partita di baseball un potente tiro manda velocissima la palla in tribuna, il pubblico non fa in tempo a spostarsi e un uomo lancia un urlo e rotola a terra tenendo entrambe le mani premute sull'inguine, e resta a terra contorcendosi e lamentandosi. Una ragazza si avvicina premurosa: - Sono una fisioterapista, lasci che l'aiuti... - No... no... non mi tocchi... ora passa... - mormora l'uomo con un filo di voce. - Lasci, su, non sia timido, vedrà che il dolore le passa più in fretta, ecco sposti le mani e si lasci massaggiare! Insiste la ragazza, scosta le mani dell'uomo, gli slaccia i pantaloni, gli infila una mano nelle mutande e comincia a massaggiarlo dolcemente. Dopo un poco gli dice: - Allora, come le sembra il mio massaggio? - Ah... grande, continui, continui pure... - Ma certo, vede che avevo ragione, il dolore sta già passando eh? - Veramente no... credo proprio che quella palla mi abbia fratturato la mano...

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categoria: Barzellette

Un cow boy, con il suo cavallo, stancamente trotta nella prateria. Il cow boy canta una vecchia canzone. Da lontano vede un indiano steso completamente per terra con l'orecchio appoggiato sul terreno. Allora scende da cavallo e l'indiano: - Augh! A cinque minuti da qui essere diligenza! - Incredibile - pensa ad alta voce il cow boy - questi indiani riescono a percepire con le orecchie, ogni cosa! E l'indiano: - Augh! A cinque minuti essere diligenza trainata da quattro cavalli neri! - Allucinante - pensa il cow boy - forse ascolta il suono degli zoccoli che, evidentemente, emette un rumore da cui può riconoscere anche il colore dei cavalli... E l'indiano ancora: - Augh! A cinque minuti da qui essere diligenza, trainata da 4 cavalli neri, con quattro persone a bordo più conducente! A questo punto il cow boy, sull'orlo di una crisi di nervi, chiede: - Ma come fai a sapere che a cinque minuti da qui c'è una diligenza, trainata da 4 cavalli neri, con quattro persone a bordo più il conducente? L'indiano steso ancora per terra: - M'E' PASSATA SOPRA CINQUE MINUTI FA...

stelline voti: 49; popolarità: 12; 0 commenti

categoria: Poesie

Chiare fresche e dolci acque

Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

S'egli è pur mio destino,
e 'l cielo in ciò s'adopra,
ch'Amor quest'occhi lagrimando chiuda,
qualche grazia il meschino
corpo fra voi ricopra,
e torni l'alma al proprio albergo ignuda;
la morte fia men cruda
se questa spene porto
a quel dubbioso passo,
ché lo spirito lasso
non poria mai più riposato porto
né in più tranquilla fossa
fuggir la carne travagliata e l'ossa.

Tempo verrà ancor forse
ch'a l'usato soggiorno
torni la fera bella e mansueta,
e là 'v'ella mi scorse
nel benedetto giorno,
volga la vista disiosa e lieta,
cercandomi; ed o pietà!
già terra infra le pietre
vedendo, Amor l'inspiri
in guisa che sospiri
sì dolcemente che mercé m'impetre,
e faccia forza al cielo
asciugandosi gli occhi col bel velo.

Dà be' rami scendea,
(dolce ne la memoria)
una pioggia di fior sovra 'l suo grembo;
ed ella si sedea
umile in tanta gloria,
coverta già de l'amoroso nembo;
qual fior cadea sul lembo,
qual su le treccie bionde,
ch'oro forbito e perle
eran quel dì a vederle;
qual si posava in terra e qual su l'onde,
qual con un vago errore
girando perea dir: "Qui regna Amore".

Quante volte diss'io
allor pien di spavento:
"Costei per fermo nacque in paradiso!".
Così carco d'oblio
il divin portamento
e 'l volto e le parole e'l dolce riso
m'aveano, e sì diviso
da l'imagine vera,
ch'i' dicea sospirando:
"Qui come venn'io o quando?"
credendo esser in ciel, non là dov'era.
Da indi in qua mi piace
quest'erba sì ch'altrove non ho pace.

>

Francesco Petrarca

stelline voti: 24; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Arsenio

I turbini sollevano la polvere
sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
deserti, ove i cavalli incappucciati
annusano la terra, fermi innanzi
ai vetri luccicanti degli alberghi.
Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
in questo giorno
or piovorno ora acceso, in cui par scatti
a sconvolgerne l'ore
uguali, strette in trama, un ritornello
di castagnette.
E' il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
Discendi all'orizzonte che sovrasta
una tromba di piombo, alta sui gorghi,
più d'essi vagabonda: salso nembo
vorticante, soffiato dal ribelle
elemento alle nubi; fa che il passo
su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
il viluppo dell'alghe: quell'istante
è forse, molto atteso, che ti scampi
dal finire il tuo viaggio, anello d'una
catena, immoto andare, oh troppo noto
delirio, Arsenio, d'immobilità...
Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
dei violini, spento quando rotola
il tuono con un fremer di lamiera
percossa; la tempesta è dolce quando
sgorga bianca la stella di Canicola
nel cielo azzurro e lunge par la sera
ch'è prossima: se il fulmine la incide
dirama come un albero prezioso
entro la luce che s'arrosa: e il timpano
degli tzigani è il rombo silenzioso
Discendi in mezzo al buio che precipita
e muta il mezzogiorno in una notte
di globi accesi, dondolanti a riva, -
e fuori, dove un'ombra sola tiene
mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
l'acetilene -
finché goccia trepido
il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
le tende molli, un fruscio immenso rade
la terra, giù s'afflosciano stridendo
le lanterne di carta sulle strade.
Così sperso tra i vimini e le stuoie
grondanti, giunco tu che le radici
con sé trascina, viscide, non mai
svelte, tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati, la tesa ti ringhiotte
dell'onda antica che ti volge; e ancora
tutto che ti riprende, strada portico
mura specchi ti figge in una sola
ghiacciata moltitudine di morti,
e se un gesto ti sfiora, una parola
ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
vita strozzata per te sorta, e il vento
la porta con la cenere degli astri.

Eugenio Montale

stelline voti: 13; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Poesie mondane

Ci vediamo in proiezione, ed ecco
la città, in una sua povera ora nuda,
terrificante come ogni nudità.
Terra incendiata il cui incendio
spento stasera o da millenni,
è una cerchia infinita di ruderi rosa,
carboni e ossa biancheggianti, impalcature
dilavate dall'acqua e poi bruciate
da nuovo sole. La radiosa Appia
che formicola di migliaia di insetti
- gli uomini d'oggi - i neorealistici
ossessi delle Cronache in volgare.
Poi compare Testaccio, in quella luce
di miele proiettata sulla terra
dall'oltretomba. Forse è scoppiata,
la Bomba, fuori dalla mia coscienza.
Anzi, è così certamente. E la fine
del Mondo è già accaduta: una cosa
muta, calata nel controluce del crepuscolo.
Ombra, chi opera in questa èra.
Ah, sacro Novecento, regione dell'anima
in cui l'Apocalisse è un vecchio evento!
Il Pontormo con un operatore
meticoloso, ha disposto cantoni
di case giallastre, a tagliare
questa luce friabile e molle,
che dal cielo giallo si fa marrone
impolverato d'oro sul mondo cittadino...
e come piante senza radice, case e uomini,
creano solo muti monumenti di luce
e d'ombra, in movimento: perché
la loro morte è nel loro moto.
Vanno, come senza alcuna colonna sonora,
automobili e camion, sotto gli archi,
sull 'asfalto, contro il gasometro,
nell'ora, d'oro, di Hiroshima,
dopo vent'anni, sempre più dentro
in quella loro morte gesticolante: e io
ritardatario sulla morte, in anticipo
sulla vita vera, bevo l'incubo
della luce come un vino smagliante.
Nazione senza speranze! L'Apocalisse
esploso fuori dalle coscienze
nella malinconia dell'Italia dei Manieristi,
ha ucciso tutti: guardateli - ombre
grondanti d'oro nell'oro dell'agonia.

Pier Paolo Pasolini

stelline voti: 9; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

La sera del dì di festa

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.

Giacomo Leopardi

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categoria: Barzellette

Un tizio vuole andare a caccia di gorilla e cerca un esperto con un'inserzione sul giornale. Si presenta un nano con un cagnolino che lo convince ad assumerlo perché dice di possedere un metodo infallibile. Cosi' partono per la jungla e dopo un po' vedono un gorilla in cima ad un albero. Il nano sale sull'albero, scuote l'albero, il gorilla cade e prima che si muova il cagnolino gli morde le palle. Il gorilla resta cosi' a terra tramortito ed è catturato. "Bravo, non credevo proprio che ce l'avresti fatta!". Vanno avanti e vedono su un albero un altro gorilla, enorme. Il nano sale, guarda in faccia il gorilla, scuote l'albero, il gorilla cade, arriva il cagnolino che gli morde le palle. Vanno avanti e ne vedono un altro, immenso. Il tizio allora dice: "Voglio questo! Vai!". Il tipo sale, guarda in faccia il gorilla, scuote l'albero, ma il gorilla non cade. Lo guarda ancora e ringhia. Il gorilla s'incazza, scuote l'albero, il nano cade e appena a terra dice al tizio: "Spara al cagnolino! Spara al cagnolino!"

stelline voti: 27; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

I limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall' azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell' aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest' odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l' odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s' abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l' anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d' intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l' illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l' azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s' affolta
il tedio dell' inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l' anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d' oro della solarità.

Eugenio Montale

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categoria: Barzellette

Un giorno Dio dice a Gesu’: "Gesu’, devi tornare sulla terra: gli uomini sono di nuovo da redimere". E Gesu’: "No padre ti prego, ancora 33 anni tra quei pazzi no, non voglio!". Ma alla fine Dio convince il figlio che ritorna sulla terra. Dopo 34 anni S. Pietro, preoccupato perche’ Gesu’ non e’ ancora tornato, si reca da Dio per avere notizie e questi: "Ma Pietro, non ti preoccupare, avrà avuto un contrattempo!". Dopo 50 anni S. Pietro sempre piu’ preoccupato ritorna da Dio: "Dio, ma com'e’ possibile, Gesu’ avrebbe dovuto essere tra di noi gia’ da 17 anni!" e Dio: "Pietro, non so cosa dirti, aspettiamo ancora un po'". Dopo 90 anni un tizio vestito di jeans con la barba lunga suona alla porta del Paradiso. San Pietro gli apre: "Chi sei, straniero?". "Come, Pietro, non mi riconosci?". E Pietro: "Gesu’, sei tornato! Eravamo in pensiero per te. Seguito. Il quarto giorno due centurioni romani osservano Gesù continuare il su e giù ed incuriositi chiedono: "Aho signo', ma che stà a fa quello?". E la Maddalena risponde sospirando: "Cosa volete farci, è la sua... passione!".

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categoria: Barzellette » avari

Un italiano, un turco ed uno scozzese muoiono e si trovano di fronte a San Pietro che gli dice: "Voi meritate di andare all'Inferno, ma oggi sono molto buono e perciò vi concedo una seconda possibilità e vi farò tornare sulla Terra.
Ma dovrete rinunciare al vostro più grande vizio.
Tu, italiano, dovrai dire no alla gola! Tu, scozzese, dovrai dire no all'avarizia! Tu, turco, dovrai dire di no alla sodomia!".
Ritornati sulla Terra i tre arrivano davanti ad un ristorante.
L'italiano vede le splendide portate, prova a resistere, ma alla fine entra.
Gli altri due: "No! Non lo fare! Ricordati di San Pietro!", ma l'italiano entra e, appena varcata la soglia... paff... scompare.
Gli altri due proseguono, e lo scozzese vede per terra un portafoglio gonfio di soldi.
Anche lui tenta di resistere, ma alla fine decide di prenderlo.
Il turco gli grida: "No! Non farlo!".
Ma lo scozzese non resiste alla tentazione e, proprio mentre si china a raccogliere il portafoglio...paff... scompare il turco.

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categoria: Barzellette » automobilisti

Un tale ha acquistato un'auto nuova e per evitare che gli venga danneggiata dai ladri di autoradio, quando la parcheggia mette un foglio sul parabrezza con su scritto: "E'senza autoradio." Il mattino dopo, uscendo di casa, non trova più la macchina ma, in terra vede scritto: "Non preoccuparti, ci pensiamo noi a mettercela"

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categoria: Barzellette

Un norvegese racconta a un amico di avere appena comprato un appezzamento di terra largo cento metri e lungo dieci chilometri. "e cosa ci coltivi?" chiede l'amico. "Spaghetti."

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categoria: Barzellette » uomini e donne

Dal diario di una bella e giovane biologa invitata su una stazione spaziale che gira intorno alla Terra: 1 settembre: "Oggi mi sono imbarcata sulla stazione spaziale." 2 settembre: "Il comandante John mi ha fatto visitare la stazione spaziale.E'veramente un uomo molto gentile." 3 settembre: John m'ha invitata nella sua cabina per una cenetta" 4 settembre: John mi ha detto che se non gliela do', fa precipitare la stazione spaziale su New York e fa un'ecatombe" 5 settembre: New York è salva!"

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categoria: Barzellette » carabinieri

Il maresciallo sta ispezionando la caserma. Vede una cicca per terra e chiama il carabiniere più vicino: "E' tua quella cicca?". "No, maresciallo, l'avete vista prima voi!".

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categoria: Barzellette » uomini e donne

Mentre la maestra spiega la lezione a Pierino cadono per terra un sacchetto di biglie d'acciaio. La maestra arrabbiatissima: "Chi ha le palline d'acciaio?". La classe in coro: "Superman".

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categoria: Barzellette » pierino

Ai giardinetti la mamma trascina per il braccio Pierino che pesta i piedi per terra e strepita a pieni polmoni, una signora con i capelli candidi e l'aria bonaria esorta la madre: "Signora, non lo faccia piangere cosi!Lo accontenti povero piccolo, nella vita ci sono già tanti dispiaceri..." "Bene!Mi dia una mano a sdradicare la fontanella che vuole portarsi a casa!".

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categoria: Barzellette

Un contadino compra una scatola di Viagra ma prima di prenderle lui decide di farle provare al toro.All'indomani trova la stalla tutta a pezzi, le mucche esanimi a terra e il toro ancora eccitato.Spaventato getta tutta la scatola nel pozzo e torna dal farmacista a riferirgli quello che è accaduto.Il farmacista impensierito gli chiede dove ha gettato la scatola e saputo che l'ha buttata nel pozzo raccomanda al contadino di non bere quell'acqua. "Anche se volessi attingerla non ci riesco perché la pompa non si piega piu'!"

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categoria: SMS pronti » fidanzato-a

Aspetto il giorno in cui andrò via con te e da quel giorno sarò sempre felice perché ti avrò sempre accanto e mai più nessuno ci terrà distanti. Ti amo vita mia

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categoria: Barzellette

Due signori sotto un lampione, la sera: "Signore, posso darvi una mano?"Dice il primo vedendo l'altro chinato a terra: "Grazie.Cerco il mio portafogli." "E' sicuro di averlo perso qui?" "Beh, a dire il vero l'ho perso nel parco...ma qui è molto più illuminato!!"

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categoria: Aforismi » religione

Le religioni, come le nazioni, sono pesate sulla bilancia. La religione e la nazione che fondino la propria fede sull'ingiustizia, sulla menzogna o sulla violenza saranno cancellate dalla faccia della terra.

Mahatma Gandhi


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