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categoria: Barzellette
In un piccolo villaggio il medico condotto nominato di recente riceve un paziente per la prima volta. Finita la visita il paziente chiede l'onorario. "Guardi faccia come tutti qui in paese -risponde il medico- mi paghi in natura: il fornaio mi da il pane, il macellaio mi da la carne, il sarto mi ha fatto un vestito, e cosi' via..." "Va bene, dottore, d'accordo. Io sono il becchino del paese"
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categoria: Aforismi
Se non ci turbasse la paura dei fenomeni celesti e quella della morte, ch'essa possa essere qualcosa che ci tocchi da vicino, e il non conoscere il confine dei piaceri e dei dolori, non avremmo bisogno della scienza della natura
Epicuro, Samo 341 - Atene 271 a.C.
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categoria: Aforismi » vita
Un padre è un banchiere fornito dalla natura. Vivere bene è la miglior vendetta. Tutti i principi morali universali sono oziose fantasie
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categoria: Aforismi
Fra i desideri naturali che, se non vengono soddisfatti, non danno luogo a vera sofferenza, ve ne sono di quelli in cui sussiste una forte tensione; e questi hanno origine da vana opinione: e ci è difficile dissiparli non per la loro propria natura, ma per le stolte credenze degli uomini
Epicuro, Samo 341 - Atene 271 a.C.
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categoria: Aforismi » cultura » libri
L'invenzione dell'arte tipografica è stata una gran brutta trovata! La natura aveva saggiamente disposto che le sciocchezze degli uomini fossero passeggere, ed ecco che i libri le rendono immortali
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categoria: Barzellette » uomini e donne
C'era una nave da crociera che navigava in brutte acque e finì per affondare giusto vicino alla costa di una piccola isola deserta. Solo tre sopravvissuti: due uomini e una donna. Vissero lì per un paio d'anni facendo ciò che era naturale per uomini e donne. Dopo diversi anni di sesso casuale per tutto il tempo, la ragazza ebbe una brutta impressione su quello che aveva fatto fino a quel momento. Sentì che fare sesso con entrambi gli uomini era così sbagliato che si uccise. Fu una vera tragedia ma i due uomini riuscirono a superare la cosa, e dopo un po' la natura ancora una volta prese il suo inevitabile corso. Beh, ancora un paio d'anni trascorsero, e i due uomini ebbero una sensazione assolutamente orribile di quello che stavano facendo. Così... la seppellirono.
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categoria: Poesie
Lo scandalo del contraddirmi
Lo scandalo del contraddirmi, dell'essere
con te e contro te; con te nel cuore,
in luce, contro te nelle buie viscere;
del mio paterno stato traditore
- nel pensiero, in un'ombra di azione -
mi so ad esso attaccato nel calore
degli istinti, dell'estetica passione;
attratto da una vita proletaria
a te anteriore, è per me religione
la sua allegria, non la millenaria
sua lotta: la sua natura, non la sua
coscienza; è la forza originaria
dell'uomo, che nell'atto s'è perduta,
a darle l'ebbrezza della nostalgia,
una luce poetica: ed altro più
io non so dirne, che non sia
giusto ma non sincero, astratto
amore, non accorante simpatia...
Come i poveri povero, mi attacco
come loro a umilianti speranze,
come loro per vivere mi batto
ogni giorno. Ma nella desolante
mia condizione di diseredato,
io possiedo: ed è il più esaltante
dei possessi borghesi, lo stato
più assoluto. Ma come io possiedo la storia,
essa mi possiede; ne sono illuminato:
ma a che serve la luce?
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categoria: Barzellette » uomini e donne
Un rozzo contadino è seduto su una panchina di un parco con la sua fidanzata. Egli è ingrifato come un furetto, quindi dopo avergli dato un primo bacio subito gli fa: - a Mari'... che voi scopa'? Maria trasecola... - Luigi... se c'è una cosa di te che non mi è mai piaciuta è che sei troppo rozzo e volgare! Possibile che non riesci mai ad essere un po' romantico... a parlarmi un po' di amore... a notare la bellezza e la poesia della natura che è intorno a noi?!? Il giovanotto riflette un po', scruta in giro e poi fa alla ragazza: - a Mari'... li si' visti li cigni dentro al laghetto? Lei tutta dolce e smielata: - Siii... - Che voi scopa'?
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categoria: Barzellette
In provincia, campagna, 50 anni fa, per l'anniversario del matrimonio Maria vuole regalare al marito qualcosa di speciale che pochi conoscono: la radio, quell'oggetto che parla.
Va in citta' entra in un negozio, chiede il prezzo e consolata dice al venditore che non dispone di quella cifra: - Beh signora, per la cifra che manca .... ci possiamo mettere daccordo....
Vanno nel retrobottega e Maria paga in natura l'importo mancante, esce soddisfatta dal negozio e torna al paese, a casa.
-Giuva' guarda che te so' comprato, l'aradio. - Anvedi Mari', e come funziona?
- Guardace te Giuva', io c'ho da fa.
Giovanni rimane perplesso davanti alla radio e comincia a girare le manopole e spingere i bottoni senza risultato, ad un certo punto pensando che fosse rotta esclama: - A Mari', a me mme sa' che t'hanno 'nculato!
Maria arriva di corsa e preoccupatissima: - E chi tell'ha detto? La radio?
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categoria: Barzellette » uomini e donne
Mentre sta a letto con il suo amante una donna sente che il marito sta rientrando e, presa dal panico, intima all'amante di saltare dalla finestra che, fortunatamente, è al primo piano.Proprio in quel momento passa davanti a casa un gruppo di podisti e lo sfortunato amante si unisce a loro completamente nudo.-"Ehi, che ci fai nudo come un verme?" -gli chiede incuriosito un concorrente.-"Ehm...niente...e' che quando corro sudo così tanto che non sopporto nessun indumento."risponde. "Ma almeno le scarpe potevi mettertele!"gli dice un altro podista. "Si, certo, ma allora non avrei più lo stesso contatto con la terra e quindi con la natura."-"e quel preservativo a cosa ti serve?"-"Beh, sai, in caso di pioggia..."
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categoria: Barzellette
Una bella ragazza sta correndo in una regione dell'Asia con la sua auto. Ad un certo punto l'automobile si ferma. La ragazza si guarda attorno e vede un uomo a cavallo; allora lo ferma e gli chiede aiuto. Questo accetta di ripararle la macchina ma pretende un pagamento in natura e questa vedendosi costretta, accetta. Visto il grosso strumento dell'uomo, come lubrificante di fortuna, gli spalma un po' di dentifricio e questi comincia. Ci dà che ci dà per un'ora, due ore, tre ore...senza concludere niente. Ad un certo punto la ragazza esausta guarda il tubetto di dentifricio e legge: "previene la carie e non fa venire il tartaro" (!!)
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categoria: Barzellette » uomini e donne
Una donna chiede all'amica come deve fare per diventare snob, l'amica le risponde che prima di tutto deve andare a New York e poi deve comprarsi un cane. La donna va in America ma tutte le persone non camminano con i cani ma bensì con i coccodrilli.Decide di comprarsene uno.Va dal negoziante di animali e gli dice "Vorrei un coccodrillo e perché ho paura ne voglio uno docilissimo".Il commerciante replica "Signora ne ho uno che fa per lei, si chiama Lallo e basta colpirlo in testa che si blocca. Adesso le faccio una dimostrazione.Lallo apri la bocca" ed il coccodrillo apre la bocca, il negoziante gli infila una mano e poi con dei colpi in testa lo fa bloccare e quindi aprire la bocca. Dopo diversi esempi proprio per fare capire alla donna gli mette la sua natura e colpendolo in testa, Lallo apre la bocca e quindi dimostra che è docile. Infine chiede alla donna "Signora vuole provare anche lei?", e la signora "Si. Ma le botte in testa per favore non me le dia".
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categoria: Frasi d'amore » lettere
Per una donna sconosciuta
Mio angelo, mio tutto, mio io. Solo poche parole per oggi e addirittura a matita (con la tua) — Non sarò sicuro del mio alloggio sino a domani; che inutile perdita di tempo è tutto ciò! — Perché quest'angoscia profonda, quando parla la necessità — il nostro amore può forse durare senza sacrifici, senza che ciascuno di noi pretenda tutto dall’altro; puoi tu mutare il fatto che tu non sei tutta mia, io non sono tutto tuo? — Oh, Dio!, rivolgi il tuo sguardo alla bella Natura e da’ pace al tuo animo per ciò che deve essere — L’amore esige tutto e ben a ragione, così è di me per te, di te per me — Ma tu dimentichi così facilmente che io debbo vivere per me e per te. Se fossimo completamente uniti, tu sentiresti questa dolorosa necessità, tanto poco quanto la sento io - Il viaggio è stato orribile. Sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro.
Siccome c’erano pochi cavalli, la diligenza ha scelto un altro itinerario; ma che strada orribile! Alla penultima stazione mi hanno sconsigliato di viaggiare di notte, hanno cercato di ispirarmi paura d’un bosco ma ciò non è servito ad altro che a spronarmi — e ho avuto torto.
La vettura ha finito con lo sfasciarsi su quell’orribile strada, un semplice sentiero di campagna senza fondo. Se non avessi avuto quei due postiglioni, sarei rimasto per strada — Per l’altra strada, quella solita, Esterhàzy con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che io con quattro — Tuttavia, in un certo senso la cosa mi ha anche fatto piacere, come succede ogni volta che supero felicemente qualche ostacolo — Ora voglio passare in fretta dagli eventi estrinseci a quelli intimi. Confido che ci vedremo presto; ed anche oggi mi manca il tempo per dirti i pensieri che ho rimuginato in questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre l’uno vicino all’altro, non mi capiterebbe certo di avere simili pensieri. II mio cuore trabocca del desiderio di dirti tante cose — Ahimè - ci sono momenti in cui sento che la parola è inadeguata — Cerca di essere serena — e sii per sempre il mio fedele unico tesoro, ii mio tutto, come io lo sono per te. Sono gli dèi che debbono provvedere, qualunque possa essere il nostro destino.
Il tuo fedele
Ludwig
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categoria: Poesie
Alla primavera
Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso
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categoria: Poesie
Passero solitario
D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.
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categoria: Barzellette » religione
Un missionario viene mandato in un paese sperduto nel bel mezzo dell'Africa a vivere in mezzo ad una tribu'. Passa anni con questa gente, insegnando loro a leggere, scrivere ed i modi cristiani dell'uomo bianco. Una cosa sottolinea particolarmente: il male causato dal peccare facendo sesso. Non si deve fornicare o vivere nell'adulterio... Un giorno la moglie di uno dei nobili del villaggio da' alla luce un bambino bianco. Il villaggio e' sotto choc e la gente manda il loro capo a parlare con il missionario. "Tu ci hai insegnato la malignita' del sesso depravato, ma qui c'e' una donna nera che da' alla luce un bimbo bianco. Tu sei l'unico uomo bianco che abbia mai messo piede nel nostro villaggio, e non ci vuole un genio per capire cosa sia successo...". Il missionario replica: "No, no, mio caro amico, ti stai sbagliando... Quello che abbiamo qui e' un fenomeno naturale - quello che si chiama albinismo. Guarda in quel campo. Ci sono un mare di pecore bianche e tuttavia tra di loro ce n'e' una nera, la natura fa di questi scherzi ogni tanto...". Il capo riflette un attimo e poi dice: "Sai cosa?! Tu non dici niente della pecora ed io non dico niente del bambino...".
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categoria: Poesie
La sera del dì di festa
Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.
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categoria: Barzellette
La moglie di un direttore di Banca , chiede al marito se può eseguire alcuni lavoretti di ordinaria manutenzione casalinga;
- Caro, potresti aggiustare la persiana? si è staccata solo una vite!
- Sei impazzita ! - tuona il marito - Sono un direttore di Banca non sono mica un artigiano! Chiama qualcuno!!
- Caro ci sarebbe da stringere un po' il tubo di scarico del lavandino. Potresti farlo tu?
- Chiama un idraulico !!! Sono un direttore di Banca non sono mica un lattoniere!!!
- Si è rotta la spina del ferro da stiro! Potresti accomodarmela ?
Basta!!! Sono un direttore non sono un elettricista !!
Un bel giorno il marito al rientro dall'ufficio constata che tutti i lavoretti sono stati eseguiti e che tutto è tornato alla normalità; soddisfatto chiede alla moglie
-Vedo che ti sei organizzata ! Chi hai chiamato ?
-E' vero caro, sono stata fortunata sai ... Marco, il figlio del portiere si è appena congedato ed in attesa di trovare lavoro si presta per queste piccole manutenzioni, e così oggi mi ha riparato tutto ciò che si era rotto !
- Bene - commenta il marito -..e... quanto hai pagato ?
-Quando è stato tutto riparato ho chiesto a Marco quanto gli dovevo e lui risoluto mi ha risposto : "Non voglio soldi signora ! O mi paga in natura o mi prepara una torta!".
Alla insolita richiesta il marito guarda la moglie e le chiede
- E tu...naturalmente... gli hai preparato una torta ? Vero?
- Ma caro... non sono mica una pasticcera !!!
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categoria: Poesie
La quiete dopo la tempesta
assata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo à suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.
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categoria: Barzellette » parenti
Cara mamma, ...
Un ragazzo ventenne studia a Bologna condividendo l'appartamento con una ragazza stupenda. Un giorno la madre del ragazzo lo viene a trovare per cena, nota l'enorme attrazione fisica della ragazza e comincia a chiedersi se loro due hanno un rapporto. Il figlio, conoscendo la natura di sua madre, anticipa la domanda assicurandole che si tratta solo di una inquilina che, fra l'altro, è anche una bravissima ragazza, molto religiosa.
Dopo circa una settimana la ragazza dice allo studente: "Da quando è venuta tua madre per cena manca la mia padella".
Il ragazzo risponde: "Non credo proprio che mia madre abbia preso la tua padella, ma se ti fa stare meglio glielo chiedo la prossima volta che la sento".
Così, nella successiva lettera alla madre, il ragazzo aggiunge la seguente frase: "Cara mamma, non voglio dire che hai preso o che non hai preso la padella della mia coinquilina, ma il punto è che da quando sei venuta per cena non si trova più"
Dopo un paio di giorni arriva una lettera della madre che scrive: "Caro figlio, non voglio dire che ti trombi o che non ti trombi la tua coinquilina, ma il punto è che se lei nelle ultime settimane avesse dormito nel suo letto avrebbe già trovato la padella"
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