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Vecchio Mulino
Vecchio Mulino.... non macini più il frumento.
Tu del Piordo il paladino, eri difensore del lavoro dei campi,
ora i pesci del fiume non solleticano più le tue stanche mura.
Il Bue non si rifocilla più al tuo cospetto dopo il duro lavoro del giorno,
ne il gregge s'avvicina dopo il pascolo ad abbeverarsi ai tuoi piedi,
nemmeno il randagio cane si inchina a bere al tuo capezzale.
Sei stato abbandonato dall'uomo e dal suo ingegno...
egli ormai ha dimenticato quanto fosti utile un dì,
le macine giacciono a terra, mostrano la resa di chi ti costruì.
Del santo l'effige carpita e la porta sventrata,
Immobile ascolti il sussulto del fiume malato
che in piena trasporta sacchi di plastica e rami secchi
e il liquame del satollo patrizio romano.
Tu che di notte non hai più pace e profanato assisti al sacrilegio infame
dell'essere falso e maligno che deturpa il tuo cuore
e si abbandona a riti oscuri
e scrive svastiche sui Muri.
E tu antico Piordo.... Padre del Veientano Ager,
perché non susciti dell'antico elmo Marziano
eroe Etrusco che voglia riscattarti ?
Io lo spero... e prego... sulle spoglie di quel luogo sacro,
invoco ancora: Vecchio Mulino... dacci ancora il nostro pane... quotidiano.
Vulca - tratto da il mulino abbandonato sul Piordo
segnalata da Vulca (e-mail) domenica 31 luglio 2005
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