In questa categoria oggi sono state inserite 175 poesie.
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La paura
So' coraggioso e forte!
-disse un cavallo ar Mulo - e vado ar campo
pieno de fede, sverto come un lampo,
tutto contento de sfidà la morte!
Se arriva quarche palla che m'amazza
sacrifico la vita volentieri
pe' la conservazione de la razza.
- capisco, - disse er Mulo -
ma, su per giù, pur'io
che davanti ar pericolo rinculo,
nun conservo la razza a modo mio?
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I pensionati a Bordighera
Nei dondoli
del caffe' lungo la passeggiata, cullano
la fenditura segreta, la vena
del crollo, vigilati
dalle Eumenidi pie. Tramontarono
le glorie dello sconto-incassi, dei servizi
di direzione; una punta
attutita quel giorno che prese
a crepitare improvviso
nel folto il piovasco, e resto'
la parola non detta, inespresso
il bacio (ne rinarra
soltanto stamane, in raffiche
squarciate d'estatica musica
il juke-box...). Laggiu', l'onda del Nervia
fa impeto in mare, si fonde
in un gorgo sbiancato, ma piu'
non retrocede la corrente. Solo,
a fronte della passeggiata, senza
un gabbiano, una vela, pagliettato
di luce,
il muro azzurro del confine.
Sergio Solmi - tratto da Dal balcone
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Alla mia nazione
Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico
ma nazione vivente, ma nazione europea:
e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,
governanti impiegati di agrari, prefetti codini,
avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,
funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,
una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!
Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci
pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,
tra case coloniali scrostate ormai come chiese.
Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,
proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.
E solo perché sei cattolica, non puoi pensare
che il tuo male è tutto male: colpa di ogni male.
Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.
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Felicità
C'è un'ape che se posa
su un bottone de rosa:
lo succhia e se ne va...
Tutto sommato, la felicità
è una piccola cosa.
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La melanconia
Fonti e colline
chiesi agli Dei:
m'udiro alfine,
pago io vivro'.
Ne' mai quel fonte
co' desir miei,
ne' mai quel monte
trapassero'.
Gli onor che sono?
che val ricchezza?
Di miglior dono
vommene altier:
d'un'alma pura,
che la bellezza
della natura
gusta e del ver.
Ne' può di tempre
cangiar mio fato:
dipinto sempre
il ciel sara'.
Ritorneranno
i fior nel prato
sin che a me l'anno
ritornera'.
Melanconia,
ninfa gentile,
la vita mia
consegno a te.
I tuoi piaceri
chi tiene a vile,
ai piacer veri
nato non e'.
O sotto un faggio
io ti ritrovi
al caldo raggio
di bianco ciel,
mentre il pensoso
occhio non movi
dal frettoloso
noto ruscel;
o che ti piaccia
di dolce luna
l'argentea faccia
amoreggiar,
quando nel petto
la notte bruna
stilla il diletto
del meditar;
non rimarrai,
no, tutta sola:
me ti vedrai
sempre vicin.
Oh come è bello
quel di viola
tuo manto, e quello
sparso tuo crin!
Più dell'attorta
chioma e del manto,
che roseo porta
la dea d'amor;
e del vivace
suo sguardo, o quanto
più il tuo mi piace
contemplator!
Mi guardi amica
la tua pupilla
sempre, o pudica
ninfa gentil;
e a te, soave
ninfa tranquilla,
fia sacro il grave
nuovo mio stil.
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