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categoria: Barzellette
Napoli oggi. Il Vesuvio comincia a fumare e a sputare lapilli facendo preoccupare fortemente i napoletani. Ad un certo punto appare in cielo la faccia di san Gennaro che dice: "Per calmare l'ira del Vesuvio dovete buttarvi dentro uno a uno finche' non finisce di eruttare!". Allora tutti i napoletani vanno in fila sul Vesuvio e cominciano a buttarsi dentro al vulcano. Dopo un po’ l’eruzione finisce e i napoletani ritornano alle loro normali occupazioni. Alle porte del paradiso intanto un gruppo di napoletani bussa alla porta sbraitando. San Pietro apre la porta e guarda in faccia il gruppo di anime appena giunte in paradiso. Ad un tratto prende il cellulare e dice: "Sant'Ambrogio! La prossima volta che ti travesti da San Gennaro mi incazzo!"
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categoria: Barzellette » religione » preti e suore
In un convento, si paracaduta un pilota il cui aereo è andato in fumo. Poveraccio cade proprio in un convento! Due suorine lo scorgono e lo nascondono vestendolo da...suora! Una di quelle Suore ruffiane che aveva spiato il tutto, lo va a riferire alla superiora! -Bene - dice la superiora- domani tutte in fila senza le mutande!! Il giorno dopo, le suore si mettono in fila e vengono costrette ad una ad una a sollevarsi la gonna pronunciando il loro nome man mano che si procedeva lungo la fila. Sor Maria!, Sor Giulietta! Sor Francesca...e così via fino al pilota travestito, che vistosi alle strette...Sor...presa!!
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categoria: Poesie
Quasi un madrigale
Il girasole piega a occidente
e già precipita il giorno nel suo
occhio in rovina e l'aria dell'estate
s'addensa e già curva le foglie e il fumo
dei cantieri. S'allontana con scorrere
secco di nubi e stridere di fulmini
quest'ultimo gioco del cielo. Ancora,
e da anni, cara, ci ferma il mutarsi
degli alberi stretti dentro la cerchia
dei Navigli. Ma è sempre il nostro giorno
e sempre quel sole che se ne va
con il filo del suo raggio affettuoso.
Non ho più ricordi, non voglio ricordare;
la memoria risale dalla morte,
la vita è senza fine. Ogni giorno
è nostro. Uno si fermerà per sempre,
e tu con me, quando ci sembri tardi.
Qui sull'argine del canale, i piedi
in altalena, come di fanciulli,
guardiamo l'acqua, i primi rami dentro
il suo colore verde che s'oscura.
E l'uomo che in silenzio s'avvicina
non nasconde un coltello fra le mani,
ma un fiore di geranio.
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categoria: Poesie
La catasta dei ruderi arancione
La catasta dei ruderi arancione
che la notte con il fresco colore
del tartaro infanga, dei bastioni
di leggera pomice, erborei,
monta nel cielo: e più vuote
sotto, le Terme di Caracalla al bruciore
della luna spalancano l'immoto
bruno dei prati senza erbe, dei pesti
rovi: tutto svapora e si fa fioco
tra colonnati di caravaggesca polvere,
e ventagli di magnesio,
che il cerchietto della luna campestre
scolpisce in fumate iridescenti.
Da quel grande cielo, ombre grevi,
scendono i clienti, soldati pugliesi
o lombardi, o giovincelli di Trastevere,
isolati, a bande, e nel basso piazzale
sostano dove le donne, arse e lievi
come stracci scossi dall'aria serale,
rosseggiano, urlando - quale bambina
sordida, quale innocente vecchia, e quale
madre: e in cuore alla città che vicina
preme con raschi di tram e groppi
di luci, aizzano, nella loro Caina,
i calzoni duri di polvere che si spingono,
capricicosi, agli sprezzanti galoppi
sopra rifiuti e livide rugiade.
Pier Paolo Pasolini - tratto da La religione del mio tempo
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categoria: Poesie
Lamento per il sud
La luna rossa, il vento, il tuo colore
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d'acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
E questa sera carica d'inverno
è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d'amore senza amore.
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categoria: Barzellette
Un turista incontra, nei pressi di un boschetto, un vecchio contadino che fuma la pipa, seduto su un tronco d'albero. "Come va?" - chiede il turista - "Bene.." - risponde il contadino - "Dovevo abbattere alcuni alberi, ma si è scatenato un temporale così forte che mi ha risparmiato la fatica..!" - "Che fortuna..!" -"Può proprio dirlo, anche perché, durante il temporale, un fulmine ha incendiato l'erba secca che dovevo bruciare..!" -"Sorprendente..! e adesso che fa..?" - "Sto' aspettando un terremoto che faccia uscire le patate dalla terra..!" -
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categoria: Barzellette » uomini e donne
Un tale se ne sta appoggiato al parapetto di un ponte, guardando il fiume, quando, ad un tratto, gli si avvicina una ragazza che sembra impazzita.Sta piangendo calde lacrime e, tra un singhiozzo e l'altro, riesce a dire: "Ogni domenica...Si, ogni domenica, da ormai cinque anni, ed oggi...oggi non è venuto...e non verrà mai piu'..."-Senza riflettere sale sul parapetto e si getta nel fiume.L'uomo, imperturbabile, continua a fumare la sua sigaretta, osservando i cerchi lasciati dal tuffo della ragazza.Dopo un po'mentre si sta allontanando, mormora tra se' e se': "Quella ragazza era veramente pazza!e dire che non si è neanche accorta che oggi è sabato!!"
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categoria: Barzellette » carabinieri
Un istruttore del corso per carabinieri scelti si lamenta con il maresciallo: "Noi istruttori non ne possiamo più di Caputo! Perché fuma in classe, risponde ai suoi superiori e copia i compiti del suo compagno di banco!" " e siete sicuro che sia lui a copiare i compiti degli altri?" " Sicurissimo perché fa sempre gli stessi errori del compagno di banco!" " Scusi, non per difenderlo ma non potrebbe essere il compagno di banco a copiare i compiti di Caputo?" "Questo è impossibile, maresciallo! L'altro giorno ho dettato alcune domande, tra le quali una diceva: "Qual è la capitale del Portogallo? Bene, il compagno di banco ha scritto non lo so. E Caputo ha scritto: nemmeno io."
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categoria: Barzellette
Due amici di Roma si recano ad un colloquio di lavoro. Rocco, un tipo preciso, giacca e cravatta; Amilcare, coattone, giacca di pelle e stivali. Arrivati sul luogo, il primo entra, mentre l'altro si aggira per i corridoi, nervoso, fumando come un turco. Esce Rocco soddisfatto e tranquillizza l'amico: " Amilcare vai tranquillo che è 'na passeggiata, te chiedono solo il gerundio del verbo avere, avendo; tu glielo dici e loro te danno il posto". Amilcare tutto convinto entra e si siede. Gli esaminatori: "Buongiorno, solo una semplice domanda per lei, ci dica il gerundio del verbo avere!". E Amilcare: "avendo!". "Bene, lei è preparatissimo! Ora, formuli una frase con il verbo e il posto è suo!". Amilcare ancora più convinto comincia: "Beh, c'ho 'na moto no, e siccome che me consuma 'm'po' troppo, c'ha li freni che nun funzioneno quasi piu', gli specchietti sfasciati, è pure vecchia...'o sai che ve dico, quasi quasi 'a vendo!!"
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categoria: Barzellette
Lasciate la prima parola sempre al capo!
Un venditore, un'impiegata amministrativa e un dirigente stanno andando a pranzo quando trovano un'antica lampada ad olio. La sfregano e compare un Genio in una nuvola di fumo. Il Genio dice: "Solitamente esaudisco tre desideri perciò ne consentirò solo uno a ciascuno di voi" "Prima io! Prima io!" dice l'impiegata. "Voglio stare alle Bahamas, guidare un motoscafo veloce e senza nessun problema al mondo" e subito sparisce in un lampo. Allora il venditore sbigottito: "Tocca a me! Tocca a me!" dice. "Voglio stare alle Hawaii, in relax sulla spiaggia con la mia massaggiatrice personale, una fornitura infinita di 'pina coladà e l'amore di mia moglie" e subito svanisce. Poi il Genio si rivolge al dirigente: "O.K. è il tuo turno" e il manager dice: "Voglio quei due indietro in ufficio subito dopo pranzo!"
MORALE: Lasciate SEMPRE la prima parola al vostro CAPO
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categoria: Poesie
Arsenio
I turbini sollevano la polvere
sui tetti, a mulinelli, e sugli spiazzi
deserti, ove i cavalli incappucciati
annusano la terra, fermi innanzi
ai vetri luccicanti degli alberghi.
Sul corso, in faccia al mare, tu discendi
in questo giorno
or piovorno ora acceso, in cui par scatti
a sconvolgerne l'ore
uguali, strette in trama, un ritornello
di castagnette.
E' il segno d'un'altra orbita: tu seguilo.
Discendi all'orizzonte che sovrasta
una tromba di piombo, alta sui gorghi,
più d'essi vagabonda: salso nembo
vorticante, soffiato dal ribelle
elemento alle nubi; fa che il passo
su la ghiaia ti scricchioli e t'inciampi
il viluppo dell'alghe: quell'istante
è forse, molto atteso, che ti scampi
dal finire il tuo viaggio, anello d'una
catena, immoto andare, oh troppo noto
delirio, Arsenio, d'immobilità...
Ascolta tra i palmizi il getto tremulo
dei violini, spento quando rotola
il tuono con un fremer di lamiera
percossa; la tempesta è dolce quando
sgorga bianca la stella di Canicola
nel cielo azzurro e lunge par la sera
ch'è prossima: se il fulmine la incide
dirama come un albero prezioso
entro la luce che s'arrosa: e il timpano
degli tzigani è il rombo silenzioso
Discendi in mezzo al buio che precipita
e muta il mezzogiorno in una notte
di globi accesi, dondolanti a riva, -
e fuori, dove un'ombra sola tiene
mare e cielo, dai gozzi sparsi palpita
l'acetilene -
finché goccia trepido
il cielo, fuma il suolo che t'abbevera,
tutto d'accanto ti sciaborda, sbattono
le tende molli, un fruscio immenso rade
la terra, giù s'afflosciano stridendo
le lanterne di carta sulle strade.
Così sperso tra i vimini e le stuoie
grondanti, giunco tu che le radici
con sé trascina, viscide, non mai
svelte, tremi di vita e ti protendi
a un vuoto risonante di lamenti
soffocati, la tesa ti ringhiotte
dell'onda antica che ti volge; e ancora
tutto che ti riprende, strada portico
mura specchi ti figge in una sola
ghiacciata moltitudine di morti,
e se un gesto ti sfiora, una parola
ti cade accanto, quello è forse, Arsenio,
nell'ora che si scioglie, il cenno d'una
vita strozzata per te sorta, e il vento
la porta con la cenere degli astri.
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categoria: Barzellette
Buffon
Una signora sta trascorrendo il fine settimana in un albergo di montagna quando la costruzione in cui si trova la sua stanza prende fuoco. Ormai tra le fiamme, la signora afferra il suo bambino di pochi anni e spalanca la finestra, chiamando disperatamente aiuto. Alle grida accorrono gli altri clienti dell'albergo, che erano usciti a fare una passeggiata nei boschi, e tra loro c'e' anche Buffon, portiere della nazionale di calcio, il quale si fa subito avanti, gridando alla signora: "Non abbia paura, signora: io sono Buffon, portiere della nazionale, lanci pure il suo bambino, ed io lo prendero' al volo". La signora e' quanto mai titubante, ma le fiamme incalzano e lei e' al terzo piano, e non sembra ci sia altra via di scampo. Intanto, anche altre voci dal basso ripetono: "Coraggio signora, lui e' Buffon, il portiere della nazionale, non c'e' pericolo. Lanci il bambino, lanci il bambino". Dense nuvole di fumo si stanno ormai innalzando, il fuoco si sta avvicinando sempre di piu'; la signora allora si decide: prende il bambino, lo bacia, e lo lascia cadere nel vuoto. Tra gli applausi dei presenti, con un volo plastico, Buffon si lancia, prende il bambino prima che cada, poi lo fa palleggiare due volte a terra e lo rinvia verso il centro del campo.
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categoria: Barzellette
Tre astronauti devono partire per lo spazio per un viaggio che durerà anni. Naturalmente visto che staranno nello spazio per tanto tempo sono liberi di portarsi quello che vogliono, per rendere meno gravoso il passare del tempo. Il primo dice che gli piacciono le donne e cosi' si porta dietro 20 donne bellissime. Il secondo dice che adora mangiare, cosi' gli riempiono l'astronave di ogni possibile alimento. Il terzo confessa di essere un patito per il fumo e cosi' gli riempiono l'astronave di sigari e sigarette. I tre partono quindi ognuno con la sua astronave. Dopo 10 anni finalmente ritorna il primo astronauta. Si apre il portellone ed escono dozzine di bambini. Gli chiedono come è andata e lui: "Ah, veramente una bella missione". Dopo un po' arriva il secondo; si apre il portellone e ne esce una sfera compatta di lardo di 200 Kg che tutto contento se ne va. Dopo un po' arriva il terzo; si apre il portellone ed esce l'astronauta incazzato come una bestia. Gli chiedono com'e' andata e lui: "i ceriniiiiii...!!"
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categoria: Barzellette » uomini e donne
"Cose che un uomo nudo non vorrebbe mai sentirsi dire da una donna: - Cos'e'?! - Perché non ci facciamo solo le coccole? - Ahhhh, carino! - Sai che adesso la chirurgia fa miracoli? - Posso dipingergli sopra una faccina che ride? - Wow, e i tuoi piedi sono così grandi! - Ok, proveremo a cavarci fuori qualcosa... - Squittisce se lo schiaccio? - (Indicando, sghignazza) - Posso essere onesta con te? - (Guardandosi intorno) oh che carino, hai messo l'incenso! - Questo spiega la tua macchina - Magari se lo bagnamo cresce - Perché Dio mi punisce? - Almeno non durerà a lungo... - Mai visto niente così - Ma funziona lo stesso, vero? - Sembra così poco usato... - Ho fumato spinelli più grossi di questo - Forse è meglio alla luce naturale - Perché non passiamo direttamente alla sigaretta? - Hai freddo? - Se prima mi ubriachi... - E' un'illusione ottica? - E' meraviglioso che tu abbia così tanti altri talenti (grazie a Giovanni) "
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categoria: Poesie
Fumatori di carta
Mi ha condotto a sentir la sua banda. Si siede in un angolo
e imbocca il clarino. Comincia un baccano d'inferno.
Fuori, un vento furioso e gli schiaffi, tra i lampi,
della pioggia fan si che la luce vien tolta,
ogni cinque minuti. Nel buio, le facce
danno dentro stravolte, a suonare a memoria
un ballabile. Energico, il povero amico
tiene tutti, dal fondo. E il clarino si torce,
rompe il chiasso sonoro, s'inoltra, si sfoga
come un'anima sola, in un secco silenzio.
Questi poveri ottoni son troppo sovente ammaccati:
contadine le mani che stringono i tasti,
e le fronti, caparbie, che guardano appena da terra.
Miserabile sangue fiaccato, estenuato
dalle troppe fatiche, si sente muggire
nelle note e l'amico li guida a fatica,
lui che ha mani indurite a picchiare una mazza,
a menare una pialla, a strapparsi la vita.
Li ebbe un tempo i compagni e non ha che trent'anni.
Fu di quelli di dopo la guerra, cresciuti alla fame.
Venne anch'egli a Torino, cercando una vita,
e trovò le ingiustizie. Imparò a lavorare
nelle fabbriche senza un sorriso. Imparò a misurare
sulla propria fatica la fame degli altri,
e trovò dappertutto ingiustizie. Tentò darsi pace
camminando, assonnato, le vie interminabili
nella notte, ma vide soltanto a migliaia i lampioni
lucidissimi, su iniquità: donne rauche, ubriachi,
traballanti fantocci sperduti. Era giunto a Torino
un inverno, tra lampi di fabbriche e scone di fumo;
e sapeva cos'era lavoro. Accettava il lavoro
come un duro destino dell'uomo. Ma tutti gli uomini
lo accertassero e al mondo ci fosse giustizia.
Ma si fece i compagni. Soffriva le lunghe parole
e dovette ascoltarne, aspettando la fine.
Se li fece i compagni. Ogni casa ne aveva famiglie.
La città ne era tutta accerchiata. E la faccia del mondo
ne era tutta coperta. Sentivano in sè
tanta disperazione da vincere il mondo.
Suona secco stasera, malgrado la banda
che ha istruito a uno a uno. Non bada al frastuono
della pioggia e alla luce. La faccia severa
fissa attenta un dolore, mordendo il clarino.
Gli ho veduto questi occhi una sera, che soli,
col fratello, più triste di lui di dieci anni,
vegliavamo a una luce mancante. Ii fratello studiava
su un inutile tornio costruito da lui.
E il mio povero amico accusava il destino
che li tiene inchiodati alla pialla e alla mazza
a nutrire due vecchi, non chiesti.
D'un tratto gridò
che non era il destino se il mondo soffriva,
se la luce del sole strappava bestemmie:
era l'uomo, colpevole. Almeno potercene andare,
far la libera fame, rispondere no
a una vita che adopera amore e pietà,
la famiglia, il pezzetto di terra, a legarci le mani.
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categoria: Aforismi
La vita
Mi sono trovato solo.
Avevo bisogno di qualcosa
una voce mi disse
"non hai bisogno di niente"
la vita e' una muffa
segnalata da Anonimo domenica 9 giugno 2002
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categoria: modi di dire
Vuoi dire la messa al prete??
traduzione:
Uè ragazzini..vuoi dire la messa al prete?
Bosisio/Fuma - tratto da le perle di Bosisio e Fuma
segnalata da Mystery giovedì 12 aprile 2007
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categoria: SMS pronti
Fumo
Ho smesso di fumare. Vivrò una settimana di più e in quella settimana pioverà a dirotto.
Woody Allen - tratto da ROBYMILLELUCI
segnalata da ROBYMILLELUCI giovedì 3 febbraio 2005
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categoria: SMS pronti
Fumo 2
Ho letto nel "Reader's Digest" che le sigarette fanno male. Così ho subito smesso di leggere il "Reader's Digest".
(Anonimo)
segnalata da ROBYMILLELUCI giovedì 3 febbraio 2005
voti: 7; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: SMS pronti
Fumo 3
- Sigaretta?
- No grazie, io fumo solo dopo il sesso.
- Ah, beato te che sei riuscito a smettere.
Philotto - tratto da ROBYMILLELUCI
segnalata da ROBYMILLELUCI giovedì 3 febbraio 2005
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