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Il Vento e L'Arnese - Filastrocca
E’ il Vento chiese:
Dove poso quest’arnese?
Con me non lo posso più portare
quasi, quasi lo butto in Mare.
E fu così che cadde a fondo
quel seme che nel cuor cercava il mondo
e invece della terra come culla
trovò ad aspettarlo solo il nulla.
Ma il mare stanco di ricever cose,
al Vento un po’adirato un dì rispose:
Di ogni arnese son io a far le spese,
mi stai facendo inquietare, questo seme qui non può stare!
E così dicendo,
ributtò quel seme al Vento.
Ed ora dove poso questo arnese?
Di nuovo il Vento nel dir riprese.
Con me non lo posso più portare,
ora nel fiume lo faccio scivolare!
E fu così che cadde a fondo
quel seme che nel cuor cercava il mondo
e invece della terra come culla
trovò ad aspettarlo solo il nulla.
Il fiume nel rimescolio latente,
del seme non ne volle saper niente:
Già è tanto il mio penoso trasportare,
del Vento i pesi, io non voglio portare.
E così dicendo,
ributtò quel seme al Vento.
Che Tormento, che Tormento!
Disse ormai stanco il Vento.
Questo seme, non voglio più portare,
a chi lo devo dare?
E fu così che una voce bella
risuonò nel suo cuor come una campanella.
Son seme, io cerco solo Terra.
E il Vento quel dì comprese,
che fine dovea fare quell’arnese.
Lo trasportò fin sulla terra
e in quelle calde braccia
il seme trovò serra.
Per ogni arnese esiste già un paese,
ma solo nell’aver cercato tanto
il Vento il suo egoismo avea infranto.
segnalata da Cleopa (e-mail) giovedì 10 gennaio 2008
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