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Per Antonietta Fagnani Arese - 1801
Tu sei certa dunque ch’io t’amo, o celeste creatura? Oh!…si, io t’amo quanto posso amare; il mio cuore non può reggere più alla piena di tante sensazioni. Io sento la passione onnipotente dentro di me…eterna! Si io t’amo.
Io sperava da’ tuoi baci un qualche ristoro; ma io invece ardo ognor più…Il sorriso è fuggito dalle mie labbra; e la profonda malinconia che mi domina non mi lascia se non quando io ti vedo…e ti vedo venire così amorosa verso di me a farmi confessare come, ad onta di tanti mali, la vita è preziosa. Ma io …tremo! Che farai di me ora che sei sicura del tuo potere? Mi abbandonerai tu alle lagrime e alla disperazione? ti raffredderai tu con me? –
io so che mi sarebbero utili le arti del libertinaggio per farmi amare di più: dovrei fingere meno ardore per irritare il tuo amor proprio, dovrei…ah! La mia ragione le conosce tutte queste arti, ma pur troppo il mio povero cuore non sa fare alleanza con la mia ragione. Io lo abbandono tutto a te…io spero che tu non sarai capace di tradirlo.
E' vero, mia cara, ch’io temo del tuo amore perché ne’ suoi principi è stato troppo impetuoso, perché tu sei troppo bella, o troppo circondata dal bel – mondo in cui ti perdi, perché…ma con tutto ciò io non ti credo così cattiva da lasciarmi crudelmente: quando l’amore si raffredderà in te, posso io lusingarmi, o Antonietta, che la compassione e la riconoscenza ti parleranno in favore del tuo amico? Si, io me ne lusingo, perché il tuo cuore è ben fatto…perché io non merito di essere tradito.
T’amai e t’amo con tutta la lealtà e la delicatezza della virtù…io mi sono confidato tutto a te…nelle mie stesse diffidenze io ho prescelto di essere piuttosto tradito che di non credere ai tuoi giuramenti.
Rispondimi lealmente, o mia amica; e rispondimi con tutta l’effusione della tua anima.
La tua passione per me s’è ella raffreddata?… Oh terribile idea! Ma tu rispondimi.
Non temer dal mio canto né rimproveri, né eccessi…Io piangerò, io morirò, ma rispettando sempre la tua fama. Io verserò l’ultimo respiro su le tue lettere. E dirò leggendole: la mia Antonietta mi ha pur qualche volta dato tutto il suo cuore e ha confuso le sue lagrime alle mie. Intanto odilo: niuna donna può vantarsi di essere stata tanto amata da me. Ho amato, è vero, ma non sapeva di poter amare tanto; i miei passati amori hanno avuto o i caratteri romanzeschi, o con qualche donna del gran mondo quei del libertinaggio; ma con tanta passione, con tanta ingenuità, con tanta verità di amore non ho amato mai.
E non amerò più! Io te lo ripeto, o Antonietta, questo giuramento:tu sarai l’ultima donna ch’io amerò: e dopo di te non mi avrà che la solitudine, o la sepoltura.
Rispondimi. Addio.
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Per Anna Strunsky - 3 Aprile 1901
Cara Anna,
Ho forse detto che gli essere umani possono essere archiviati in categorie? Allora, se l’ho detto, lasciami fare una precisazione: non tutti gli essere umani. Tu mi sfuggi. Non riesco a classificarti, non riesco ad afferrarti. Posso indovinare, nove volte su dieci, a seconda delle circostanze, posso prevedere le reazioni, quelle nove volte su dieci, dalle parole o dai gesti, posso riconoscere le pulsazioni dei cuori. Ma al decimo tentativo rinuncio. Non ci arrivo. Tu sei il decimo tentativo.
Mai sono esistite due anime così simili e così incomprensibilmente assortite!
Possiamo andare d’accordo, certamente, e a volte capita, ma quando non siamo d’accordo,ce ne accorgiamo subito e immediatamente non usiamo più lo stesso linguaggio. Diventiamo estranei. Dio riderà della nostra pantomima.
L’unico sprazzo di sensatezza in tutto questo è che siamo tutti e due generosi, abbastanza generosi per capirci. Perché è vero, spesso ci capiamo, ma in modi vaghi e confusi, per mezzo di deboli percezioni, come fantasmi, che, mentre noi diffidiamo, ci perseguitano con le loro verità.
E tuttora io, per primo, non oso crederci; perché tu sei sempre quel decimo che io non posso prevedere.
Sono incomprensibile ora? Non lo so, forse sì. Non riesco a trovare un linguaggio comune. Generosità, ecco cos’è. E’ la sola cosa che ci tiene uniti. Qualche volte siamo attraversati da un lampo, tu ed io, abbiamo quel qualcosa in comune che ci fa respirare insieme. Sebbene siamo così diversi. Sorrido dei tuoi entusiasmi? E’ un sorriso che si può perdonare, è un sorriso di invidia. Ho vissuto venticinque anni di repressione. Ho imparato a non essere più entusiasta. E’ una lezione dura. Incomincio ora a dimenticare, ma è così difficile. Al massimo, prima di morire, posso sperare di aver dimenticato qualcosa. Posso esultare, adesso che sto imparando, per piccole cose, per altre cose, ma per le mie cose, e per quelle segrete, doppiamente mie, non posso, non posso. Riesco a farmi capire? Riesci a sentire la mia voce? Temo di no. Ce ne sono tanti di posatori. Io sono il migliore di tutti.
Jack
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Per Francesca Castellazzi - 29 Agosto 1900
Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta.
Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso.
Come hai fatto a prendermi così?
Quel viaggio che ho rifatto da solo, dopo averlo fatto insieme a te è stato una gran tristezza; ogni luogo, ogni pietra che abbiamo visto insieme mi ritorna dinanzi, e mi lega.
Le parole, gli atti, il tono della voce. Le parole che non dicesti e quelle che non osai dirti.
L'ombra che ti fuggiva nella fronte e gli occhi che guardavano lontano.
Ancora non mi dà pace di aver perduto questi giorni che avrei potuto passare ancora insieme a te, o vicino a te. E se non fosse la certezza di far pensare che son matto, farei il ballo del ritorno anche per un sol giorno. Beata te che sei così giudiziosa ed equilibrata!
Vedi che un po' d'equilibrio l'hai dato anche a me!
Però domani sera voglio essere a Milano, senz'altra dilazione e vuol dire che lontani per lontani guarderò almeno il posto dove ti vedevo passare dalla finestra.
Che sciocchezze, eh?
Ebbi la tua lettera come una carezza. Ma l'avevo aspettata tanto che sono andato ad aspettarla anche all'arrivo del corriere dall'Italia. Scrivimi al "Continentale" dal giorno del tuo arrivo.
Io non mi permetto di darti dei consigli, ma penso che se non potessi trovare l'alloggio per cui hai telegrafato, non sarebbe poi la fine del mondo se tu andassi all'albergo fin che avessi trovato di collocarti bene.
Ti bacio quelle mani che mi attirano e mi tengono stretto.
Addio.
Tuo Verga
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Per Madame Brillon - 10 Novembre 1779
Che differenza, cara amica, fra voi e me. Voi trovate in me innumerevoli difetti, laddove io ne vedo in voi solo uno (ma forse è colpa dei miei occhiali).
Voglio dire questa specie di avarizia che vi porta a cercare il monopolio su tutti i miei affetti, e non concedermene alcuno per le gentili signore del vostro paese.
Pensate che sia impossibile per il mio affetto (o la mia tenerezza) essere diviso senza essere sminuito? Vi ingannate, e dimenticate il piacevole modo in cui mi avete placcato.
Rinunciate ed escludete tutto quello che può essere carnale dal vostro affetto, permettendomi solo alcuni baci, civili e onesti, come potreste permettere ai vostri cuginetti.
Che cosa ricevo di cosi speciale da impedirmi di dare lo stesso alle altre, senza togliere quello che appartiene a voi?… Il dolce suono che le vostre abili mani traggono dal pianoforte può essere goduto da venti persone allo stesso tempo senza per nulla diminuire il piacere che voi cosi cortesemente intendete per me, e io potrei, con altrettanta ragione, domandare al vostro affetto che a nessun altro orecchio se non al mio sia concesso il fascino di questi dolci suoni.
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Per una donna sconosciuta
Mio angelo, mio tutto, mio io. Solo poche parole per oggi e addirittura a matita (con la tua) — Non sarò sicuro del mio alloggio sino a domani; che inutile perdita di tempo è tutto ciò! — Perché quest'angoscia profonda, quando parla la necessità — il nostro amore può forse durare senza sacrifici, senza che ciascuno di noi pretenda tutto dall’altro; puoi tu mutare il fatto che tu non sei tutta mia, io non sono tutto tuo? — Oh, Dio!, rivolgi il tuo sguardo alla bella Natura e da’ pace al tuo animo per ciò che deve essere — L’amore esige tutto e ben a ragione, così è di me per te, di te per me — Ma tu dimentichi così facilmente che io debbo vivere per me e per te. Se fossimo completamente uniti, tu sentiresti questa dolorosa necessità, tanto poco quanto la sento io - Il viaggio è stato orribile. Sono arrivato qui soltanto ieri mattina alle quattro.
Siccome c’erano pochi cavalli, la diligenza ha scelto un altro itinerario; ma che strada orribile! Alla penultima stazione mi hanno sconsigliato di viaggiare di notte, hanno cercato di ispirarmi paura d’un bosco ma ciò non è servito ad altro che a spronarmi — e ho avuto torto.
La vettura ha finito con lo sfasciarsi su quell’orribile strada, un semplice sentiero di campagna senza fondo. Se non avessi avuto quei due postiglioni, sarei rimasto per strada — Per l’altra strada, quella solita, Esterhàzy con otto cavalli ha avuto la stessa sorte che io con quattro — Tuttavia, in un certo senso la cosa mi ha anche fatto piacere, come succede ogni volta che supero felicemente qualche ostacolo — Ora voglio passare in fretta dagli eventi estrinseci a quelli intimi. Confido che ci vedremo presto; ed anche oggi mi manca il tempo per dirti i pensieri che ho rimuginato in questi ultimi giorni sulla mia vita — Se i nostri cuori fossero sempre l’uno vicino all’altro, non mi capiterebbe certo di avere simili pensieri. II mio cuore trabocca del desiderio di dirti tante cose — Ahimè - ci sono momenti in cui sento che la parola è inadeguata — Cerca di essere serena — e sii per sempre il mio fedele unico tesoro, ii mio tutto, come io lo sono per te. Sono gli dèi che debbono provvedere, qualunque possa essere il nostro destino.
Il tuo fedele
Ludwig
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