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Diario di claudiocisco: novembre 2008

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{ mercoledì 5 novembre 2008 }

CLAUDIO CISCO

Claudio Cisco

* Nickname : CLAUDIO CISCO
* Data di nascita : 18/10/1964
* Città: MESSINA
* Nazione: ITALIA
* Telefono: 3338480435
* Email: gcimitero@tiscali.it

Parlo di me...

bilancia.come segno della zodiaco.

Sono nato a Messina il 18/10/1964. Sono appassionato dell'arte in tutte le sue forme e manifestazioni ed ho trovato prestissimo la mia realizzazione artistica nella letteratura, anche perchè sollecitato sin da giovanissimo da una innata predisposizione verso la scrittura che si è rivelata sempre viva e costante. Compongo incessantemente sia in linguaggio poetico che in quello prosaico. Tra i temi trattati da me con maggiore interesse spiccano l'amore per l'adolescenza e più in generale per la giovinezza, la continua e spasmodica ricerca di un contatto quasi epidermico con la natura come rifugio personale fin quasi a sentirmi in simbiosi con essa, la sempre presente attrazione verso l'irrazionale e l'indefinito che trova nel mondo della fantasia e dell'onirico, del misterioso e del fabuloso, la più alta espressione della mia creatività. Malinconia e tristezza, desiderio d'evasione e tematiche esistenziali ma anche romanticismo e psicologia dell'animo umano, rappresentano i sentimenti e le attitudini che più mi sono consoni e che traspaiono riflessi emergendo attraverso i personaggi da me creati che sono sempre gli ultimi e i disadattati, i sensibili e gli incompresi. Una fondamentale svolta nella mia creatività è stata data dalla mia recente conversione alla religione evangelica e cristiana che, avvicinandomi fortemente alla fede, mi ha permesso un radicale cambiamento di sentimenti e tematiche delle mie opere, facendomi aprire conseguentemente all'ottimismo e alla certezza della speranza. I testi sprizzano da tutti i pori gioia e positività che hanno sostituito quel buio e quella negatività che vi aleggiavano prima della conversione.

SITO WEB PERSONALE:
www.claudiocisco.blog.tiscali.it

RIFLESSIONI

A dispetto del tempo che inesorabile scivola sui miei anni, son rimasto quel bambino sperduto di ieri con lo stesso terrore di crescere, solo ed incompreso tra mille paure. Ho ancora voglia di sognare, illudermi, fantasticare. Vorrei rifugiarmi in un mondo solo mio, ricco di colori e d’ingenuità, dove poter finalmente tornare bambino senza crescere più, allontanando le terribili ombre della solitudine, della vecchiaia, della morte stessa, ma è un mondo fragile spezzato crudelmente dalla nuda realtà. Così, ogni volta che provo a volare in alto, una forza sconosciuta ed impietosa, mi taglia le ali ed io precipito giù più triste che mai, come un gabbiano che non vola più, mentre le mie lacrime, quelle stesse che percorrevan lente il mio viso pulito di bambino, continuano a non sapere quel che loro stesse vogliono e a non trovare quel fazzoletto che le possa asciugare per sempre. In esse, vedo riflessi i miei sogni, li vedo morire uno dopo l’altro sciogliendosi come gocce di pioggia disposte in fila, sospese alla ringhiera.
Continuo ad osservare con occhi limpidi e stranieri, l’immenso mare della vita ma è sempre inutile sforzarsi nel tentativo d’immergersi. Vedo lontano quel veliero che da piccolo chiamavo col nome di speranza e che non è partito mai. Eppure m’accorgo che dentro e fuori di me, v’è ancora tutto da scoprire e da imparare. Sento in me una grande energia vitale, creativa ed artistica. C’è in me una sensibilità profondissima, spaventosamente grande a confronto del mio fragilissimo essere che più s’ingrandisce e più resta isolata, soffocata dentro come un vulcano che dorme. Vorrebbe esplodere e sommergermi come un fiume in piena ma non può farlo, come una bottiglia smossa dalla quale non è possibile togliere il tappo. Forse sono troppo diverso da tutti perché possa essere capito, o forse è solo colpa mia se non riesco a esternare quello che ho dentro. Comincio a credere di essere un folle, quasi un alieno, così almeno mi creo un alibi per giustificare questo mio giovane vivere, terribilmente e prematuramente invecchiato.
Ho un disperato bisogno di vita, di giovinezza, di entusiasmo, d’amore. Con chi potrò aprirmi manifestando come sono dentro? Chi potrà veramente capirmi? Vorrei trovarti e finalmente gridarti con tutto il fiato che ho: “Ispirami, sconvolgimi, amami”. E intanto cresce il terrore d’invecchiare e il desiderio di morire ancor prima di vedere il mio corpo mortificarsi con le prime rughe. Non potrei mai sopportare il tremendo contrasto tra l’immortalità del mio spirito che, nonostante tutto sembra che esista, e la debolezza del mio corpo in declino. Sono sicuro che dentro, resterò sempre un bambino mai cresciuto anche se avrò i capelli bianchi e conserverò intatta nelle pupille degli occhi, la stessa luce ch’emanavo da piccolo. Amo troppo la giovinezza e non posso fare a meno di sognare per potermene fare una ragione sulla vecchiaia che è uno stato del tutto naturale e, di conseguenza, accettarla con rassegnazione o addirittura giustificarla. Per me la vecchiaia resta il più grave e doloroso castigo che la natura scagli contro gli uomini. È più malvagia e terrificante persino della morte. Eppure devo ammettere che la mia solitudine e la mia tristezza, sono nate con me, le ho conosciute da giovane, almeno in questo, la vecchiaia non c’entra. Estraniato da sempre dalla vita, non avendo niente ed essendo di nessuno, ho scoperto man mano me stesso. La mia solitudine è simile ad un messaggio chiuso in una bottiglia e gettato in mare. Forse un giorno, quando non ci sarò più, leggendo queste mie accorate riflessioni, mi capirai e, scoprendo che valevo qualcosa, piangerai per me.sito di Claudio Cisco

claudiocisco - 06:16 - 0 commenti - commentainizio

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