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frasi d'amore

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frasi d'amore


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Per Victor Hugo

Faccio tutto ciò che posso perché il mio amore non ti disturbi,
ti guardo di nascosto,
ti sorrido quando non mi vedi.
Poso il mio sguardo e la mia anima ovunque vorrei posare i miei baci:
sui tuoi capelli, sulla tua fronte, sui tuoi occhi, sulle tue labbra,
ovunque le carezze abbiano libero accesso.

Juliette Drouet

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Per Lord Alfred Douglas - 1891

Mio carissimo ragazzo – il tuo sonetto è proprio adorabile ed è meraviglioso che quelle labbra a foglia di rosa siano state fatte non meno per la musica delle canzoni che per la follia dei baci.
La tua snella anima d’oro cammina fra passione e poesia.

So che Giacinto, amato cosi appassionatamente da Apollo, eri tu ai tempi dei Greci.

Perché sei solo a Londra e quando vai a Salisbury? Vai là, rinfrescati le mani nel grigio tramonto delle cose gotiche, e vieni qui quando vuoi.

E un posto delizioso, manchi solo tu, ma vai a Salisbury, prima.

Sempre, con imperituro amore,
Il tuo
Osca

Oscar Wilde

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Per Francis Scott Fitzgerald - 1920

Guardo lungo il sentiero e ti vedo arrivare – dalla foschia e dalla nebbia i tuoi cari pantaloni stazzonati si affrettano verso di me – Senza di te, caro, carissimo non potrei vedere, né udire, né sentire, né pensare – o vivere – ti amo cosi tanto e, per tutta la nostra vita, non permetterò che passiamo un’altra notte separati. Senza di te è come chiedere pietà a un temporale o uccidere la bellezza o diventare vecchi.
Ho una tale voglia di baciarti – e dietro sull’attaccatura dei tuoi cari capelli e sul petto – ti amo – e non posso dirti quanto.
Pensare che morirei se tu non lo sapessi – sciocco – devi tentar di capire quanto ti amo – come sono senza vita quando tu non ci sei – non posso neppure odiare queste dannate persone –
Nessuno ha il diritto di vivere se non noi – e loro stanno insozzando il nostro mondo e non posso odiarli per il fatto che ti voglio – Vieni in fretta – Vieni in fretta da me – non potrei fare a meno di te neppure se tu mi odiassi e fossi coperto di piaghe come un lebbroso – se fuggissi via con un’altra donna e mi facessi morir di fame e mi picchiassi – ancora ti vorrei, lo so – Amore, Amore, Caro –

Tua moglie

Zelda Fitzgerald

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Per Louise de Coligny-Chatillon - 28 Settembre 1914

Avendovi detto questa mattina che vi amavo, mia vicina di ieri sera, provo ora meno vergogna a scrivervelo. L'avevo già capito quel giorno a colazione a Nizza nella città vecchia, quando i vostri grandi e begli occhi di cerbiatta mi avevano cosi turbato che me ne ero andato al più presto per evitare la vertigine che mi procuravano. E quello sguardo che rivedo dovunque, piuttosto che i vostri occhi di questa notte di cui il mio ricordo ritrova soprattutto la forma e non lo sguardo. Di questa notte benedetta ho soprattutto conservato davanti agli occhi il ricordo dell’arco teso della bocca semiaperta di giovane fanciulla, di una bocca fresca e ridente, che proferiva le cose più ragionevoli e più spirituali con un suono di voce cosi incantatore che, con lo spavento e il dispiacere in cui ci gettano i desideri impossibili, sognavo che vicino a una Luisa come voi, non avrei voluto essere nient'altro che il Taciturno*. Potessi ancora tuttavia udire una voce il cui fascino procura illusioni cosi meravigliose! Sono passate solo ventiquattro ore da questi avvenimenti e già l'amore mi prostra e mi esalta di volta in volta cosi in alto e cosi in basso che mi domando se ho già veramente amato. E io vi amo con un brivido così deliziosamente puro che ogni volta che io mi immagino il vostro sorriso, la vostra voce, il vostro sguardo tenero e malizioso mi sembra che, non dovessi più vedervi di persona, la vostra cara apparizione legata al mio cervello non smetterà mai di accompagnarmi. Come potete vedere, ho preso, ma senza volerlo, delle precauzioni da disperato, perché dopo un minuto vertiginoso di speranza non spero più, se non che voi permettiate a un poeta che vi ama più della vita di eleggervi sua signora e di dirsi, mia vicina di ieri sera a cui bacio, le adorabili mani, il vostro appassionato servitore.

Guillaume Apollinaire

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Per Teresa Guiccioli - 25 Agosto 1819

Mia carissima Teresa, ho letto questo libro nel tuo giardino; amore mio, tu non c'eri, o io non avrei potuto leggerlo. E' uno dei tuoi favoriti e lo scrittore era un amico mio. Tu non capirai queste parole inglesi, e altri non le capiranno, ecco la ragione per cui non le ho scarabocchiate in italiano. Ma riconoscerai la calligrafia di colui che ti amò appassionatamente, e capirai che, su un libro che era tuo, poteva solo pensare all'amore. In questa parola, bellissima in tutte le lingue, ma soprattutto nella tua - Amor mio - è compresa la mia esistenza qui e dopo. Io sento che esisto qui, e sento che esisterò dopo, per quale scopo lo deciderai tu; il mio destino riposa con te, e tu sei una donna di diciotto anni, che ha lasciato il convento due anni fa. Desidererei che fossi rimasta lì, con tutto il mio cuore, o, almeno, che non ti avessi incontrata nel tuo stato di donna sposata. Ma per questo è troppo tardi. Io ti amo e tu mi ami o almeno, cosi dici, e agisci come se mi amassi, il che comunque è una grande consolazione. Ma io ancor più ti amo e non posso cessare di amarti. Pensa a me qualche volta, quando le Alpi e l'oceano ci divideranno, ma non sarà cosi a meno che tu non voglia.
Lord Byron

Gorge Byron

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