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categoria: Poesie

Solo e pensoso i più deserti campi

Solo e pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi e lenti,
e gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio uman l'arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
dal manifesto accorger de le genti;
perché ne gli atti d'alegrezza spenti
di fuor si legge com'io dentro avampi;
sì ch'io mi credo omai che monti e piagge
e fiumi e selve sappian di che tempre
sia la mia vita, ch'è celata altrui.
Ma pur sì aspre vie né si selvagge
cercar non so ch'Amor non venga sempre
ragionando con meco, et io co llui.

Francesco Petrarca

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categoria: Poesie

Alla sera

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.

Ugo Foscolo

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categoria: Poesie

Felicità raggiunta

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

Eugenio Montale

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categoria: Poesie

Tu non sai le colline


Tu non sai le colline
dove si è sparso il sangue.
Tutti quanti fuggimmo
tutti quanti gettammo
l'arma e il nome. Una donna
ci guardava fuggire.
Uno solo di noi
si fermò a pugno chiuso,
Vide il cielo vuoto,
chinò il capo e morì
sotto il muro, tacendo.
Ora è un cencio di sangue
e il suo nome. Una donna
ci aspetta alle colline

9 novembre '45

Cesare Pavese

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categoria: Poesie

Alla Musa

Pur tu copia versavi alma di canto
su le mie labbra un tempo, Aonia Diva,
quando de' miei fiorenti anni fuggiva
la stagion prima, e dietro erale intanto

questa, che meco per la via del pianto
scende di Lete ver la muta riva:
non udito or t'invoco; ohimè! soltanto
una favilla del tuo spirto è viva.

E tu fuggisti in compagnia dell'ore,
o Dea! tu pur mi lasci alle pensose
membranze, e del futuro al timor cieco.

Però mi accorgo, e mel ridice amore,
che mal ponno sfogar rade, operose
rime il dolor che deve albergar meco.

Ugo Foscolo

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categoria: Poesie

Nel grazioso tempo onde natura


Nel grazioso tempo onde natura
Fa più lucente la stella d'amore,
Quando la terra copre di verdura,
E li arboscelli adorna di bel fiore,
Giovani e dame ed ogni creatura
Fanno allegrezza con zoioso core;
Ma poi che 'l verno viene e il tempo passa,
Fugge il diletto e quel piacer si lassa.
Cosi nel tempo che virtù fioria
Ne li antiqui segnori e cavallieri,
Con noi stava allegrezza e cortesia,
E poi fuggirno per strani sentieri,
Si che un gran tempo smarirno la via,
Ne' del più ritornar ferno pensieri;
Ora è il mal vento e quel verno compito,
E torna il mondo di virtù fiorito.
Ed io cantando torno alla memoria
Delle prodezze de' tempi passati,
E contarovi la più bella istoria
(Se con quiete attenti me ascoltati)
Che fusse mai nel mondo, e di più gloria,
Dove odireti e degni atti e pregiati
De' cavallier antiqui, e le contese
Che fece Orlando alor che amore il prese.

Matteo Maria Boiardo - tratto da Canto Primo

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categoria: Poesie

Alla primavera

Perché i celesti danni
Ristori il sole, e perché l'aure inferme
Zefiro avvivi, onde fugata e sparta
Delle nubi la grave ombra s'avvalla;
Credano il petto inerme
Gli augelli al vento, e la diurna luce
Novo d'amor desio, nova speranza
Ne' penetrati boschi e fra le sciolte
Pruine induca alle commosse belve;
Forse alle stanche e nel dolor sepolte
Umane menti riede
La bella età, cui la sciagura e l'atra
Face del ver consunse
Innanzi tempo? Ottenebrati e spenti
Di febo i raggi al misero non sono
In sempiterno? ed anco,
Primavera odorata, inspiri e tenti
Questo gelido cor, questo ch'amara
Nel fior degli anni suoi vecchiezza impara?
Vivi tu, vivi, o santa
Natura? vivi e il dissueto orecchio
Della materna voce il suono accoglie?
Già di candide ninfe i rivi albergo,
Placido albergo e specchio
Furo i liquidi fonti. Arcane danze
D'immortal piede i ruinosi gioghi
Scossero e l'ardue selve (oggi romito
Nido de' venti): e il pastorel ch'all'ombre
Meridiane incerte ed al fiorito
Margo adducea de' fiumi
Le sitibonde agnelle, arguto carme
Sonar d'agresti Pani
Udì lungo le ripe; e tremar l'onda
Vide, e stupì, che non palese al guardo
La faretrata Diva
Scendea ne' caldi flutti, e dall'immonda
Polve tergea della sanguigna caccia
Il niveo lato e le verginee braccia.
Vissero i fiori e l'erbe,
Vissero i boschi un dì. Conscie le molli
Aure, le nubi e la titania lampa
Fur dell'umana gente, allor che ignuda
Te per le piagge e i colli,
Ciprigna luce, alla deserta notte
Con gli occhi intenti il viator seguendo,
Te compagna alla via, te de' mortali
Pensosa immaginò. Che se gl'impuri
Cittadini consorzi e le fatali
Ire fuggendo e l'onte,
Gl'ispidi tronchi al petto altri nell'ime
Selve remoto accolse,
Viva fiamma agitar l'esangui vene,
Spirar le foglie, e palpitar segreta
Nel doloroso amplesso

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Lettera alla madre


"Mater dolcissima, ora scendono le nebbie,
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo." - Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. -
"Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater."

>

Salvatore Quasimodo

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categoria: Poesie

Va per la selva bruna


Va per la selva bruna
solingo il trovator
domato dal rigor
della fortuna.

La faccia sua si bella
la disfioro' il dolor;
la voce del cantor
non è più quella.

Ardea nel suo segreto;
e i voti, i lai, l'ardor
alla canzon d'amor
fido' indiscreto.

Dal ta'lamo inaccesso
udillo il suo signor:
l'impro'vvido cantor
tradi se stesso.

Pei di del giovinetto
tremo' alla donna il cor
ignara fino allor
di tanto affetto.

E su'pplice al geloso,
ne contenea il furor:
bella del proprio onor
piacque allo sposo.

Rise l'ingenua. Blando
l'accarezzo' il signor;
ma il giovin trovator
cacciato è in bando.

De' cari occhi fatali
più non vedrà il fulgor,
non berrà più da lor
l'oblio de' mali.

Varco' quegli atri muto
ch'ei rallegrava ognor
con gl'inni del valor,
col suo liuto.

Scese, varco' le porte,
stette, guardolle ancor:
e gli scoppiava il cor
come per morte.

Venne alla selva bruna:
quivi erra il trovator,
fuggendo ogni chiaror
fuor che la luna.

La guancia sua si bella
più non somiglia a un fior;
la voce del cantor
non è più quella.

Giovanni Berchet

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categoria: Poesie

La sera del dì di festa

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Semplicita'


L'uomo solo - che è stato in prigione -
ritorna in prigione ogni volta che morde
in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
l'uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.

Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
con l'odore del vino nella calda osteria,
e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri, allegri. Bisogna guardarli dai vetri.

L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino:
il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
ne' di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.

L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati. Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare. Rivede
lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

Cesare Pavese - tratto da Lavorare stanca

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categoria: Poesie

FUGGIRE

Vivere un attimo mentre il tempo brucia i fogli di un calendario appeso ad una parete di una stanza vuota. Immagini, castelli di cristallo e fanciulle dai capelli d'oro, favole soltanto favole che il pensiero crea per dare un senso alla triste vita di un uomo stanco. Fuggire? Ma dove!! e la proiezione di mondi irreali copre ancora una volta, le pareti della stanza vuota. E sembra che pianga quel cane di stoffa accuciato sul divano. L'uomo apre una finestra e guardando il cielo si accorge che le stelle brillano ancora. E le sedie divengon castelli e i tappeti vallate coperte di grano maturo e le lacrime ruscelli di un pianeta lontano.

Gianni Ardi

segnalata da gianni ardi mercoledì 13 ottobre 2004

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categoria: poesie

eppure tu fuggi

Una stretta di mano e siamo gia amici;
una sintonia di sguardi e siamo già vicini
improvvisamente i nostri sogni sono presenti….
i nostri cuori palpitanti.
Eppure tu fuggi!

Eppure tu fuggi….
pur sapendo cos’è l’amore !
fuggi perché non vuoi soffrire
eppure, tu che canti l’amore,
dovresti sapere che amare non fa male;
dovresti sapere che amare non è follia
ma pura poesia!

mara

segnalata da maramara lunedì 26 novembre 2007

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categoria: Poesie

momenti che fuggono

il giorno che se ne va, giorno qualunque
di questo tempo che fugge, come nuvole vorticose
nell'emozione nascosta nel cuore,

fugge la luce all'orizzonte, mentre il buio arriva dietro
il freddo che pizzica sulla faccia, l'inverno partirà presto
con la sua silenziosa dolcezza, di cui noi abbiamo goduto

l'orologio continua con il suo tic-tac......il tempo è il padrone di ogni momento

daniela cesta

segnalata da DANIELA CESTA venerdì 19 febbraio 2016

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categoria: Poesie

GIORNI DI LUCE

Vivere ogni giorno continuando a scorgere sentieri mai percorsi e lontani dal cuore, le ombre vagano e scrutano, mentre la luce riflessa fra gli alberi lascia intravvedere gli attimi del giorno, priva di esso stento a raggiungerlo e come invasa dal terrore rimango atterrita da tanta bellezza;come puo' questa tormentare tanto il cuore al punto di fuggire nel sentiero piu' oscuro?Forse perche' seguire la luce sarebbe morire con essa, infatti un giorno dura poco e le tenebre spaventose arrecano danno all'anima, ma la speranza di giorni di luce dura piu' a lungo come se la possibilita'di sperare la luce dia piu' pace di viverla veramente.

fanny

segnalata da fanny venerdì 18 marzo 2005

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categoria: Poesie

La strada ideale ..... un rischio!

Sogno di fuggire per raggiungere la serenità
là dove il sole scalda la pelle e le amicizie nascono in riva al mare,
là dove tutto sembra più facile e il pensiero del passato svanisce.
Allontanarsi per emarginare il male,
cercare un nuovo mondo perchè quello vecchio è marcio,
fuggire per viaggiare affinchè la bellezza della vita diventi luce,energia, forza.
Quant'è meraviglioso trovarsi con l'amore
sommersi dal fascino del mondo,
là dove le culture si fondono in un unica anima e la vita esplode come una supernova.
Non ho paura di vivere nel fango ma non intendo morirci,
preferisco rischiare di morire nel cercare la strada per fuggire dalla sicura melma,
quindi scappo!
Vi saluto,
Il mio sangue caldo è pronto e non aspetta nessuno!

E.P.

segnalata da Daniele venerdì 28 maggio 2010

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categoria: Poesie

luce del mattino

come è bella la luce del mattino
fuggono le tenebre della notte
fuggono spaventate
portando con se
draghi, mostri, folletti,
scintilla l'aurora con
musica celestiale,
compaiono gli angeli
con sconvolgente bellezza
ad aiutare noi, che abitiamo
su questa terra di dolore.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta giovedì 23 maggio 2013

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categoria: poesie

è l'alba

è l'alba
sorge il sole a nuova vita
tra cielo e terra l'ultimo bacio
toccarsi un istante
nell'attimo che fugge
nell'abbraccio di un amore perduto
fugge la notte mentre lascia spazio alla luce
alla luce del mattino
tutto è ormai chiaro.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta martedì 16 luglio 2013

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categoria: Poesie

straordinaria creatura

fuggi, fuggi, mia creatura,
questo è il tempo dei cacciatori,
la tua luce è così bella e la tua carne buona,

magica creatura, della foresta profonda,
tu vivi nel silenzio tra gli alberi,
straordinaria bellezza del creato,

tra valli e monti, cerchi l'amore,
ami la calma del tramonto, appartiene a te,
splendido cervo dagli occhi scintillanti,

tu appartieni al paradiso, non alle brutture, di questa terra.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta sabato 29 novembre 2014

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categoria: Poesie

impietoso inverno

l'impietoso inverno continua senza tregua,
la tramontana sibila sbattendo ogni cosa, riempiendo di spifferi ogni finestra,
no ha cura, di nessuno, taglia la pelle sulla faccia

gela mani e piedi, fronte e gambe, strapazza la testa
il mio gatto fugge tra la legna, in cantina coperto e riparato
dorme, dorme senza voglia di uscire fuori

i passeri infreddoliti cercano briciole di pane
cruda l'aria, nel cielo bianco-grigio
le stelle non si vedono e non possiamo

prendere i nostri sogni! mentre il giorno fugge
la luce scompare nella tramontana gelida
nel silenzio di una notte invernale di gennaio.

daniela cesta

segnalata da DANIELA CESTA martedì 17 gennaio 2017


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