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La preghiera di muzio scevola muzio, graziato dal re etrusco Porsenna, che aveva apprezzato il gesto di fiero autolesionismo compiuto dal grande eroe romano, torna a casa con la sua mano bruciacchiata e malridotta. Feste, trionfi, ovazioni, ma le donne non lo guardano piu', perché quella mano è un po' raccapricciante. Scevola, abbattuto e digiuno da troppo tempo, si reca allora in cima al Campidoglio e, dopo il sacrificio rituale, rivolge agli dei questa preghiera: "Giove Ottimo Masssimo, e tu, grande Quirino, Vi prego, soccorretemi, perché sto soffrendo. Fatemi avere le due mani uguali!". Dopo mezzo secondo una folgore squarcia il cielo e Scevola, mezzo intontito, si guarda le mani: gli restano due moncherini perfetti.
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