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Icaro cadde qui: queste onde il sanno


Icaro cadde qui: queste onde il sanno,
che in grembo accolser quelle audaci penne:
qui finio il corso, e qui 'l gran caso avvenne,
che darà invidia agli altri che verranno.

Avventuroso e ben gradito affanno,
poi che morendo eterna fama ottenne:
felice chi in tal fato a morte venne,
che si bel pregio ricompensi il danno.

Ben può di sua ruina esser contento;
s'al ciel volando a guisa di colomba,
per troppo ardir fu esanimato e spento:

ed or del nome suo tutto rimbomba
un mar si spazioso, un elemento:
chi ebbe al mondo mai si larga tomba?

Jacopo Sannazaro

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Passero solitario

D'in su la vetta della torre antica,
Passero solitario, alla campagna
Cantando vai finché non more il giorno;
Ed erra l'armonia per questa valle.
Primavera dintorno
Brilla nell'aria, e per li campi esulta,
Sì ch'a mirarla intenerisce il core.
Odi greggi belar, muggire armenti;
Gli altri augelli contenti, a gara insieme
Per lo libero ciel fan mille giri,
Pur festeggiando il lor tempo migliore:
Tu pensoso in disparte il tutto miri;
Non compagni, non voli,
Non ti cal d'allegria, schivi gli spassi;
Canti, e così trapassi
Dell'anno e di tua vita il più bel fiore.
Oimè, quanto somiglia
Al tuo costume il mio! Sollazzo e riso,
Della novella età dolce famiglia,
E te german di giovinezza, amore,
Sospiro acerbo de' provetti giorni,
Non curo, io non so come; anzi da loro
Quasi fuggo lontano;
Quasi romito, e strano
Al mio loco natio,
Passo del viver mio la primavera.
Questo giorno ch'omai cede alla sera,
Festeggiar si costuma al nostro borgo.
Odi per lo sereno un suon di squilla,
Odi spesso un tonar di ferree canne,
Che rimbomba lontan di villa in villa.
Tutta vestita a festa
La gioventù del loco
Lascia le case, e per le vie si spande;
E mira ed è mirata, e in cor s'allegra.
Io solitario in questa
Rimota parte alla campagna uscendo,
Ogni diletto e gioco
Indugio in altro tempo: e intanto il guardo
Steso nell'aria aprica
Mi fere il Sol che tra lontani monti,
Dopo il giorno sereno,
Cadendo si dilegua, e par che dica
Che la beata gioventù vien meno.
Tu, solingo augellin, venuto a sera
Del viver che daranno a te le stelle,
Certo del tuo costume
Non ti dorrai; che di natura è frutto
Ogni vostra vaghezza.
A me, se di vecchiezza
La detestata soglia
Evitar non impetro,
Quando muti questi occhi all'altrui core,
E lor fia vòto il mondo, e il dì futuro
Del dì presente più noioso e tetro,
Che parrà di tal voglia?
Che di quest'anni miei? che di me stesso?
Ahi pentirommi, e spesso,
Ma sconsolato, volgerommi indietro.

Giacomo Leopardi

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Il lampo

E cielo e terra si mostrò qual era:
la terra ansante, livida, in sussulto;
il cielo ingombro, tragico, disfatto:
bianca bianca nel tacito tumulto
una casa apparì sparì d'un tratto;
come un'occhio, che, largo, esterefatto,
s'aprì, si chiuse, nella notte nera

Giovanni Pascoli

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Passando con pensir per un boschetto


Passando con pensir per un boschetto,
donne per quello givan fior cogliendo,
"To' quel, to' quel" dicendo.
"Eccolo, eccolo!".
"Che e', che e'?".
"E' fior alliso".
"Và là per le viole".
"Ome', che 'l prun mi punge!".
"Quell'altra me' v'agiunge".
"Uh! uh! o che è quel che salta?".
"E' un grillo".
"Venite qua, correte:
raperonzoli cogliete".
"E' non son essi".
"Si, sono".
"Colei,
o colei,
vie' qua,
vie' qua
pe' funghi".
"Costa',
costa',
pel sermolino".
"No' staren troppo,
che' 'l tempo si turba".
"E' balena".
"E' truona".
"E vespero già suona".
"Non è egli ancor nona!".
"Odi, odi,
e' l'usignol che canta:
più bel v'e',
più bel v'e'".
"I' sento... e non so che".
"Ove?".
"Dove?".
"In quel cespuglio".
To'cca, picchia, rito'cca,
mentre che 'l busso cresce,
ed una serpe n'esce.
"Ome' lassa!".
"Ome' trista!".
"Ome'!".
Fugendo tutte di paura piene,
una gran piova viene.
Qual sdrucciola,
qual cade,
qual si punge lo pede.
A terra van ghirlande;
tal ciò ch'ha colto lascia, e tal percuote;
tiensi beata chi più correr puote.

Si fiso stetti il di che lor mirai,
ch'io non m'avidi, e tutto mi bagnai.

Franco Sacchetti

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Che fece...il gran rifiuto

Arriva per taluni un giorno, un'ora
in cui devono dire il grande Sì
o il grande No. Subito appare chi
ha pronto il Sì: lo dice e sale ancora

nella propria certezza e nella stima.
Chi negò non si pente. Ancora No,
se richiesto, direbbe. Eppure il No,
il giusto No, per sempre lo rovina.

Constantinos Kavafis

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