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categoria: Aforismi

RICORDI

quando avevo 14 anni
avevo due lunghe code di cavallo
legate, con due piccoli, fiocchi rossi

um abito da bambola, molto corto
sopra due gambe, molto magre e abbronzate
correvo sotto il caldo sole,

giocavamo a nascondino
erano le lunghe estati, della mia giovinezza,
vivace, instancabile, sempre sorridente,

una ragazzo della mia età
era follemente innamorato di me
seguiva ogni mio passo,

dall'alba al tramonto.
E un giorno, prese dai miei capelli
uno dei miei fiocchi rossi.

Io tornavo a casa, con una coda sciolta
e un altro amico domandò"
"Ehyy hai perduto un fiocco...."

io risposi maliziosa, che l'aveva preso, un mio ammiratore
lui rimase a guardare me, senza nulla dire
fino a quando, io scomparii dalla sua vista.

Il giorno dopo, giocando a nascondino,
domandai a me stessa, dove stava il ragazzo
che aveva preso il mio fiocco.

quando all'improvviso, comparve il secondo ragazzo
che mise tra le mie mani, il mio fiocco!
Il piccolo fiocco era pieno di scritte

il mio nome e il nome di lui,
il mio nome, e il nome di lui,
"Cosa significa?" domandai

"io ho tolto il tuo fiocco a quel tipo,
abbiamo lottato per te...
ma io ho vinto e riconsegno il tuo fiocco a voi"

"ma come hai osato? cosa importa a te?
io sono libera di regalare qualcosa di me!"
gli voltai le spalle e lui in silenzio,

rimase a guardare me,
finchè non scomparii dalla sua vista.
Chissà forse qualcuno ha amato me,

nel corso della mia vita...
Bel ricordo.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta lunedì 10 marzo 2014

stelline voti: 14; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

Col tempo

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il viso
Non ricordi la voce
Quando il cuore ormai tace
A che serve cercare
Ti lasci andare
E forse è meglio così

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro che adoravi
Che cercavi nel buio
L'altro che indovinavi
In un batter di ciglia
Tra le farse e le righe
E il fondo tinta
Di promesse agghindate
Per uscire a ballare
Col tempo sai tutto scompare

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Ogni cosa appassisce
Io mi scopro a frugare
In vetrine di morte
Quando il sabato sera
La tenerezza rimane
Senza compagnia

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro a cui tu credevi
Anche a un colpo di tosse
L'altro che ricoprivi
Di gioielli e di vento
Ed avresti impegnato
Anche l'anima al monte
A cui ti trascinavi
Alla pari di un cane
Col tempo sai tutto va bene

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il fuoco
Non ricordi le voci
Della gente da poco
E il loro sussurrare
Non ritardare copriti
Col freddo che fa

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
E ti senti il biancore
Di un cavallo sfiancato
In un letto straniero
Ti senti gelato
Solitario ma in fondo
In pace col mondo
E ti senti tradito
Dagli anni perduti
Allora tu col tempo sai
Non ami più.

L. Ferré - E. Medail

segnalata da FernyMax domenica 2 febbraio 2003

stelline voti: 10; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Frasi d'amore

Questa notte...

Questa notte
che accesa la mia anima.....
si divora....

Questa notte....
in cui facciamo nuovi mondi
le tue mani
allacciate alle mie
il tuo corpo
unito al mio

Sentimi...
calda al tuo fianco
Le tue mani
percorrono la mia schiena nuda
alla luce della luna e le stelle

In un temporale di baci
splode il firmamento

Le tue mani esplorano la mia pelle,
accarezzano le mie montagne di alabastro
che si scioglono come la bianca neve
nel estivo del mezzogiorno del re astro

I tuoi baci....
di pioggia
si alloggiano nel mio corpo
di terra
e tutto mio essere vibra con loro...

Le mie mani
ti percorrono
ed accarezzano
come il dolce aleggiare delle farfalle...
senti il vulcano del tuo fuoco crescere,
sfruttare ed inondarci di lava…
portando ai nostri corpi ad impazzire
ubriacati per tanto puro ed intenso piacere…

Ascendiamo alle Stelle.......
e scendiamo
in un lamento
per salire nuovamente
al firmamento.....
assetati di baci....
e carezze nonostante ardenti...
Nella grotta dei tempi
trovi il piacere bollendo
ed il fuoco lì acceso
continuerà a crescere.....
continuerà a salire......
continuerà a scendere.....
salendo e scendendo
sempre accendendo
producendo un ritmo lento e dopo
come cavalli selvaggi correndo

Sarà un
sopra
abbasso
Sarà un
vibrando
gemendo

Jasmine - tratto da Passione

segnalata da Jasmine domenica 12 ottobre 2003

stelline voti: 27; popolarità: 12; 0 commenti

categoria: Poesie

CINQUE MAGGIO

Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile
orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.
Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile
serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,
l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.
E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio
e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri
narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,
chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.
Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
pietosa il trasportò;
e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

MANZONI

segnalata da basilicom martedì 13 aprile 2004


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