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poesie

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ti amo e lo farò per sempre

il solo pensiero di te che non 6 con me mi uccide......
le tue parole, ora per me, sono come il vento,
ne le vedo, ne le sento......
xke accecandomi dal tuo amore
sono rimasta senza parole...
il mio amore è cosi forte
ke nn lo dimostro a chiunque
xke il mio amore per pucciosi vede e si sente
alice è un'amore di passaggio
nn attrarti al primo raggio
me lo sento ti deluderà
prova a lasciarla vedrai che nn piangerà.....
te lo dico per il tuo bene
nn state bene insieme
ti amo con tutto il mio cuore
a te che 6 il mio unico amore
è con te che voglio satre
e ricordati che lei nn ti sa amare

giulia t. - tratto da me stessa

segnalata da GIULIA venerdì 8 aprile 2011

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ALBA

Un flebile filo di luce
arrotolato alla mia anima.
Una dolce speranza,
di rivederla splendere.
Sottile pensiero,
di gioia mi invade.

Stefano Tosin - tratto da Un sospiro per amore ed è subito poesia

segnalata da Stefano venerdì 8 aprile 2011

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fa male sentire lo stridio del nostro cielo
ti perdi nascosta dietro un nero velo
le sporche anime stranamente si incontrano
dopo pochi istanti rapidamente si scontrano

Comportamento che tradimento ora mi mostra
La mano si ferma a ogni sospiro trema
la tua persona fuori dal solito schema
che fugge però ad ogni singolo problema

ti Stanchi di nuotare in una mente confusa
scocciato di scacciare queste rumorose fusa
aggiusti tristemente i peggio guai alla rinfusa
peccato troppo docile a cui non regge scusa

Pretendi risposte che chiariscono i tuoi dubbi
troppo contorti ed è il motivo per cui fuggi
gli occhi si spengono su colpe che tu aggiungi
fungi da baratro spezza distanze che allunghi

Rit.
Guarda come Viaggia la mia fantasia
Senti come non distrugge quest'agonia
Distruggi la magia di non essere più mia
Lascia che quest'aria sappia di malinconia
Adesso Piangi

Soffi su fuochi credimi già spenti
Sguardi danno voce ora ai sentimenti
lenti passano i meravigliosi silenzi
consumano i fastidiosi tormenti

Dono la preziosa vita in cambio del nulla
chiudo i miei occhi/dolce melodia mi culla
mentre una lacrima scende sul mio viso
accompagnata dal ricordo di un tuo sorriso

Angelo apri quella porta in paradiso
quando del profumo le lenzuola hai intriso
sai che la sofferenza mia hai deciso
ma sulla pelle ho il nome tuo inciso

Questa Notte cruda ti abbraccia fredda
con la speranza forse che in un sogno venga
Le tue carezze per me traccie d'utopia
Intanto io prego -si- portami via...

non io ;)

segnalata da aleksa giovedì 7 aprile 2011

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il mio peccato

fa male ripensare a quel giorno di rancore,
il giorno in cui io con una pugnalata al cuore,
ti ho salvato,
ma cercando di salvarti,
ho iniziato a odiarmi,
e ora dietro le sbarre,
cerco di andare avanti,
col respiro afannato e un pensiero costante:
che cosa dovrei fare... ?

io ;)

segnalata da aleksa mercoledì 6 aprile 2011

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La zoria virgina e la jaddina

LA ZORIA VIRGINA E LA JADDINA

Era usanza, ne li tiempi antichi,
aroppa la primma notte re li sposi,
appenne lu lenzulo janco
annanti a lu balcone re la casa,
cu’ a lu centro re lu llino,
‘na bedda macchia rosa.

Era la mamma re la zita,
pe’ affà vvedé ca’ la figghia
sova grazzie a edda era arrivata
nnanti all’artare re’ la chiesa
virginedda e ancora ‘libata.

Lu’ lenzulo cu’ la macchia
a lu centro rossa re sango,
l’aviano verè la matina tutte quante,
cumm’esempio all’autri zuriedde,
ca’ primma re arrivà ra’ lu preveto,
n’aviano tuccà lu maneco re lu mbreddo.

Ma si la sposa già l’avìa ‘ngingata,
e primma re lu matrimonio
già a quarcuno l’avìa rata,
s’acceria ‘na vecchia jaddina,
e lu sango suovo stia appiso la matina.

A lu pranzo re li ziti se facia la vrora,
ca’ purtava figghi masculi alla bon’ora,
e si lu ninno nassìa primma ‘nu’ beddo matino,
la mamma e la gnora riciano a la chiazza
ca’ era la natura ca’ era sciuta pazza,
e si sulo aroppa sette misi era nato lu’ bambino,
vuleva sulamente significà ca’ era sittimino!!!

TRADUZIONE
Era consuetudine anticamente, nei paesini dell’alto Cilento, dopo la prima notte di matrimonio, appendere al balcone della camera da letto, il lenzuolo sporco di sangue della sposa vergine. A quel tempo arrivare alle nozze ancora “cumme l’avìa fatti la mamma” era quasi un obbligo oltre che un motivo di onore e di orgoglio per la famiglia della sposa. Quando la mamma della sposa veniva a conoscenza che la figlia non era più illibata, la mattina dopo la prima notte di nozze, avendo provveduto a sgozzare una gallina vecchia ( che da anche buon brodo ma che non faceva più le uova) cosparge il sangue al centro del lenzuolo, nel punto strategico, creando una macchia adeguata e di poi il lenzuolo viene esposto al balcone per l’intera giornata. Tutti dovevano sapere che la ragazza (zuriedda) era arrivata ancora vergine alle nozze, proprio come mamma l’aveva fatta. La gallina non veniva buttata, ma il giorno veniva usata per fare un buon brodo per la sposa. Tradizione voleva che il brodo di gallina propiziava alla sposa figli maschi, allora importanti per i lavori nei campi. E se il bambino nasceva due mesi prima? Era semplicemente nato settimino!!!

Catello Nastro - tratto da Poesie Cilentane

segnalata da Catello Nastro lunedì 4 aprile 2011

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