{ martedì 3 febbraio 2009 } È notte fonda ed io sono ancora sveglio con lo sguardo assente nella mia camera silenziosa, unica mia compagna, testimone di tanta solitudine. Senza chiudere occhio, penso a tutto e a niente. I vecchi soliti dubbi mi si accavallano in mente: come posso dormirci sopra? Sì, lo so! Fermarsi qui a pensare non si può, farla finita neanche. È solo mia la tristezza, la fine. Non ho più la forza di lottare ormai. Un altro inverno è in me, non devo crollare proprio adesso buttandomi via, devo trovare il coraggio di andare avanti da solo: Dove siete amici miei che avevo? Anche tu mi hai detto infine addio voltandomi le spalle, non sono più niente per nessuno ormai. Mi guardo intorno e vedo solo il vuoto. Grida la voce del mio cuore, spenta dal dolore che nessuno ascolta più. Vorrei non essere mai nato, chiudere gli occhi e scomparire in un attimo. Non so che sarà di me, sono confuso, disorientato, mentre gli anni passano veloci. Fuori è buio ed io tremo, comincio ad aver paura. Mi rigiro nel letto, grido nel sonno, ho incubi, sto male, piango e non ce la faccio più. Ho vissuto una vita che non è mai stata vita. Dove fuggire un’altra volta? Come placare questa mia ansia fortissima? Ormai le ho già provate tutte, ogni tipo d’evasione, non è servito a niente! Ora mi ritrovo solo, nel buio, con i fantasmi della notte che m’inseguono molto più di prima. Sono nato solo. E solo morirò. La mia vita è una strana vita, solitaria, incomprensibile, senza senso. Continue rievocazioni della mia adolescenza, sogni irrealizzabili, emozioni intensissime, una impressionante anche per me creatività che mi spinge a scrivere sempre, e poi amori platonici ed immaginari verso ragazze giovani, forse per illudermi pateticamente di ringiovanire. Chimere di eternità le mie, che non hanno nessun riscontro pratico destinate a morire e a dissolversi nel nulla. Su tutto questo sfacelo regna sovrana la signora Solitudine, è sempre e solo lei a starmi accanto fedele, fino ad incitarmi a dialogare con me stesso, parlando naturalmente e tranquillamente da solo, io con me stesso e nessun altro, in fondo sto bene col mio io e mi amo, forse questo è anche un bene che mi permette di tirare avanti senza deprimermi. Non ho una compagna che mi ami e mi dia calore dormendo al mio fianco, non ho figli da educare e crescere, né soldi per campare, niente lavoro per realizzarmi e rendermi utile, nemmeno amici per scambiare quattro chiacchiere, niente di tutto questo: sono il chiaro esempio di come non si dovrebbe mai vivere. Sono anche ossessionato dal continuo timore d’invecchiare e di morire o di essere preda di malattie corporali e questa specie di nevrosi mi perseguita da sempre, giorno per giorno, ora per ora, attimo per attimo. Temo la vecchiaia e la morte perché paradossalmente amo fortemente la vita anche se nella maggior parte dei miei scritti, trasmetto tristezza. Possiedo però una grande virtù che non tutti hanno la fortuna di avere: sono tremendamente sincero nell’arte come nella vita. Le ragioni di questo mio non fare, sono da ricercarsi nel fatto che mi son convinto ormai da tempo che non vale la pena impegnarsi nella vita pratica di tutti i giorni perché la morte arriverà prima o poi per tutti e saremo costretti ad abbandonare ogni cosa di questa terra quindi non ha senso impegnarsi in nulla di materiale, e mi ritorna in mente a tal proposito la famosa frase “gli ultimi saranno i primi” ed io mi sento orientato proprio verso gli ultimi della scala sociale, mai verso coloro che osservano dall’alto. Lo so, davanti ai tuoi occhi, caro lettore che mi leggi in questo momento, sembrerò pazzo, tanto da aver bisogno di mille psicologi ma ti prego rifletti per un attimo prima di giudicarmi e almeno sforzati di comprendermi. Durante questa mia assurda e solitaria esistenza non ho costruito proprio nulla di pratico e nulla ho intenzione di creare per il mio futuro. Preferisco rimanere immerso fino al collo in questo personalissimo mare di inguaribile monotonia e piattezza con una sola ma importante novità: sto cercando Dio con tutto me stesso, forse per riempire quell’enorme vuoto che ho dentro, chiedendo a Lui e solo a Lui tutto quell’amore che ho sempre cercato e non ho mai avuto. Non so spiegare nemmeno a me stesso il perché debba vivere così, forse è stata una mia libera scelta in sintonia con la mia anima inquieta e tormentata, o forse i continui e micidiali attacchi d’ansia sempre presenti sin da piccolo in me, hanno inevitabilmente condizionato tutta la mia esistenza, rendendomi totalmente schiavo di paure ed inibizioni. Ma non ho alibi adesso e non cerco giustificazioni di nessun tipo, sono così e basta e forse, paradossalmente e consapevole di una lucida follia, sono anche felice e orgoglioso di esserlo. Io sono questo, sono fatto così ormai e non mi piango addosso ma, al contrario, mi accetto e mi amo per quello che sono. Ho però dentro di me quell’inquietudine, quell’eterna immotivata per certi versi insoddisfazione che sarebbe giusto chiamare angoscia, che mi rende scrittore, artista, creativo e senza la quale non potrei mai esserlo. Non so se sono davvero un poeta nonostante abbia scritto un’infinità di versi ma non m’importa affatto di saperlo, lo sento dentro di me e non devo dimostrare a nessuno di esserlo. L’unica cosa che so di certo è che scrivere mi fa sentire veramente bene, mi trasporta in alto, liberandomi dall’ansia e dalla materialità di questo mondo. È difficile spiegare, anche per me che mi reputo uno scrittore, quello che provo nell’intimo tutte le volte che ho una penna in mano: è una sensazione di forza, potenza, libertà, eternità mischiate tutte insieme e mi lascio trascinare via dalle parole che scrivo e che mi sommergono come un fiume in piena, incontrollabile, inarrestabile che vuole straripare. Credo che solo quando scrivo riesco ad essere veramente realizzato: sono me stesso, libero! claudiocisco - 19:57 - 0 commenti - commenta | inizio |
Messina 16-12-1989
È quasi Natale ormai ma non è più festa per me,
ogni giorno è uguale all’altro.
Io lo so che in paradiso
non si può vivere per sempre,
ma nei tuoi occhi l’infinito
libera la mia mente,
se potessi io ti raggiungerei dovunque.
Sei tu
che mi fai sognare, ridere, impazzire.
Sei tu
che mi dai il coraggio di ricominciare.
Con te
ci sarà ancora tutto da scoprire
ed io so già
che la mia vita cambierà colore.
Ma tutto ormai appartiene al passato
e sembra non avere futuro.
Oggi cammino da solo per le strade ricche di addobbi natalizi
straniero anche per me stesso con la sola compagnia di lacrime che sanno di sale,
non so dove vado né se sto vivendo.
Mi sono guardato riflesso allo specchio
la barba lunga, i capelli arruffati
io sono cambiato sai
ma si è abbruttito pure il tempo, non si vede più il sole.
Quando l’aria si trasforma all’improvviso
e la tramontana sale,
è il mio cuore che mi chiede dove sei
e proprio in quei momenti tristi,
mi rendo conto che lunghe distanze
ormai mi separano da te.
Una sottile crescente malinconia
allora mi prende sempre più
e sembra che mi arrivi da lontano il calore della tua pelle,
mi par di sentire il suono della tua voce,
il ritmo regolare dei tuoi respiri sul mio petto.
E mi lascio andare così
alla dolce melodia di questi pensieri
e dentro di me fra mille paure
conservo ancora il tuo fuoco.
Giuliana, io darei qualunque cosa per rivederti un solo istante,
mi chiedo se è lo stesso anche per te.
Con amore, tuo Claudio BLOG PERSONALE DI CLAUDIO CISCO claudiocisco - 19:51 - 0 commenti - commenta | inizio |
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