In questa categoria oggi sono state inserite 175 poesie.
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sinestesie,conflitti interiori e remore fugaci che si estendono da un ipotalamo che stupisce e scandalizza, ho forgiato la mia parziale inappetenza di cultura in una lega di piombo e vacuità, ma non riuscivo a dialogare con me stesso...tutto svanì col ricordo d'un cigno che si dileguava all'orizzonte
segnalata da Palamo lunedì 7 febbraio 2011
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Dicembre.
Dicembre non conosce il mare, dicembre è l’ultimo tratto di anteprima di un anno che sta per affacciarsi, l’ultima transenna da metterci dietro ogni mitico traguardo, e al solito percorso, per poter immaginare un confine di gloria, sia pure nel pianto, che nel sorriso; e ti ritiri nella tua cella immaginaria per comprendere meglio il reale che hai lasciato. Dicembre è aspettare il Natale, ricordo antico, ma sempre nuovo, Natale che illumina là dove lo lasci illuminare. Dicembre è il confine di un anno che sta per finire, ma i nostri orizzonti non hanno confini. Eppure riuscirà mai qualcuno ad avere la meglio quando ha visto il diverso, il diverso di un anno che sta per iniziare, riportarsi dietro la pietra passata, quella di sempre, tutto ciò che serve per continuare a costruire; quello che ripeti sul diverso, o tutto di nuovo sul solito. E vedrai che deciderai anche tu, senza accorgertene, dietro la porta di dicembre, con un istinto ispirato dall’amore per la vita, il tuo da fare per l’anno che viene, proprio quando sei consapevole dei dolori e delle gioie della vita. Dicembre è smettere di andare lontano per restare più vicini, malinconie curate da sguardi affettuosi, nostalgie di amori perduti, unico motivo per attendere ancora, e propositi più credibili per l’anno nuovo. E alla sera del trentuno, quando ti scegli il tuo angolo solitario, per i tuoi ultimi sogni abbaiati da una festa che sembra non finire, per stupirsi ancora un po', per poi riunirsi insieme all’improvviso, agli ultimi minuti della mezzanotte, come per dire "Andiamo, un altro anno ci aspetta, facciamolo insieme".
segnalata da Antonio Paladini domenica 6 febbraio 2011
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La vita.
Se guardiamo indietro e’ perché la vita guarda all’inverso, ma tu volta lo sguardo avanti, pensando che evitare gli errori futuri sono sempre più importanti di quelli passati, e’ come se tutto ricominciasse da qui, in ogni momento, sapendo che il dolore passato può diventare germoglio di vita per il futuro; non vuoi sorridere quando l’altro soffre e magari soffre per te : pensando che ogni giorno devi dividerlo con qualcuno, soltanto cosi può essere tuo, ti basta pensare che la normalità e’ tutto ciò che ricopre la follia, proprio l’equilibrio poggia sulla follia, ritrovarsi nella strana decisione se prendere la vita con il viso o come un leone. E anche tu hai capito l’indescrivibile della vita, capire senza dire, e illudersi della banalità dell’esistenza, quando invece e’ l’essenziale. Il resto di questa vita incorniciata alla fine di ogni cosa e di ogni situazione e’ tragedia, il resto di quello che non vogliamo vedere o che abbiamo messo da parte e’ tragedia, il resto e’ tragedia e’ Lassù lo sanno; vuoi pensare alla morte per sapere che stai vivendo, forse la vita e’ un libro dove ce’ scritto solo il concetto di ogni cosa, i particolari spettano a te, se vuoi raggiungere i petali della rosa devi prima camminare sulle spine, e’ l’unico vero duello della vita. Non devi credere, devi arrivare a credere, la vita ha ragione dopo, sei tu che devi capire prima, capiremo dopo quello che non potevamo mostrare prima, e scoprire che tutti hanno bisogno di credere che la morte ha paura del tuo sorriso.
segnalata da Antonio Paladini domenica 6 febbraio 2011
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Silenzi di sempre.
Parole semplici per buoni ritrovi, sicure comparse per buoni motivi, non esiste silenzio senza movente, quel silenzio certo dopo un discorso. Cos’è che tace nella notte, se non la vita di tutti i giorni; tace il grido, tace il lamento del giorno, l’uomo che sceglie, senza volerlo, la frenesia di ogni giorno, e il rumore delle strade; i rumori del giorno tacciono la notte. E nella notte non resta il silenzio, ma è silenzio. L’ultima musica di un orchestra, fatta per pochi dove sembrano molti, le ultime camminate lungo i corsi, pochi sguardi indiscreti, per salutar così, sì, a domani. Domani sera un altro verso irripetibile colorerà il silenzio; vorrei tacere anch’io con quel silenzio, fa male, ma solo così potrò capire cosa mi è stato tolto oggi, scavare dentro se stessi, per capire l’unico perche, quello della vita. Ma poi sarà la notte stessa a portarti via, ti dirà che il resto che c’è da capire, non appartiene più alla sera, ma all’incertezza del domani; sì, fidati, che è meglio credere nel domani, invece che capirlo, se non vuoi che non serva più amare.
segnalata da Antonio Paladini domenica 6 febbraio 2011
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Il cielo.
Com’è freddo sentire, il cielo del non voler capire; proprio in mezzo al di’, quando non sai cosa fare, ma perche prima hai fatto quello che non dovevi. E alla sera, ti basta uscire dalla solita porta, per guardare il cielo, come unico sovrano. Parole al cielo dove la terra non ascolta. Veramente, alla sera, il cielo sembra rispecchiare l’umore di Dio per quello che hanno potuto combinare, oggi, gli uomini da questa parte; sì, anche oggi aveva ragione lui, il cielo. Quale giorno non hai bisogno di credere in quel tratto di cielo; e il cielo non finisce qui. Il cielo, ognuno sembra avere il suo, quasi per non sbagliarsi. Quando da piccolo guardavi il cielo, per vedere le strane forme che facevano le nuvole, mentre aspettavi che il vento cancellasse quella nuvola irripetibile, era un sogno. Adesso, invece, è un sogno inseguirlo il cielo, nella vita di tutti i giorni, e tutto ciò che si insegue è inutile starlo a guardare. Che tu mi insegni, cielo, non c’è la faccio a capire, ma soltanto così posso credere.
segnalata da Antonio Paladini domenica 6 febbraio 2011
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