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categoria: Barzellette » carabinieri

Un carabiniere passeggia disinvolto per le vie della citta'. Ad un certo punto vede un tizio in piedi sopra un camion pieno di mele che sbuccia le mele, getta via la polpa e mette in un sacchetto tutti i semi. Incuriosito il carabiniere gli chiede: "Ma cosa fai? Getti via le mele?". L'uomo del camion sicuro di se': "Certo! Ma lei non lo sa che i semi delle mele sviluppano l'intelligenza!?". Il carabiniere sempre più incuriosito gli chiede: "e che cosa ne fa dei semi? Li vende?". E l'uomo: "Certamente!". "e quanto costano?". "5000 lire l'uno!". " Ok! Voglio provarli: me ne dia tre". L'uomo prende le 15.000 lire dal carabiniere e consegna i tre semi. Il carabiniere se li mangia e poi pensa ad alta voce: "Cavolo! Ma con 15.000 lire mi compravo 15 kg di mele, le sbucciavo ed avevo molti più semi". E l'uomo "Vede già è diventato più intelligente di prima!". E il carabiniere: "Cavolo, ha ragione me ne dia altri tre".

stelline voti: 7; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Barzellette » animali

Un uomo di città fa una passeggiata in campagna quando vede un contadino appoggiato alla staccionata con una mucca bianca ed una nera dietro. L'uomo chiede al contadino: - Ehi che belle mucche... quanto latte le fanno al giorno? - Ehhh.. quella bianca... tre litri. E quella nera? - anche! -...quanti kilometri le fa pascolare al giorno? - Ehhh.. quella bianca.. sette. E quella nera? - anche! E.. quanto fieno le mangiano? - Ehhh.. quella bianca.. sei chili. E quella nera? - anche! Scusi.. mai io le sto facendo le domande per tutte e due le mucche... perché mi risponde prima per quella bianca e poi... Ehh.. perché la mucca bianca è mia. Ah! e quella nera? - anche!

stelline voti: 27; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Poesie

I limoni

Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
Io, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.

Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall' azzurro:
più chiaro si ascolta il susurro
dei rami amici nell' aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest' odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l' odore dei limoni.

Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s' abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l' anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità
Lo sguardo fruga d' intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno più languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità

Ma l' illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rumorose dove l' azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s' affolta
il tedio dell' inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l' anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d' oro della solarità.

Eugenio Montale

stelline voti: 16; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Poesie

Fumatori di carta


Mi ha condotto a sentir la sua banda. Si siede in un angolo
e imbocca il clarino. Comincia un baccano d'inferno.
Fuori, un vento furioso e gli schiaffi, tra i lampi,
della pioggia fan si che la luce vien tolta,
ogni cinque minuti. Nel buio, le facce
danno dentro stravolte, a suonare a memoria
un ballabile. Energico, il povero amico
tiene tutti, dal fondo. E il clarino si torce,
rompe il chiasso sonoro, s'inoltra, si sfoga
come un'anima sola, in un secco silenzio.

Questi poveri ottoni son troppo sovente ammaccati:
contadine le mani che stringono i tasti,
e le fronti, caparbie, che guardano appena da terra.
Miserabile sangue fiaccato, estenuato
dalle troppe fatiche, si sente muggire
nelle note e l'amico li guida a fatica,
lui che ha mani indurite a picchiare una mazza,
a menare una pialla, a strapparsi la vita.

Li ebbe un tempo i compagni e non ha che trent'anni.
Fu di quelli di dopo la guerra, cresciuti alla fame.
Venne anch'egli a Torino, cercando una vita,
e trovò le ingiustizie. Imparò a lavorare
nelle fabbriche senza un sorriso. Imparò a misurare
sulla propria fatica la fame degli altri,
e trovò dappertutto ingiustizie. Tentò darsi pace
camminando, assonnato, le vie interminabili
nella notte, ma vide soltanto a migliaia i lampioni
lucidissimi, su iniquità: donne rauche, ubriachi,
traballanti fantocci sperduti. Era giunto a Torino
un inverno, tra lampi di fabbriche e scone di fumo;
e sapeva cos'era lavoro. Accettava il lavoro
come un duro destino dell'uomo. Ma tutti gli uomini
lo accertassero e al mondo ci fosse giustizia.
Ma si fece i compagni. Soffriva le lunghe parole
e dovette ascoltarne, aspettando la fine.
Se li fece i compagni. Ogni casa ne aveva famiglie.
La città ne era tutta accerchiata. E la faccia del mondo
ne era tutta coperta. Sentivano in sè
tanta disperazione da vincere il mondo.

Suona secco stasera, malgrado la banda
che ha istruito a uno a uno. Non bada al frastuono
della pioggia e alla luce. La faccia severa
fissa attenta un dolore, mordendo il clarino.
Gli ho veduto questi occhi una sera, che soli,
col fratello, più triste di lui di dieci anni,
vegliavamo a una luce mancante. Ii fratello studiava
su un inutile tornio costruito da lui.
E il mio povero amico accusava il destino
che li tiene inchiodati alla pialla e alla mazza
a nutrire due vecchi, non chiesti.

D'un tratto gridò
che non era il destino se il mondo soffriva,
se la luce del sole strappava bestemmie:
era l'uomo, colpevole. Almeno potercene andare,
far la libera fame, rispondere no
a una vita che adopera amore e pietà,
la famiglia, il pezzetto di terra, a legarci le mani.

Cesare Pavese

stelline voti: 18; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Barzellette » politica » Berlusconi

Alcuni documenti del SISDE, recentemente resi pubblici, affermano che, dopo le affermazioni di Berlusconi secondo cui la civiltà occidentale sarebbe superiore a quella islamica, Bin Laden diede ordine di organizzare un attentato aereo in Italia. Due terroristi, provenienti da un Paese del Medio Oriente, arrivarono a Napoli con la ferma determinazione di eseguire "il castigo di Allah per gli infedeli italiani". Segue la ricostruzione dell'itinerario e delle azioni dei due uomini, effettuata dai nostri servizi segreti. Lunedì, 3:45: giungono all'aeroporto internazionale di Napoli, via aerea dalla Turchia; escono dall'aeroporto dopo otto ore perché gli hanno perso le valigie; la società di gestione dell'aeroporto non si assume la responsabilità della perdita, e un impiegato consiglia i terroristi di provare a ripassare il giorno dopo: chissà, con un po' di fortuna...; prendono un taxi; il tassista (abusivo) li guarda dallo specchietto retrovisore, e vedendo che sono stranieri, li scarrozza per tutta la città per un'ora e mezza; dal momento che non proferiscono lamentela, neanche dopo che il tassametro raggiunge le 374.000 lire, decide di fare il colpo gobbo: arrivato alla rotonda di Villaricca, si ferma e fa salire un complice; dopo averli derubati dei soldi e coperti di mazzate, li abbandonano esanimi nel Rione 167. Lunedì, 8:30: al risveglio dopo la mazzata, entrambi i terroristi raggiungono un albergo sito in zona piazza Borsa; decidono quindi di affittare un'auto presso la "Hertz" di piazza Municipio; poi si avviano in direzione aeroporto, ma giusto prima di arrivare a piazza Mazzini, rimangono bloccati da una manifestazione di studenti, uniti alle tute bianche anti-global e ai disoccupati napoletani, che non li fanno passare. Lunedì, 14:30: arrivano finalmente in piazza Garibaldi, e decidono di farsi cambiare i loro dollari in lire; vengono rifilati loro biglietti da 100.000 lire falsi. Lunedì, 16:45: arrivano all'aeroporto di Capodichino con la ferma intenzione di dirottare un aereo per farlo cadere sulle torri dell'ENEL del centro direzionale; però i piloti dell'Alitalia sono in sciopero, perché chiedono la quadruplicazione del salario e vogliono lavorare meno ore; stessa cosa per i controllori di volo, che pretendono anche la pinza obliteratrice per tutti ("altrimenti che controllori saremmo", hanno dichiarato); l'unico aereo disponibile è uno della Maradonairlines con destinazione Sassari, e ha 18 ore di ritardo; gli impiegati e i passeggeri sono accampati nelle sale d'attesa, intonano canti popolari, gridano slogan contro il governo e i piloti...; arrivano i celerini, che cominciano a dare manganellate a destra e a manca, contro tutti, e si accaniscono in particolar modo sui due arabi. Lunedì, 20:05: finalmente si calmano un po' gli animi; i due figli di Allah, coperti di sangue, si avvicinano al banco della Maradonairlines per acquistare i biglietti, dirottare l'aereo e farlo schiantare contro le torri dell'ENEL; il responsabile della Mar

stelline voti: 3; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Barzellette » animali

Un uomo, piccolo e brutto, ma vestito molto elegante scende da un'auto lussuosa circondato da belle donne e con sulla spalla un pappagallo ed entra nel più caro ristorante della città.
Il cameriere gli chiede cosa desidera mangiare e il signore risponde: "Per me un brodino e per il mio pappagallo 3 porzioni di tagliatelle e 7 di lasagne".
Il cameriere anche se perplesso esegue.
Dopo un pò: "Cosa desidera come secondo?".
"Per me del roast-beef e per il mio pappagallo un quarto di bue, un maialino arrosto e 10 cotolette".
Il cameriere è ancora più sorpreso, ma serve tutto alla lettera.
A fine pranzo il cameriere chiede se desidera un dessert.
"Sí, per me un tiramisù e per il mio pappagallo invece 5 crostate, 8 torte e 7 gelati".
Il cameriere a questo punto non ce la fa più: "Senta, mi tolga la curiosità, ma come fa il suo pappagallo a mangiare tanto?". "Vede, tempo fa in pieno deserto e ormai in fin di vita ho trovato una lampada.
Da questa ne è uscito un genio che mi ha esaudito 4 desideri.
Gli ho chiesto di salvarmi la vita ed eccomi qua sano e salvo.
Poi gli ho chiesto un mucchio di soldi e come vede di soldi ne ho tanti.
Poi gli ho chiesto di essere sempre accompagnato da ragazze bellissime ed eccole qua.
Per ultimo gli ho chiesto un uccello insaziabile" e indicando il pappagallo "ed eccolo qua!"

stelline voti: 19; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Frasi d'amore » lettere

Città....

Vecchia città così grigia e buia, ora che mi hai visto morire voglio che tu sappia che ti ho detestata che ti ho anche derisa e tante volte ti avrei anche uccisa.... si anche uccisa, vecchia città- che tra i tuoi muri hai rinchiuso tutti quei sogni senza ali -che diventano delusioni-che ridevi forte del mio brutto aspetto senza accorgerti che io soffrivo, che io morivo. E se io morivo era perchè questa gente che cammina senza volto e senza mani, non vedeva sopra i muri il sangue dei miei sogni uccisi...

segnalata da Pierluigi martedì 15 luglio 2003

stelline voti: 21; popolarità: 4; 0 commenti

categoria: Aforismi » destino

La Città

Il destino è il nostro percorso in una città, chiamata vita.
Questa città è piena di vie a senso unico, chiamate esperienza.
Avvolte ci sono strade senza uscita,
chiamate morte.
Cammina in questa città con sicurezza, prendi più strade possibili ,
segui l'esperienza che ti guida nel tuo destino.
Buon viaggio.

Barby66

segnalata da Barby66 martedì 21 settembre 2004

stelline voti: 13; popolarità: 0; 1 commenti

categoria: Poesie

La città del silenzio

La luna che luccica
Sulla città del silenzio
È come il suo volto,
Che tanto amo invano.

Il vento che mi accarezza,
Che mi sfiora e poi mi abbandona,
È come i suoi capelli,
Di cui per poco sentii il profumo.

Ed ora le stelle, il buio del cielo
Mi sembrano inutili e senza senso,
Perché lei non è qui vicina a me,
E so che mai ci sarà.

“Ma l’amore non è
Che una fugace illusione,”
Mi sussurrano gli alberi lucenti
Che oscillano lungo la via.

“L’amore non è che la luna
Che passa nel mare del cielo,
E che poi se ne va,
Alla fine della notte.”

Ma allora, perché sto così male?
Perché riesco a sentire il suo dolce respiro,
Perché posso vederla qui, così vicina,
Anche se la so così lontana?

Oh, no, voi non sapete cos’è l’amore,
Voi non potete saperlo, perché voi non potete amare,
E io non vi presterò più ascolto,
Alberi passivi nella mia sofferenza.

Io non vi ascolterò più,
Anche se questo vorrà dire
Vivere per sempre nel tormento
Di non poterla stringere a me.

Io non vi ascolterò più,
Anche se questo vorrà dire
Tornare per sempre a casa da solo
Nella notte più fredda che mai.

Marco Buso - tratto da Poesia personale

segnalata da Marco Buso mercoledì 14 giugno 2006

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categoria: Aforismi » comportamento

spostarsi in città

il progresso vuol dire spostarsi in città in autobus o in macchina alla media di sei Km l'ora, invece dei 17 Km delle vecchie vetture trainate da cavalli e dei 15 delle biciclette e 30 dei motorini.

c.p.

segnalata da pasquale giovedì 7 febbraio 2013

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categoria: Aforismi

INTRA CITTA DI VERBANIA

Intra!?...sembra che ci sia tutto!...in realtà non c'è niente!..è una prigione di case dove sono contornato solo da menefreghisti e invidiosi...MANCA IL CONTATTO CON LA NATURA E LA VISTA DEL CIELO...IN PIÙ NON CÈ LAVORO ALMENO PER ME..in compenso c'è una basilica...un museo pieno zeppo di immagini e sculture (IDOLI) dove periodicamente avvengono delle rappresentazioni teatrali (MESSE) nella quale si mette in scena un sedicente evento salvifico (EUCARESTIA) e si invita le persone a sperare nel futuro...e intanto la gente continua a soffrire ed essere ingannata

Brusa Carlo

segnalata da Brusa Carlo sabato 10 ottobre 2015

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categoria: Aforismi

Padova

Il silenzio dei padovani è proporzionale al frastuono della loro città

osvy the little

segnalata da osvy the little martedì 30 ottobre 2001

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categoria: Frasi d'amore

....

vorrei fossi laggù nell'aldilà x scrivere canzoni su ogno mondo e grandi citta

pr

segnalata da kyty giovedì 28 novembre 2002

stelline voti: 15; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Modi di dire

Da dire ad un ragazzo: Te con le citte sei come il "Barbaresco"!!!

traduzione:
Tu con le ragazze sei come il Barbaresco, colui che accudisce e striglia i cavalli del Palio di Siena senza mai "montarli"...

segnalata da bracco martedì 27 aprile 2004

stelline voti: 6; popolarità: 1; 0 commenti

categoria: Frasi d'amore

Vagavo in una città grigia e buia poi improvvisamente una stella è caduta sulla terra...

segnalata da Marissa venerdì 28 ottobre 2005

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categoria: Barzellette » indovinelli

come si chiama la città dove è proibito portare l'oro?

risposta:
orvieto

ALESSIA - tratto da nessuno

segnalata da ALESSIA martedì 6 dicembre 2005

stelline voti: 9; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi » vita

Hanno lasciato il paese per cantare in città la vita della campagna.

Valeriu Butulescu

segnalata da f. lara lunedì 13 febbraio 2006

stelline voti: 2; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi » comportamento

toilette

gli alberi in città non vanno scambiati per toilette per i cani.

c.p.

segnalata da pasquale martedì 5 febbraio 2013

stelline voti: 1; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi

Le città di mare hanno sempre un cielo da raccontare.

Michele Gentile

segnalata da Sara venerdì 11 marzo 2016

voti: 0; popolarità: 0; 0 commenti

categoria: Aforismi

La mia città trova sempre le parole giuste per far tacere la miseria

Michele Gentile

segnalata da Sara domenica 12 agosto 2018


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