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categoria: Poesie

Alla sera

Forse perché della fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensieri su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirito guerrier ch'entro mi rugge.

Ugo Foscolo

stelline voti: 15; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: Poesie

Felice te, che nella tua carriera


Felice te, che nella tua carriera
t'avvenne di chiappar la via più trita ,
e ti s'affà la scesa e la salita,
e sei omo da bosco e da riviera!

Stamani a Corte, al Circolo stasera,
domattina a braccetto a un Gesuita,
poi, ricalcando l'orme della vita,
doman l'altro daccapo, al sicutera.

Che se codesta eterna giravolta
a chi sogna Plutarco e i vecchi esempi
il delicato stomaco rivolta;

và pure innanzi e lascia dir gli scempi,
che' tra la gente arguta e disinvolta
questo si chiama accomodarsi ai tempi.

Giuseppe Giusti

stelline voti: 17; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: Poesie

Eri dritta e felice


Eri dritta e felice
Sulla porta che il vento
Apriva alla campagna.
Intrisa di luce
Stavi ferma nel giorno,
Al tempo delle vespe d'oro
Quando al sambuco
Si fanno dolci le midolla.
Allora s'andava scalzi
Per i fossi, si misurava l'ardore
Del sole dalle impronte
Lasciate sui sassi.

Leonardo Sinisgalli - tratto da Vidi le Muse

stelline voti: 17; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno


Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, et l'anno ,
et la stagione, e 'l tempo, et l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
dà duo begli occhi che legato m'a'nno;

et benedetto il primo dolce affanno
ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
et l'arco, et le saette ondi'i' fui punto,
et le piaghe che 'nfin al cor mi vanno.

Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna o' sparte,
e i sospiri, et le lagrime, e 'l desio;

et benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,
ch'e' sol di lei, si ch'altra non v'à parte.

Francesco Petrarca - tratto da Francesco Petrarca, Canzoniere

stelline voti: 8; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno

Benedetto sia 'l giorno, e 'l mese, e l'anno,
e la stagione, e 'l tempo, e l'ora, e 'l punto,
e 'l bel paese, e 'l loco ov'io fui giunto
dà duo begli occhi, che legato m'hanno;
e benedetto il primo dolce affanno ch'i' ebbi ad esser con Amor congiunto,
e l'arco, e le saette ond'i' fui punto,
e le piaghe che 'n fin al cor mi vanno.
Benedette le voci tante ch'io
chiamando il nome de mia donna ho sparte,
e i sospiri, e le lagrime, e 'l desio;
e benedette sian tutte le carte
ov'io fama l'acquisto, e 'l pensier mio,
ch'è sol di lei, sì ch'altra non v'ha parte.

Francesco Petrarca

stelline voti: 43; popolarità: 2; 0 commenti

categoria: Poesie

Il tempo ci rapisce, e il cielo e' solo


Il tempo ci rapisce, e il cielo è solo
anche di queste rondini che il volo
intrecciano, pericolosamente,
come chi va cercando nella mente

qualche nome perduto... e il ritrovarlo
nemmeno conta, poiche' ormai è già sera.
Eh si! s'invecchia, e ritorna più vera
la vita che già fu, rosa da un tarlo...

un tarlo che la monda. E vien la sera.
E i pensieri s'intrecciano, e le rondini.
E non siamo più noi; siamo i profondi
cieli dell'esistenza, ahi come intera

e profondissima, cupa, nel suo indaco.

Carlo Betocchi - tratto da L'estate di San Martino

stelline voti: 17; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Passando con pensir per un boschetto


Passando con pensir per un boschetto,
donne per quello givan fior cogliendo,
"To' quel, to' quel" dicendo.
"Eccolo, eccolo!".
"Che e', che e'?".
"E' fior alliso".
"Và là per le viole".
"Ome', che 'l prun mi punge!".
"Quell'altra me' v'agiunge".
"Uh! uh! o che è quel che salta?".
"E' un grillo".
"Venite qua, correte:
raperonzoli cogliete".
"E' non son essi".
"Si, sono".
"Colei,
o colei,
vie' qua,
vie' qua
pe' funghi".
"Costa',
costa',
pel sermolino".
"No' staren troppo,
che' 'l tempo si turba".
"E' balena".
"E' truona".
"E vespero già suona".
"Non è egli ancor nona!".
"Odi, odi,
e' l'usignol che canta:
più bel v'e',
più bel v'e'".
"I' sento... e non so che".
"Ove?".
"Dove?".
"In quel cespuglio".
To'cca, picchia, rito'cca,
mentre che 'l busso cresce,
ed una serpe n'esce.
"Ome' lassa!".
"Ome' trista!".
"Ome'!".
Fugendo tutte di paura piene,
una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo pede.
A terra van ghirlande;
tal ciò ch'ha colto lascia, e tal percuote;
tiensi beata chi più correr puote.

Si fiso stetti il di che lor mirai,
ch'io non m'avidi, e tutto mi bagnai.

Franco Sacchetti

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categoria: Poesie

La sera del dì di festa

Dolce e chiara è la notte e senza vento,
E queta sovra i tetti e in mezzo agli orti
Posa la luna, e di lontan rivela
Serena ogni montagna. O donna mia,
Già tace ogni sentiero, e pei balconi
Rara traluce la notturna lampa:
Tu dormi, che t'accolse agevol sonno
Nelle tue chete stanze; e non ti morde
Cura nessuna; e già non sai né pensi
Quanta piaga m'apristi in mezzo al petto.
Tu dormi: io questo ciel, che sì benigno
Appare in vista, a salutar m'affaccio,
E l'antica natura onnipossente,
Che mi fece all'affanno. A te la speme
Nego, mi disse, anche la speme; e d'altro
Non brillin gli occhi tuoi se non di pianto.
Questo dì fu solenne: or dà trastulli
Prendi riposo; e forse ti rimembra
In sogno a quanti oggi piacesti, e quanti
Piacquero a te: non io, non già ch'io speri,
Al pensier ti ricorro. Intanto io chieggo
Quanto a viver mi resti, e qui per terra
Mi getto, e grido, e fremo. Oh giorni orrendi
In così verde etate! Ahi, per la via
Odo non lunge il solitario canto
Dell'artigian, che riede a tarda notte,
Dopo i sollazzi, al suo povero ostello;
E fieramente mi si stringe il core,
A pensar come tutto al mondo passa,
E quasi orma non lascia. Ecco è fuggito
Il dì festivo, ed al festivo il giorno
Volgar succede, e se ne porta il tempo
Ogni umano accidente. Or dov'è il suono
Di que' popoli antichi? or dov'è il grido
De' nostri avi famosi, e il grande impero
Di quella Roma, e l'armi, e il fragorio
Che n'andò per la terra e l'oceano?
Tutto è pace e silenzio, e tutto posa
Il mondo, e più di lor non si ragiona.
Nella mia prima età, quando s'aspetta
Bramosamente il dì festivo, or poscia
Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia,
Premea le piume; ed alla tarda notte
Un canto che s'udia per li sentieri
Lontanando morire a poco a poco,
Già similmente mi stringeva il core.

Giacomo Leopardi

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categoria: Poesie

Lavorare stanca

I due, stesi sull'erba, vestiti, si guardano in faccia
tra gli steli sottili: la donna gli morde i capelli
e poi morde nell'erba. Sorride scomposta, tra l'erba.
L'uomo afferra la mano sottile e la morde
e s'addossa col corpo. La donna gli rotola via.
Mezza l'erba del prato è così scompigliata.
La ragazza, seduta, s'aggiusta i capelli
e non guarda il compagno, occhi aperti, disteso.

Tutti e due, a un tavolino, si guardano in faccia
nella sera, e i passanti non cessano mai.
Ogni tanto un colore più gaio li distrae.
Ogni tanto lui pensa all'inutile giorno
di riposo, trascorso a inseguire costei,
che è felice di stargli vicina e guardarlo negli occhi.
Se le tocca col piede la gamba, sa bene
che si danno a vicenda uno sguardo sorpreso
e un sorriso, e la donna è felice. Altre donne che passano
non lo guardano in faccia, ma almeno si spogliano
con un uomo stanotte. O che forse ogni donna
ama solo chi perde il suo tempo per nulla.

Tutto il giorno si sono inseguiti e la donna è ancor rossa
alle guance, dal sole. Nel cuore ha per lui gratitudine.
Lei ricorda un baciozzo rabbioso scambiato in un bosco,
interrotto a un rumore di passi, e che ancora la brucia.
Stringe a sè il mazzo verde - raccolto sul sasso
di una grotta - di bel capevenere e volge al compagno
un'occhiata struggente. Lui fissa il groviglio
degli steli nericci tra il verde tremante
e ripensa alla voglia di un altro groviglio,
presentito nel grembo dell'abito chiaro,
che la donna gli ignora. Nemmeno la furia
non gli vale, perché la ragazza, che lo ama, riduce
ogni assalto in un bacio c gli prende le mani.

Ma stanotte, lasciatala, sa dove andrà:
tornerà a casa rotto di schiena e intontito,
ma assaporerà almeno nel corpo saziato
la dolcezza del sonno sul letto deserto.
Solamente, e quest'è la vendetta, s'immaginerà
che quel corpo di donna, che avrà come suo, sia,
senza pudori, in libidine, quello di lei.

Cesare Pavese

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categoria: Poesie

Al padre

Dove sull’acque viola
era Messina, tra fili spezzati
e macerie tu vai lungo binari
e scambi col tuo berretto di gallo
isolano. Il terremoto ribolle
da due giorni, è dicembre d’uragani
e mare avvelenato. Le nostre notti cadono
nei carri merci e noi bestiame infantile
contiamo sogni polverosi con i morti
sfondati dai ferri, mordendo mandorle
e mele dissecate a ghirlanda. La scienza
del dolore mise verità e lame
nei giochi dei bassopiani di malaria
gialla e terzana gonfia di fango.

La tua pazienza
triste, delicata, ci rubò la paura,
fu lezione di giorni uniti alla morte
tradita, al vilipendio dei ladroni
presi fra i rottami e giustiziati al buio
dalla fucileria degli sbarchi, un conto
di numeri bassi che tornava esatto
concentrico, un bilancio di vita futura.

Il tuo berretto di sole andava su e giù
nel poco spazio che sempre ti hanno dato.
Anche a me misurarono ogni cosa,
e ho portato il tuo nome
un po’ più in là dell’odio e dell’invidia.
Quel rosso del tuo capo era una mitria,
una corona con le ali d’aquila.
E ora nell’aquila dei tuoi novant’anni
ho voluto parlare con te, coi tuoi segnali
di partenza colorati dalla lanterna
notturna, e qui da una ruota
imperfetta del mondo,
su una piena di muri serrati,
lontano dai gelsomini d’Arabia
dove ancora tu sei, per dirti
ciò che non potevo un tempo - difficile affinità
di pensieri - per dirti, e non ci ascoltano solo
cicale del biviere, agavi lentischi,
come il campiere dice al suo padrone:
"Baciamu li mani". Questo, non altro.
Oscuramente forte è la vita.

Salvatore Quasimodo

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categoria: Poesie

il tempo che va

nel tempo che leggero fugge,
io sono nell'abbraccio degli alberi
le loro rigogliose fronde, verdeggianti
fluttano nel vento con sobrietà
e io incantata le osservo con un sorriso,
il mio amore per gli alberi è infinito
sorprendente e inimagginabile,
il loro respiro è il mio, siamo come one,
gli alberi, le piante, i fiori, sono miei amici,
fanno me sorridere, sono calma e tranquilla
quando cammino tra loro.
Sono nata nel verde, tra rocce antiche
immense foreste, fiori di campo
montagne impervie e fredde,
stelle luminose che brillano nel buio,
ed io, da bambina, allungavo la mia mano
verso il cielo, per cercare di prenderne una.

daniela cesta

segnalata da daniela cesta sabato 24 maggio 2014

stelline voti: 14; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

Col tempo

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il viso
Non ricordi la voce
Quando il cuore ormai tace
A che serve cercare
Ti lasci andare
E forse è meglio così

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro che adoravi
Che cercavi nel buio
L'altro che indovinavi
In un batter di ciglia
Tra le farse e le righe
E il fondo tinta
Di promesse agghindate
Per uscire a ballare
Col tempo sai tutto scompare

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Ogni cosa appassisce
Io mi scopro a frugare
In vetrine di morte
Quando il sabato sera
La tenerezza rimane
Senza compagnia

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
L'altro a cui tu credevi
Anche a un colpo di tosse
L'altro che ricoprivi
Di gioielli e di vento
Ed avresti impegnato
Anche l'anima al monte
A cui ti trascinavi
Alla pari di un cane
Col tempo sai tutto va bene

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
Non ricordi più il fuoco
Non ricordi le voci
Della gente da poco
E il loro sussurrare
Non ritardare copriti
Col freddo che fa

Col tempo sai
Col tempo tutto se ne va
E ti senti il biancore
Di un cavallo sfiancato
In un letto straniero
Ti senti gelato
Solitario ma in fondo
In pace col mondo
E ti senti tradito
Dagli anni perduti
Allora tu col tempo sai
Non ami più.

L. Ferré - E. Medail

segnalata da FernyMax domenica 2 febbraio 2003

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categoria: Poesie

volli fermare il tempo,il mio tempo ormai in volo,ma lesto se ne andò come i colori di un prato di pansè..quando vien sera!

carocci marzia - tratto da il mio volo

segnalata da apollinaire giovedì 27 luglio 2006

stelline voti: 1; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: poesie

la mia vita

Nella vita si ha una sola sorgente di ricchezza ,che non và mai sprecata ed è il Tempo, ed e il mio tempo lo valorizzerei continuamente solo nel guardare l'immensità della natura rispecchiata nella tua persona e nella tua bellezza

lucas Quaranta

segnalata da lucas giovedì 27 agosto 2009

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categoria: Poesie

Natale

E’ Natale, ovunque c’è allegria, le strade e i negozi scintillano di mille luci colorate, di addobbi di festoni. C’è un gran movimento, gente che va, gente che viene, è tempo di regali e di auguri per tutti, anche per chi è povero e solo. Fai un piccolo gesto, non ti costa nulla,una parola gentile, un sorriso, una carezza. Questo è il più bel regalo di Natale!

Laura - tratto da Le mie poesie

segnalata da Laura mercoledì 24 novembre 2010

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categoria: Poesie

anima

l'anima gemella esiste ma non ti appartiene....la vedi passare e non puoi trattenerla....vorresti tenderle la mano ma si allontana,va via velocemente e non ti lascia nemmeno il tempo di sussurrarle che finalmente l'hai trovata...

daniela 83 - tratto da la mia vita

segnalata da daniela 83 sabato 19 aprile 2014

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categoria: Poesie

"La tua assenza comanda" di 4tu©

Dal cd : 4tu - i monologhi vol 28"
"Nella vita c’è chi comanda e chi subisce.
La tua assenza per esempio è una tipa tosta…lei…comanda….me ne accorgo soprattutto durante quei giorni decantati dai poeti e ai cantanti.. quei giorni fatti di frasi che finiscono tutte con un fade out di puntini di sospensione e monosillabi a forma di sospiri…quei giorni in cui la polvere sopra a dei ricordi chiusi dentro il cassetto del “prima o poi” mi provoca tanti starnuti quanti piccoli mancamenti al cuore….sai qual è il problema della tua mancanza? Vive di vita propria…. è più viva che mai…è più viva di molte persone che consumano un’aria orfana della tua….vita….
E alla tua assenza più viva che mai voglio chiedere..Ci pensi mai a me?..a cosa saremmo ora…non più giovani certo, con problemi diversi, con i segni di tutto quello che abbiamo passato..di tutto quello che la vita non ci ha perdonato …ci saremmo persi di vista per dopo magari trovarci su facebook a parlare dei vecchi tempi andati?o su qualche gruppo di whatsapp a lamentarci dei vicini?...noi al tempo della tecnologia….mi fa un po’ ridere la cosa perché all’epoca , quando te ne sei andato, i telefoni neanche inviavano messaggi………e oggi invece miliardi di parole inutili viaggiano nell'aria …siamo nell’epoca in cui ogni giorno rendiamo possibile una cosa che ieri era fantascienza e domani sarà vecchia e ancora però non riesco a farti avere lassù il mio “mi manchi”…..chissà se lo sai…chissà cosa fai….chissà se ci sei…..oggi la tua assenza comanda come puoi ben vedere e come sempre non faccio resistenza…oggi va così….oggi va così..oggi va così….."

4tu (Fortunato Cacco) - tratto da https://youtu.be/J0mEe67VpSE

segnalata da 4tu mercoledì 30 ottobre 2019

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categoria: Poesie

TEMPO CHE PASSA

Quando pensiamo al tempo che passa
assale noi una struggente malinconia
circonda il cuore come una morsa di ghiaccio,

pensiamo al passato e sembra sempre migliore,
più bello e gioioso, il tempo è andato e non tornerà mai più,
e i parenti andati oltre....diventano come estranei

solo una certezza esiste..
quando vediamo il sole del mattino
siamo ancora vivi!

DANIELA CESTA

segnalata da daniela cesta mercoledì 6 luglio 2016

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categoria: Poesie

Dal giorno alla notte.

Quell’attimo la mattina per vedere il tuo giorno, l’irripetibile insieme al consueto, e vedere chi ce’, come e quando, per capire il solito giorno, un altro; l’uomo scopre, ciò che il giorno conserva, adesso piangi, oppure fino a qui si ride. E poi la calura del pomeriggio, dove il tempo sembra fermarsi, per la sera che arriva improvvisa. La sera e’ la tenerezza che ha lasciato il giorno, la sera e’ qualcosa da decidere, mentre essa va, la sera e’ guardarsi intorno, per capire domani, e non vuoi immaginare ciò che hai deciso, la sera e’ il resto, mentre il resto continua. Ce’ sempre una festa in giro, di gente che gira, tra un saluto mancato e un incontro perfetto, di un uomo solo, in disparte, che ha capito con una frase, la sua, il perche della vita, e l’incertezza del domani. E’ difficile afferrare il domani, come non vuoi smuovere gli attimi della sera, quasi per non toccare il mistero; ma il mistero della vita non e’ oggi e domani, e’ uno solo, e si può capire soltanto alla sera della vita.

Antonio

segnalata da Antonio Paladini domenica 22 maggio 2011

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categoria: poesie

POESIA DEDICATA

Guardi la sua foto ingallitadal tempo,e vai errando coi riccordi ,preziosi momenti passati con lui .Attimi che non ritorneranno mai più quante lacrime hai versato rinchiusa nella tua stanza,quando tuo padre ti ha lasciata .A volte sei triste a volte sei allegra e quando ti arrabi diventi cattiva ,poi te ne penti e ritorni tranquilla,quella sfuriata ti ha reso più nera ti cade una lacrima da quella scintilla di odio e cecità vera .Or che questo è passato,breve tempo tanto amato del male che pietà non ha e che il volto tuo non vide che piangeva allor,no!Non puoi ricordare quel giorno che se ne andò.si levò in cielo una muta preghiera e d'improvvio il vento incattivito si trasformò in una brezza leggera

nadia - tratto da nadia

segnalata da nadia sabato 7 marzo 2009


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