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O poesia nel lucido verso


O poesia, nel lucido verso
Che l'ansietà di primavera esalta
Che la vittoria dell'estate assalta
Che speranze nell'occhio del cielo divampa
Che tripudi sul cuor della terra conflagra,
O poesia, nel livido verso
Che sguazza fanghiglia d'autunno
Che spezza ghiaccioli d'inverno
Che schizza veleno nell'occhio del cielo
Che strizza ferite sul cuor della terra,
O poesia nel verso inviolabile
Tu stringi le forme che dentro
Malvive svanivan nel labile
Gesto vigliacco, nell'aria
Senza respiro, nel varco
Indefinito e deserto
Del sogno disperso,
Nell'orgia senza piacere
Dell'ebbra fantasia;
E mentre ti levi a tacere
Sulla cagnara di chi legge e scrive
Sulla malizia di chi lucra e svaria
Sulla tristezza di chi soffre e accieca,
Tu sei cagnara e malizia e tristezza,
Ma sei la fanfara
Che ritma il cammino,
Ma sei la letizia
Che incuora il vicino,
Ma sei la certezza
Del grande destino,
O poesia di sterco e di fiori,
Terror della vita, presenza di Dio,
O morta e rinata
Cittadina del mondo catenata!

Clemente Rebora - tratto da Frammenti lirici

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Vivo al peccato, a me morendo vivo


Vivo al peccato, a me morendo vivo;
vita già mia non son, ma del peccato:
mie ben dal ciel, mie mal da me m'e' dato,
dal mie sciolto voler, di ch'io son privo.
Serva mie liberta', mortal mie divo
a me s'e' fatto. O infelice stato!
a che miseria, a che viver son nato!

Michelangelo Buonarroti - tratto da Rime

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La Bovary c'est moi


Cependant le berceau remue, et il ondule tout
seul... Elle est saisie, et entend une petite
voix tre's douce, si basse, qu'elle la croirait
en elle: "Ma che're et tre's che're maitresse, si
j'aime à bercer votre enfant, c'est que je
suis moi-meme enfant"... De's ce jour elle n'est
plus seule...
J. Michelet, La sorcie're

Dice: ti cullo il bambino perché
anch'io sono un bambino - ma è assurdo.
Non può avere la voce uno che non è qui
ne' braccia ne' potrei volendo cullarlo a mia volta.
Pure il bambino vero tace se resto in ascolto
della sua finta voce nella mia finta pace.
Pure gli posso far dire ogni parola che voglio:
mio amore quanto errore e dolore ci divide
quanto futuro senza futuro si spalanca.
Vuole mettere ordine vuole che mi riposi.

Gli posso far pensare ogni pensiero che voglio:
lei pensa che io penso - mi pensera'.
Pensami nella mia camera
ingombra del mio niente.
Pensami nel mio niente carico di tutto.
Di me diranno che ho visioni che sono magra.
Di me diranno abbia cura della salute.
Ma tace il bambino vero se resto in ascolto.
Tace se resto in ascolto il tic-tac dell'orologio.
Mi ha detto non avere paura
non è quello il tempo vero
non guardare
non toccare
le vene sulle tue mani.

Giovanni Giudici

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Meravigliosamente un amor mi distringe


Meravigliosamente
un amor mi distringe
e mi tene ad agn'ora.
Com'om che pone mente
in altro exemplo pinge
la simile pintura,
cosi, bella, facc'eo,
che 'nfra lo core meo
porto la tua figura.

In cor par ch'eo vi porti,
pinta como parete,
e non pare di fore.
O Deo, co' mi par forte.
Non so se lo sapete,
con' v'amo di bon core:
ch'eo son si vergognoso
ca pur vi guardo ascoso
e non vi mostro amore.

Avendo gran disio,
dipinsi una pintura,
bella, voi simigliante,
e quando voi non vio ,
guardo 'n quella figura,
e par ch'eo v'aggia avante:
come quello che crede
salvarsi per sua fede,
ancor non veggia inante.

Al cor m'arde una doglia,
com'om che ten lo foco
a lo suo seno ascoso,
e quando più lo 'nvoglia ,
allora arde più loco
e non po' stare incluso:
similemente eo ardo
quando pass'e non guardo
a voi, vis'amoroso.

S'eo guardo, quando passo,
inver' voi, no mi giro,
bella, per risguardare.
Andando, ad ogni passo
getto uno gran sospiro
che facemi ancosciare ;
e certo bene ancoscio,
c'a pena mi conoscio ,
tanto bella mi pare.

Assai v'aggio laudato,
madonna, in tutte parti
di bellezze ch'avete.
Non so se v'e' contato
ch'eo lo faccia per arti,
che voi pur v'ascondete.
Sacciatelo per singa ,
zo ch'eo no dico a linga ,
quando voi mi vedrite.

Canzonetta novella,
và canta nova cosa;
le'vati da maitino
davanti a la più bella,
fiore d'ogni amorosa,
bionda più c'auro fino:
"Lo vostro amor, ch'e' caro,
donatelo al Notaro
ch'e' nato da Lentino."

Giacomo Da Lentini

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La belle dame sans merci

Certo i gabbiani cantonali hanno atteso invano
le briciole di pane che io gettavo
sul tuo balcone perché tu sentissi
anche chiusa nel sonno le loro strida.

Oggi manchiamo all'appuntamento tutti e due
e il nostro breakfast gela fra cataste
per me di libri inutili e per te di reliquie
che non so: calendari, astucci , fiale e creme.

Stupefacente il tuo volto s'ostina ancora, stagliato
sui fondali di calce del mattino;
ma una vita senz'ali non lo raggiunge e il suo fuoco
soffocato è il bagliore dell'accendino.

Eugenio Montale

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