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Riflessioni dopo 10 anni da quel micidiale Agosto 1977
[Ideale seguito, della poesia
“Al mio amore campobassano”
segnalata da FernyMax il 27 maggio 2002]
In questo istante mi sento svuotato, con un gran nodo alla gola e una terribile voglia di piangere, che mi muore dentro...
Guardo al mio passato e mi pento di avere sprecato tanta vita, di lasciare tanti tentativi incompiuti, gli amori che ho smarrito per strada, le illusioni e i desideri lacerati da un destino inesorabile e crudele... le cose belle e grandi che avrebbero potuto essere e che, invece, non sono mai giunte ad effettivo compimento.
Adesso è come se cantassi la mia passione per tutte le cose, che ho amato e incominciato, seppellendole ancora bambine.
E pensare che avrebbero potuto darmi tanto di più, forse anche quella felicità, di cui non ho mai goduto se non coi miei sogni.
Ma tutto questo è ormai morto, e resta maledettamente inutile che io pianga sul latte versato...
Tuttavia mi sento così debole e triste, ed affamato di poesia e di tenerezze!
Perché io a quell’amore lasciato lontano lontano ci credo ancora, e non mi dà pace.
Quando le altre cose stornano la mia attenzione, e l’ansia dei tempi mi fa quasi interamente suo, consentendo poco spazio ai ricordi, non è che io riesca a capirmi, salvo che nelle apparenze, perché sulla mia verità del profondo, di questo dolore, che da tanti anni porto dentro, sempre, non c’è nulla da fare.
Nessun medico mi potrà guarire, restituirmi quello che la vita ha tolto: la certezza di un amore, che per me era “il tetto”, vale a dire il massimo che io avessi mai potuto avere e desiderare!
Ma la furia delle lotte presenti e lo slancio delle tensioni ideali, a volte ci dà l'impressione di poter fare a meno del nostro passato, di tutto quanto abbia alimentato qualche magnifica “ossessione” della nostra gioventù.
I grandi passaggi (laurea, professione, altre esperienze sentimentali e sessuali, proprietà, cultura, matrimonio, figli, amicizie, viaggi, hobby, ecc.) si mescolano e metabolizzano con la banale routine, e intanto si invecchia derubricando l'importanza dei sogni e delle speranze dei vent'anni.
Il tempo scorre, "la vita continua"... e io sono già stanco!
Ma allora, non è forse, piuttosto, la Morte, che realmente si ramifica e continua, con subdola macchinazione?
Poiché spesso mi capita di credere che la Vita sia proprio quella, bella e azzurra, ricca della speranza di un amore che non ho più... che per me non si è mai realizzata...
Sì, proprio quella che ho lasciato alle mie spalle e ritorna alla mente ancora al suono d’un nome, facendomi di nuovo soffrire e pensare, mentre mi dicono, a causa d’un mio recente successo, che io sono un vincitore; però loro non sanno!
Io invece so, che si tratta di una bugia... Vincitore!?... Sì, scusate, ma... in verità, di che cosa...?!?
FernyMax - tratto da Ricordi dell'Anima
segnalata da FernyMax domenica 8 giugno 2003
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