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Non ti maravigliar, Roma, se tanto
Non ti maravigliar, Roma, se tanto
s'indugia a far del papa la elezione,
perché frà cardinai Pier con ragione
non trova chi sie degno del suo manto.
La cagion è che sempre ha moglie accanto
questo, e quel volentier tocca il garzone ,
l'altro a mensa dispu'ta d'un boccone
e quel di inghiottir pesche si dà il vanto.
Uno è falsario, l'altro è adulatore,
e questo è ladro e pieno di eresia,
e chi di Giuda è assai più traditore.
Chi è di Spagna e chi di Francia spia
e chi ben mille volte a tutte l'ore
Dio venderebbe per far simonia.
Sicche' truovisi via
di far un buon pastor fuor di conclavi,
che di san Pietro riscuota le chiavi
e questi uomini pravi,
che la Chiesa di Dio stiman si poco,
al ciel per cortesia sbalzi col fuoco.
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La terra e la morte
Tu sei come una terra
che nessuno ha mai detto.
Tu non attendi nulla
se non la parola
che sgorgherà dal fondo
come un frutto tra i rami.
C'è un vento che ti giunge.
Cose secche e rimorte
t'ingombrano e vanno nel vento
Membra e parole antiche.
Tu tremi nell'estate
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Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori
Cerchi chi vuol le pompe e gli alti onori,
le piazze, i templi e gli edifizi magni,
le delizie e il tesor, quale accompagni
mille duri pensier, mille dolori.
Un verde praticel pien di be' fiori,
un rivo che l'erbetta intorno bagni,
un augelletto che d'amor si lagni,
acqueta molto meglio i nostri ardori;
l'ombrose selve, i sassi e gli alti monti,
gli antri oscuri e le fere fuggitive,
qualche leggiadra ninfa paurosa:
quivi vegg'io con pensier vaghi e pronti
le belle luci come fussin vive,
qui me le toglie or una or altra cosa.
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Erano i capei d'oro a l'aura sparsi
Erano i capei d'oro a l'aura sparsi,
che 'n mille dolci nodi gli avolgea;
e 'l vago lume oltra misura ardea
di quei begli occhi, ch'or ne son sì scarsi;
e 'l viso di pietosi color farsi,
non so se vero o falso, mi parea:
i' che l'ésca amorosa al petto avea,
qual meraviglia se di sùbito arsi?
Non era l'andar suo cosa mortale,
ma d'angelica forma; e le parole
sonavan altro che pur voce umana:
uno spirto celeste, un vivo sole
fu quel ch'i' vidi; e se non fosse or tale,
piaga per allentar d'arco non sana.
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Inno alla Morte
Amore, mio giovine emblema,
Tornato a dorare la terra,
Diffuso entro il giorno rupestre,
E' l'ultima volta che miro
(Appie' del botro, d'irruenti
Acque sontuoso, d'antri
Funesto) la scia di luce
Che pari alla tortora lamentosa
Sull'erba svagata si turba.
Amore, salute lucente,
Mi pesano gli anni venturi.
Abbandonata la mazza fedele,
Scivolero' nell'acqua buia
Senza rimpianto.
Morte, arido fiume...
Immemore sorella, morte,
L'uguale mi farai del sogno
Baciandomi.
Avro' il tuo passo,
Andro' senza lasciare impronta.
Mi darai il cuore immobile
D'un iddio, saro' innocente,
Non avro' più pensieri ne' bonta'.
Colla mente murata,
Cogli occhi caduti in oblio,
Faro' da guida alla felicita'.
Giuseppe Ungaretti - tratto da Sentimento del tempo
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