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categoria: Poesie
Luci ed ombre tra poesia e politica
LUCI ED OMBRE
TRA POESIA E POLITICA
Nell’animo del poeta
ora si accendono
ora si spengono
luci ed ombre
di una esistenza diversa.
Diversa nel vivere,
nell’amare profondamente,
nell’emozionarsi per un nulla
fino a cospargere di lagrime
- ora di gioia, ora di dolore -
un candido fazzoletto
ricettacolo di sentimenti:
ora come un forziere,
ora come un bidone
della raccolta differenziata.
Ma la poesia salverà il mondo?
Forse lo farà la politica…
Ma il mondo ha bisogno
più di poesia che di politica.
Il canto del poeta è diverso
dal discorso del politico.
Il canto del poeta
ha la voce di un usignolo:
ora in primavera fiorente,
ora in autunno cadente.
Dare poesia alla vita,
cambiare le regole usuali.
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro venerdì 14 ottobre 2011
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categoria: poesie
Come un ramoscello
COME UN RAMOSCELLO
Come un ramoscello,
abbarbicato al tronco
maestoso e secolare
di un atavico ulivo
dell’entroterra cilentano,
pur avanzato negli anni
e consunto da piogge
e temporali illuminati
da fulmini e saette
di terrificante effetto,
continuo a raccontare
storie fantastiche
con politici camaleonti
e falsi imprenditori
camuffati da folletti.
Ed io ramoscello
abbarbicato al tronco,
dissidente guardo il cielo
speranzoso in un cambiamento
che non avverrà mai.
Vorrei urlare alle stelle
la mia rabbia, ma non posso.
Domani potrebbe passare
una gigantesca ruspa
e spianare l’uliveto.
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro venerdì 7 ottobre 2011
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categoria: Poesie
Antica serenata
ANTICA SERENATA
C’erano tutti gli amici giù in cantina,
più di venti, forse una trentina,
più due chitarre, il cantante,
nacchere, tammorre e un mandolino.
Quando la damigiana toccò il fondo,
anche il colore della notte scura
diventò chiaro, quasi giocondo,
come se noi fossimo i padroni del mondo.
Erano quelli i tempi della spensieratezza:
gli usignoli dalla cima delle querce centenarie,
che cantavano con melodica dolcezza,
allibirono di fronte a quella efferatezza..
Posero fine al loro melodico concerto,
lasciando il palco alla nostra serenata,
interpretata quasi come per dispetto
ad una zitella che abitava proprio dirimpetto.
La pia donna, dopo appena tre canzoni
si affacciò disperatamente sul balcone,
urlando e minacciando a profusione,
agitando nell’aria un bel bastone.
“Se di qua subito non ve ne andate,
vi faccio la doccia con l’acqua sporca del bucato!!!”
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro domenica 18 settembre 2011
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categoria: Poesie
Come un libro
COME UN LIBRO…
Come un libro d’amore,
iniziato a leggere da mezzo secolo,
dalle pagine sbiadite e i fogli consumati,
siamo arrivati all’indice.
Ogni capitolo una storia:
ora d’amore, ora di sdegno,
come nell’antica poesia cilentana
che si declamava tanti anni fa.
Alterne vicende umane,
senza un falso gossip
per attrarre spettatori
pigri e insonnoliti.
Come lo scorrere delle acque
di un torrente ora in pianura,
ora in ripida discesa:
quasi una cascata gorgheggiante.
Siamo alle ultime pagine
di un libro stropicciato
dal tempo e dall’uso continuo
per leggere attentamente il contenuto.
Siamo alle ultime pagine:
ma la storia d’amore continua…
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro sabato 17 settembre 2011
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categoria: Poesie
PSICOLOGICAMENTE ESAUSTO
PSICOLOGICAMENTE ESAUSTO
Ho le batterie scariche.
Il cervello si sforza a partire.
Sono solo col mio io.
Nessuno può soccorrermi.
Vorrei sprofondare,
ma non posso.
E’ la Fede che lo impone.
Vorrei momentaneamente assentarmi:
ma non posso:
non è previsto dal regolamento
della vita quotidiana reale.
Vorrei cercare rifugio
in un fiasco di vino sincero:
ma non posso:
non sono un vigliacco.
Sono solo un essere umano
come una presa elettrica
soggetto a sbalzi di corrente.
Riattacco la spina
e riprendo a lottare.
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro mercoledì 3 agosto 2011
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categoria: Poesie
Amare una unica donna
AMARE UNA UNICA DONNA
Amare una donna
è sdraiarsi ai piedi di un albero,
in un bosco verdeggiante di primavera
o su un giaciglio di foglie ingiallite
e sentire lo scricchiolio
al contatto con la schiena appoggiata.
Tutti gli alberi del bosco
sorrideranno all’umana presenza,
singolare intrusa in un contesto diverso,
mentre il tronco maestoso
veglierà ripetuti amplessi,
incalzanti abbracci, teneri sorrisi.
Ed il sole luminoso di giorno,
la pallida luna discreta di notte,
applaudiranno il mescolio di viventi
in un connubio di eventi
ora metodici e lenti
ora incontrollabili e spinti.
Anche l’ intrusa civetta,
simbolo di antica terra cilentana,
smetterà di gracchiare platealmente,
diventando d’un tratto discreta,
permettendo all’innamorato
di amare una donna.
La sua unica donna.
Catello Nastro
segnalata da Catello Nastro lunedì 1 agosto 2011
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categoria: Poesie
'A staggiona 2011
‘A STAGGIONA 2011
Cumm’è mmoscia chesta staggiona
pe’ chi tene ‘a penziona,
sulo l’offerte spiggiali
se ne pote accattà a quintali.
Si vuò ‘i ‘o risturante
- addò ‘nge vanno tutte quante –
ai ‘da restà pe’ na’ summana riuno
senza guardà ‘nfaccia a nisciuno..
Ma tu si vecchio e sfurtunato,
mmiezzo futtuto e pinzionato,
e ammiezzo a tutte chella massa ‘e parienti,
nisciuno t’invita, chilli fetienti.
Ma nu’ spavetto ca’ pummarola
è ggià pronto ca te cunzola,
e pure si nun ‘ngè sta ‘na fellata ‘e presutto,
magna ‘e spaghette e po’ te ne futte.
Chi ‘e poco s’accuntenta,
sta sempe bbuono ammiezz’à ggente,
e nunn’è ditto ca’ cchiù ‘e te vale,
chilo ca’ se po’ magnà spisso ‘o ccaviale.
Catello Nastro
TRADUZIONE AD SENSUM
Chi si accontenta gode. L’estate 2011 segna l’inizio della crisi che si spera non duri molto. Non guardate solo chi sta meglio di voi, ma anche chi sta peggio. I pensionati, ad esempio, si devono accontentare delle piccole cose, ma se le sanno apprezzare meglio e se le sanno gustare, si trovano in una situazione migliore dei ricchi, pur essendo a reddito basso. Chi mangia il caviale può darsi che non mangia come quello che si gode un piatto di economiche, cocenti, croccanti, alici fritte. Con un pizzico di sale e due gocce di limone.
segnalata da Catello Nastro martedì 19 luglio 2011
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categoria: Poesie
LITIGI DI PAROLE
LITIGI DI PAROLE
Pensieri e parole si alternano
nel meccanismo del cervello
compromettendo sentimenti
già provati da vicissitudini,
sperimentazioni, sproloqui,
convulsioni cerebrali.
Ragione e sentimento
si sovrappongono, incessanti,
in un percorso che non
avrà mai fine, mai un punto.
Eppure è la norma che decide,
che stabilisce i confini,
che detta le regole della competizione,
che sancisce le puntate
come in uno sceneggiato televisivo,
con attori finti ed attrici camuffate.
Il protagonista, ora attivo, ora succube,
sono io che lotto, che soffre, che decide.
Con alterne vicende…
Catello Nastro
Catello Nastro - tratto da NUOVE
segnalata da Catello Nastro venerdì 15 luglio 2011
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categoria: Poesie
La fazzi 'ngiallunuta
24 - LA FAZZI ‘GIALLUNUTA
“Duttò, duttò.
cumm’aj ra fari,
cu’ la fazzi ‘ngiallunuta,
che mm’hao ra pigghiari???”
“Pigghiati ‘nu maglioni verdi
e ‘nu cauzone ruscio,
ca’ quanno aiessi a la chiazza
annandi a tutti quanti,
si propeto tu lu’ cchiù alliganti!!!”
Catello Nastro
TRADUZIONE
Un giovane, alzatosi con la faccia pallida, va a consultarsi dal medico. Costui, seccato per la visita inopportuna e non certamente grave, per prenderlo in giro gli consiglia di indossare un maglione verde ed un pantalone rosso, così quando uscirà di casa sarà il più elegante di tutta la piazza del paese.
segnalata da Catello Nastro sabato 18 giugno 2011
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categoria: Poesie
La varricedda
22 - LA VARRICEDDA
‘Na mamma tenìa
‘nu figghiu zico,
ca’ stanno sempe
ammienzo a la via,
avia acchiappata
‘na malatia..
Jette primma
ra la mahara
ca’ cu’ ‘na maggia
lu ngarmava,
ma lu’ mmali nun passava.
Lu’ juorno aroppa
jette ra lu farmacista,
ca’ ‘nguntrao a primma vista..
“Duttò, duttò, viniti a la casa
ca’ lu ninno mio zico,
oj scjorta bedda,
propeto ra sotto a l’umbillico,
acchiappau la varricedda,”
“Oi nenna mia bedda,
nun ve ‘mbrissiunati
ca nunn’è ggravi la varricedda,
ma quant’anni tene lu guaglione?
-Sule quatt’anni è ancora zico!”-
“Allora è zico, ‘o ninno,
nun è ancora guaglione,
si nò tenìa la varrone!!!.
TRADUZIONE
Una mamma teneva un figlio piccolo che stando sempre in mezzo alla strada o in piazza assieme ai coetanei, aveva contratto la varicella. Va prima dalla fattucchiera, ma la magìa non funziona, inontra di poi per strada l’aiutante del farmacista e gli comunica la malattia del figlio. Questi chiede l’età, e quando la mamma risponde che ha solo quattro anni, il giovane inesperto risponde che a quattro anni per forza doveva avere la “varricedda” non un “marrone”.NB. Con la parola “varra” si indicava anche l’organo sessuale maschile.
Catello Nastro - tratto da Poesia erotica cilentana
segnalata da Catello Nastro venerdì 17 giugno 2011
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