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“Il dolore è una forza cosmica e serve per creare”. (Antonio Mercurio)

Il dolore è “palpito universale”.
Per prendersi cura del dolore degli altri, prima è indispensabile curare il proprio dolore. Ma per curare il proprio dolore è necessario prendersi cura del dolore del prossimo, perché siamo le cellule di un unico organismo – la Vita.
Siamo tutti insieme su una zattera – la Terra – che naviga a velocità vertiginosa nell’immensità del firmamento verso il porto della bellezza seconda, come suggerisce Antonio Mercurio.
Il dolore non è un castigo divino. Al contrario: in esso vi è inscritto un progetto divino.
Perciò chi conosce il dolore conosce la Vita. Il viso e il sorriso brillano negli animi temprati dalla sofferenza.

Il dolore è energia, energia sottilissima ma molto potente che può essere utilizzata in diversi modi: dipende da come ci poniamo dinanzi ad esso e dinanzi alla vita in generale. Il dolore può diventare energia implosiva (lì dove il dolore è continuamente rigettato e rimosso o quando assume una connotazione masochistica e vittimistica), energia esplosiva (quando si cerca sempre un colpevole, un capro espiatorio o dei responsabili cui attribuirne la causa), o energia artistica-creativa (quando c'è l'accettazione e o il trascendimento).
Per tutto ciò, le lacrime sono preziose: non sciuparle e non donarle a chi non le merita.

È l’intima e costante accettazione del dolore che permette il continuo risveglio dei sensi, che dà sempre maggiore profondità alla vita e che permette il suo pieno svolgimento e la realizzazione del progetto in essa racchiuso. E quanto più un dolore è acuto, profondo e prolungato, tanto più è grande la trasformazione che la vita ci chiede di fare.
E se il dolore che ci ha colpito non ci ha cambiato, ne arriverà sicuramente dell’altro.

La maggior parte dei mali e disagi umani, siano essi disagi corporei e mentali, morali ed esistenziali, è dolore non espresso, sono lacrime non versate.
Ad ogni modo non bisogna crogiolarsi né attardarsi più del necessario nel dolore, perché così facendo nutriamo il nostro masochismo e la volontà suicida, alimentiamo la nostra auto distruzione (io l’ho fatto per diverso tempo).
Il lamento e il vittimismo non sono nient’altro che il nutrimento del masochismo e della volontà suicida.
Insomma, le lacrime utili vanno versate, quelle inutili sono sprecate e nocive.

Infine è fondamentale sapere che la Vita ci ha dotato di tutto ciò che ci occorre per reggere l’impatto con qualsiasi evento negativo e dolore. Quando rischiamo di esserne sopraffatti è perché ci poniamo dinanzi ad essi in modo malsano.

Per conquistare l’immortalità è necessario versare e prosciugare tutte le proprie lacrime, perché è il dolore la scala verso il Cielo.

Gabriele Palombo

gabriele palombo - tratto da saggi di antropologia esistenziale

segnalata da Gabriele Palombo lunedì 16 settembre 2013

 

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