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poesie

In questa categoria oggi sono state inserite 175 poesie.


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Stretto nel cuore

Sono un cane vagabondo,
giro per strada tutto il giorno
anche se mi danno da mangiare.
Io continuo a camminare e
su quel ciglio di strada torno
a riposare dove il mio padrone
mi disse di aspettare.
Ed io qui, negli anni son rimasto
ad aspettarti, tra la neve, il ghiaccio,
le botte ed il coraggio, con il cuore
a pezzettoni e le orecchie a penzoloni.
Ho persino pensato, “ma forse tu, mi hai, abbandonato?”
Ma subito il mio cuore questo
pensiero a scartato e sul ciglio
nuovamente son tornato e ti
ho ululato” Padrone, scusami se, non ti ho trovato
ed ora con la morte me ne vado…Io
non ti ho mai scordato e stretto nel
cuore ti ho portato, poiché di te sono
innamorato e non ti ho mai abbandonato.

naida santacruz

segnalata da naida santacruz mercoledì 1 aprile 2009

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Bacia danzando

Dubbi…dubbi,
danzano nella mia mente,
come ritratto nei tuoi occhi malinconici.
Profumo di un fiore,
che ti bacia danzando
sulle gocce di nuvole.
Mai e mai più,
potrai non amarmi,
usa la poesia del turbamento
dell’attimo fuggente, e io
per te, ruberò la luce del sole.
Non esistono poeti…
accarezzati dal sogno irrealizzabile del cuore.
Esiste solo smarrirsi nei tuoi dubbi,
come terremoto vagante
che si ferma come foglia soffice
sulla mia isola d’emozione.
Toccami ancora amore,
con soavità slancio
del grido dei tuoi occhi,
sgocciolato dal profondo tuo cuore infinito.

naida santacruz

segnalata da naida santacruz mercoledì 1 aprile 2009

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È angoscia,
il silenzio che giunge all’orecchio,
sei tu che non hai niente da dire,
son morte le parole.
Qua vive solo un lampo d’amore
un piccolo segno, e
rimpiango quei voli
vissuti con te.

Stefania Biscardi - tratto da i miei pensieri...

segnalata da Stefania martedì 31 marzo 2009

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Note d'amore

Sulle righe del mio sentimento,
ci sono le note piu nvere.
Nei miei pensieri componi i miei versi,
tu sei il palco dove poggia la mia fortuna,
e l'orizzonte dove sfoggia la mia anima,
ma soprattutto
l'opera piu bella
che al cuore di un artista
hai saputo incidere.
e sul disco della nostra esistenza
faremo una compilation di grandi momenti
e sulla copertina ci saranno i volti di una coppia felice
impressa per l'eternità.

Marco poeta siracusano - tratto da dai suoi brani poetici

segnalata da marco martedì 31 marzo 2009

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LI VECCHIARIEDDI

LI VECCHIARIEDDI

Li vecchiarieddi vuardano luntano.
A li vuerre, a la famma, a li stiendi,a
lu surore re la fronta pe’ affà esse
‘na vrancata re raurinio ra’ int’à la terra,
certi vvoti avara, certi vvoti pure matregna.
Vuardano a li figli crisciuti
‘ntiempi re’ vuerra cum’a li puorci
magnanno la farina re li gliandi,
li mmeli ancora acevere
ca cariano ‘nterra ra l’arbero
‘nzecculluto annanzi a lu purtone re la casa.
S’allicordano ca’ puri quanno murìa
‘na jaddina vicchiaredda
ca’ nun servìa mango a fare l’ ova la matina,
era ‘na festa pe’ tutta la casa.
Ardia lu’ ffuoco rint’à lu’ fucone
e se mettìa a volle pe’ tutta la jurnata.
La sera se facia festa.
‘Nu tuozzo re pane niuro,
‘nzuppato rint’à la vrora caura,
nu’ pezzettudo re carni tuosto cum’à na preta
e iddo ca’ se rusucava, chianu chiano,
cu’ chiri quatto rienti trumulianti,
li pieri arrappuliati re la jaddina.
Lu vecchiarieddo vuardava li niputi,
assettati a circhio annanzi a lu’ fucone,
aizava ll’uocchi a lu suffitto affummuchiati
e po’ ringrazziava a Dio!

Catello Nastro

TRADUZIONE
(dal dialetto cilentano)

I vecchi guardano lontano. Ricordano le guerre, la fame, gli stenti, il sudore della fronte per cavare dal terreno, certe volte avaro, certe volte addirittura malvagio, una manciata di granoturco. Guardano i figli cresciuti in tempo di guerra mangiando pane fatto con la farina con aggiunta di ghiande macinate, come i maiali, e le mele ancora acerbe cadute prematuramente da un albero poco produttivo davanti casa. Ricordano che quando moriva una gallina vecchia, che non serviva nemmeno a fare le uova ogni giorno, era gran festa. Si attizzava il fuoco nel camino, si poneva la carne con le ossa e le frattaglie in un paiolo di rame stagnato e si metteva a bollire per tutta la giornata. La sera era gran festa. Un tozzo di pane nero inzuppato nel brodo e qualche pezzo di carne duro come una pietra. Al nonni toccavano le zampe della gallina, la testa, il collo e le parti meno prelibate. Le parti migliori venivano date ai bambini. Il vecchietto guardava i nipoti che crescevano, alzava gli occhi al soffitto pieno di fumo e poi ringraziava Iddio.

Catello Nastro - tratto da POESIE CILENTANE

segnalata da Catello Nastro lunedì 30 marzo 2009

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