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Sono presenti 257 poesie. Pagina 13 di 13: dalla 241a posizione alla 257a.
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categoria: Poesie
AMORI A PRIMAVERA
Le giornate si sono allungate
la primavera e' arrivata
e con essa
si e' risvegliata la natura.
Gli animali dopo un lungo e freddo inverno
sono usciti dal loro lettargo.
Gli uccelli cantano con gioia
costruendo i loro nidi ,
mentre su questa spiaggia portoghese
si vedono delle giovani coppie
che
si tengono stretti stretti
per mano,
altre si abbracciano
e,
dopo una lunga passeggiata in riva al mare,
si siedono l'uno accanto all'altro
aspettando che questo meraviglioso e caldo sole
dopo essere completamente arrosito
tramonti.
I giovani innamorati
ammirando questo romantico tramonto
che
si rispecchia sul mare,
stringendosi sempre piu' forte
si fanno le loro promesse.
Il sole si e' oramai spento
e
anche questo giorno e' finito
mentre
gli innamorati incamminandosi verso casa
si
sussurrano nell'orecchio parole d'amore
e
si danno appuntamento su questa spiaggia
per il domani,
per vedere ancora tramontare il sole
e veder concludere un altro giorno
con la speranza che la loro love story
non finisca mai.
Buona Fortuna
a tutti gli innamorati
Mara
Mara - tratto da scritta da me stessa
segnalata da Mara mercoledì 9 giugno 2004
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categoria: Poesie
memorie 2
La fine del mio tormento,
l’estinzione di una malattia,
lascia che gridi per accrescere la mia ira,
l’ira di un amore spento,
grida, del buio e del dolore,
delle labbra bruciate, dell’eco assordante.
Fammi arrivare dove le mie grida vogliono gridare,
dove le mie parole sono fiamme degli inferi
e le lacrime la lava del vulcano sacro.
Nasce l’arma perfetta, fredda, fluida all’apparenza,
ardente e affilata all’occorrenza.
Strizzo le mie mani, e mi trafiggo,
nascerà il sangue della sofferenza,
il liquido dell’ignoranza e della forza bruta.
Bevi, la mia essenza
lo stato fuso della mia vendetta,
bevi, assorbilo, assorbimi,
ti travolgo, ti sto attraversando, spegniti.
Prova l’angoscia di non poterlo più fare,
di non poter commettere più errori,
di non provocare più male.
Una spada insanguinata invisibile alla tua incredulità.
Affoga, nel sonno più depresso, il non ritorno.
Tenta, non concedo tregua,
la rabbia si è riversata, ora ti schiaccia,
ti comprime ancora, finché la tua ombra diverrà
ombra dei tuoi residui, nulla.
Sei stata trafitta senza misura, come volevo,
hai bevuto fino all’ultimo sorso,
retrogusto mortale.
La pioggia cadrà silenziosamente
sul luogo del delitto, non lascerà tracce,
diluirà acqua con sangue, formerà la pozzanghera
del peccato, lo specchio della tua morte.
Non ci sarà sole eterno e raggio capace
di cambiare la sua natura,
siamo io e te, macchiati dalla spada e dalla follia.
segnalata da purafollia sabato 2 settembre 2006
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categoria: Poesie
La zoria virgina e la jaddina
LA ZORIA VIRGINA E LA JADDINA
Era usanza, ne li tiempi antichi,
aroppa la primma notte re li sposi,
appenne lu lenzulo janco
annanti a lu balcone re la casa,
cu’ a lu centro re lu llino,
‘na bedda macchia rosa.
Era la mamma re la zita,
pe’ affà vvedé ca’ la figghia
sova grazzie a edda era arrivata
nnanti all’artare re’ la chiesa
virginedda e ancora ‘libata.
Lu’ lenzulo cu’ la macchia
a lu centro rossa re sango,
l’aviano verè la matina tutte quante,
cumm’esempio all’autri zuriedde,
ca’ primma re arrivà ra’ lu preveto,
n’aviano tuccà lu maneco re lu mbreddo.
Ma si la sposa già l’avìa ‘ngingata,
e primma re lu matrimonio
già a quarcuno l’avìa rata,
s’acceria ‘na vecchia jaddina,
e lu sango suovo stia appiso la matina.
A lu pranzo re li ziti se facia la vrora,
ca’ purtava figghi masculi alla bon’ora,
e si lu ninno nassìa primma ‘nu’ beddo matino,
la mamma e la gnora riciano a la chiazza
ca’ era la natura ca’ era sciuta pazza,
e si sulo aroppa sette misi era nato lu’ bambino,
vuleva sulamente significà ca’ era sittimino!!!
TRADUZIONE
Era consuetudine anticamente, nei paesini dell’alto Cilento, dopo la prima notte di matrimonio, appendere al balcone della camera da letto, il lenzuolo sporco di sangue della sposa vergine. A quel tempo arrivare alle nozze ancora “cumme l’avìa fatti la mamma” era quasi un obbligo oltre che un motivo di onore e di orgoglio per la famiglia della sposa. Quando la mamma della sposa veniva a conoscenza che la figlia non era più illibata, la mattina dopo la prima notte di nozze, avendo provveduto a sgozzare una gallina vecchia ( che da anche buon brodo ma che non faceva più le uova) cosparge il sangue al centro del lenzuolo, nel punto strategico, creando una macchia adeguata e di poi il lenzuolo viene esposto al balcone per l’intera giornata. Tutti dovevano sapere che la ragazza (zuriedda) era arrivata ancora vergine alle nozze, proprio come mamma l’aveva fatta. La gallina non veniva buttata, ma il giorno veniva usata per fare un buon brodo per la sposa. Tradizione voleva che il brodo di gallina propiziava alla sposa figli maschi, allora importanti per i lavori nei campi. E se il bambino nasceva due mesi prima? Era semplicemente nato settimino!!!
Catello Nastro - tratto da Poesie Cilentane
segnalata da Catello Nastro lunedì 4 aprile 2011
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categoria: poesie
poesie il natale e amare
Poesia
Il Natale Versione 2
In una temperatura bassa
Scende l’avvento in man bassa
La neve sovrasta
E babbo natale si sconquassa.
Presepi e preparativi
Per i festeggiamenti attivi.
Un mondo spera nel Salvatore
Affinchè cambi quella roccia increspita
Al di sotto della sua meravigliosi
Addobbiamo alberi con speranza
E pieno di bambini sorridenti di ogni nazione.
Anno vecchio sei spento,
Sei stato vinto,ora tutti esplodiamo e saltiamo
L’anno fantastico è tornato.
Poesia
Amare
Amare è una sensazione grande,
Dove si esprime con grande carisma
E con sublime maestria di romanticismo.
Si cerca di non tradire e di non spezzare
Tutto ciò che in questo mondo possiamo
Ammirare ed amare.
L’amore è paragonato come un meteorite infiammato,
Nelle galassie porta luce e splendore, ma su un
Pianeta può far danno.
E’ coinvolto nella similitudine della natura
La certezza e l’onestà sono gli assi fondamentali
Che noi stessi ci immedesimiamo a interpretarli.
Siamo dei grandi sognatori
E dentro il nostro grande desiderio d’esser cavalieri eroici
Riusciamo ad afferrare quella meravigliosa principessa,
Libera come una farfallina solitaria,
Ma prigioniera dell’ingiustizia e dei guai.
Il portento ha saputo valorizzarsi
Riscontrando i vecchi criteri aristocratici e politici.
Ora lei libera dal dolore,vola per essere afferrata dalla
Gioia universale e sensazionale,
E così vasta e così forte che ella non fugge più per sempre.
Adesso insieme a lei si cavalca verso il tramonto
Dove la favola si tramuterà i un’ icona pregiata.
Marco poeta siracusano - tratto da dai suoi brani poetici
segnalata da Marco sabato 27 dicembre 2008
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categoria: poesie
Ti Sedurrò
Ti Sedurrò
Anelo e bramo d’essere in te
scioglierò il mio cuore
nel tuo grande mare
per poi specchiarmi attraverso la tua essenza.
E tu sorvolando le montagne del mio dire
i grandi mari delle mie stanchezze
ascoltando la voce della mia anima
giungerai al centro del mio cuore.
Ti Sedurrò
Affascinandoti con la forza grande della mia essenza
sentirai la passione confonderti la mente
e saranno i tuoi stessi pensieri a condurti a me.
Ti Sedurrò
Servendomi della tua anima
per ammansuetire
la tua ribelle natura.
Ti Sedurrò
Circuendo le tue convinzioni,
addolcendo i tuoi alti picchi
col soffio leggero del mio sentire.
E per la tua sete io sarò l’acqua che inebria.
Ti Sedurrò
Sarai nel mio cuore ogni giorno prima ancora
che brina tocchi foglia
e al risveglio di ogni sole io tornerò a cantarti.
Ti Sedurrò
E accarezzandoti il cuore,
sentirai i miei passi profanare il tuo scrigno
non per prendere, ma per donare.
Ti Sedurrò
e nel gioco dell’amore tu diverrai specchio
affinché io possa riflettermi.
segnalata da Cleopa mercoledì 17 ottobre 2007
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categoria: Poesie
sole orientale
in questa bella mattina
con lo spirito della morte
incombente vicino ...
invece di malinconia vedo
un raggio di sole nel mio
cielo orientale.
Sono grato per
la mia salute
ho letto i messaggi di dolore
in quelli vicino a me e sento che
è in mano a maestri per offrire
comfort a loro.
come in tutta la natura
le stagioni della nostra vita
cambiare con il tempo.
i ricordi di inseguimenti giovanili ...
i pensieri di amori passati,
altri non così buoni,
ma tutti preziosi.
i nostri antenati nel corso della storia
ci hanno detto che il nostro tempo
su questa terra è limitato e
le sabbie del tempo sono fugaci.
la mia passione per l'amore
è grande e la mia speranza
sta nel sorgere del sole orientale ...
sapendo che ogni giorno porta
e spero, più vicino a me.
presto in questa stagione di disperazione
si passa troppo vicino alla gioia
e la mia faccia sorriderà
di nuovo al cielo
e ci uniremo, grazie per le cose
che sono destinate ad essere!
segnalata da Daniela cesta venerdì 31 agosto 2012
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categoria: Poesie
I colori della vita
I sogni,
la tavolozza
dei colori
della vita,
sostanza
di ogni giorno,
l'entusiasmo
di ogni alba,
di ogni sorgere
del sole,
di ogni desiderio
da realizzare.
Un miscuglio
di sensazioni,
speranze
e giochi di luce
che non si spengono.
Sotto i tiepidi raggi
del sole la natura
già profuma
di primavera,
lentamente il gelo
sì allontana,
sì sciolgono
i cuori
e le emozioni
prendono
il sopravvento.
Battiti palpitanti
al ritmo di armoniose
melodie è ricominciare,
un fresco inizio,
una meravigliosa
rinascita.
i cuori
segnalata da Ilari Luigia martedì 6 febbraio 2024
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categoria: Poesie
CREPUSCOLO DI FINE NOVEMBRE
scuro e freddo nell'orizzonte
nel cielo pieno di nubi, nell'irreale silenzio
che arriva al cuore, le foglie morte
formano tappeti colorati,
che frusciano sotto i piedi,
in questo tempo malato della terra,
inondata dal covid, tra i malati soli
che hanno bisogno di respirare
tra caschi e tubi, con occhi spalancati
di terrore, senza poter parlare e coloro che
passano non rivedono le loro famiglie,
hanno solo Dio da chiamare.
Mentre noi che stiamo rinchiusi a casa
osserviamo l'autunno attraverso i vetri
divisi, lontani, come sospesi tra
un presente angoscioso,
rimpiangendo il passato,
sfiduciati verso il futuro.
Vivere in una zona, cosi detta rossa!
Pericolosa per le persone,
perchè troppi morti e troppi malati.
La natura nella sua tranquillità
sorprende, sconvolge, annienta,
appare tranquilla e sorridente,
come indifferente verso l'essere umano,
condannato a subire un virus micidiale
e strisciante, silenzioso come un killer
che colpisce all'improvviso.
Noi nella nostra solitudine, che serve
per sopravvivere in una umanità,
sguarnita, confusa, violenta.
Ascolto il respiro di Dio, che sussurra
attraverso la preghiera, il suo spirito
è vicino a noi. La preghiera è la potente debolezza di Dio
che smuove il suo cuore entrando nel nostro,
stringendoci a lui.
segnalata da DANIELA CESTA lunedì 30 novembre 2020
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categoria: Poesie
Il Mio Nome È Donna
Il Mio Nome È Donna
Sono gemma che sboccia
in silenzio al crepuscolo,
sotto gli occhi del tenero sole.
Sono flebile alito di tempo
che intona la mia nuda essenza,
tra i meandri dei miei anni.
Sono tenace speme
tra le mani di chi mi accoglie,
come ancora di salvezza.
Sono maledizione e benedizione
nell'attraversare i giorni della ressa,
guardandomi senza paura negli occhi.
Sono lacrime vissute
nei fondali delle sconfitte,
dopo manrovesci che fucilano.
Sono emozione che s'inebria
sul davanzale della vita,
nei respiri tra illusioni e realtà.
Sono dedalo nelle partite
più ardenti sul tavolo del fato,
mentre sudo l'agognata vittoria.
Sono scandalo su bocca di uomo
nella sua ceca prepotenza ignorante,
sfigurando labile la mia immagine.
Sono poema d'amore nella primavera
del cuore innamorato, nella veemenza
che toglie il fiato nelle corde dei baci.
Sono le quattro stagioni che temprano
i bagagli del mio vascello lungo la via,
nei quattro venti che mi creano.
Sono il tuo vestito che nasconde,
ciò che sotto le spoglie di uomo
non t'appartiene completamente.
Sono frammenti di mosaico
in continuo ricomporsi in inverno,
ed estate, autunno e primavera.
Sono madre per natura e latte per il suo pargolo, tra le braccia
della provvidenza per scelta.
Sono la geisha che ti ammalia
nell'arte della seduzione, tra perle
e piume nella seta che ti avvolge.
Sono e ancora io sono sempre
nelle mie infinite sfumature
anche quando non vuoi, perché,
sono un'anima che si rigenera
in generazioni e generazioni.
Chiamami, chiamami a squarciagola
e ti camminerò accanto,
saprò starti vicino, poiché,
il mio nome è Donna.
Laura Lapietra ©
segnalata da Laura Lapietra venerdì 8 marzo 2024
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categoria: Poesie
La Dolce Bontà
La bontà
è come un germe infante
piantato nella terra dell'anima,
germoglia silente come delicato fiore
dai suoi gracili petali vellutati
alla pelle percettibile!
Autentica la bontà
si apre nei suoi sorrisi più sinceri
ai raggi del sole nella vita
nonostante riluce
con le sue lacrime di rugiada
cadute dalle foschie
sulla costa delle controversie.
Solo quando consapevole
del suo olezzo,
cresce vigorosa e rigogliosa
come altissimo albero maestoso,
donando i suoi frutti più dolci
gratificando nei riverberi
dei cuori malleabili,
melodie di giustizia alle pupille
che accarezzano il suo sguardo
colmo di brezza d'amore!
Così,con le sue blandizie
la bontà nutre arricchendo
anche noi in ogni angolo
del cuore alacre alla sua voce.
La bontà, come segreto giardino
che mai sfiorisce negli anni
nella sua empirea bellezza
ma si valorizza nelle pieghe
delle sue esperienze,
spiega comprensione
dopo calvari vinti con placidità!
Ma se calpestata
dal piede del violento fato
svellandola dalle sue
candide vesti ricamate in Calais,
certo potrà godere
umiliandola sui selci
dell'arrogante manrovescio
che con protervia
infligge dolore,
ma non potrà mai
privarla del suo puro spirito
a farla vivere in eterno
nell'etere della natura
nell'umanità che vuol amare
in ferace vallea di pace
senza nembi di nefaste oscurità,
vangeli di distruzione
mediante impure entità
chiamate uomini
a scompigliare l'equilibrio
che il feeling del buon senso
traduce in dolce bontà!
La sua dolce essenza
non potrà morire mai
neppure se ignorata a vita.
Laura Lapietra ©
segnalata da Laura Lapietra sabato 21 ottobre 2023
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categoria: poesie
Ti scrivo in sogno,
esteso e sterminato
di sensazioni mai vissute
di un baratro infinito.
Ti scrivo in sogno,
di un affetto mal celato,
di parole proferite
in pensieri taciturni.
Parole solo mie,
pensieri e un pò bugie.
Davanti un mare piatto,
mi osserva un pò corrotto.
Di barche ondulanti,
di coppie amanti,
di occhi lucidi di pianto,
del dolore di un canto.
Di smarrimento arcano
di un silenzioso "ti amo"
detto nella mente,
forse inutilmente;
Una lacrima mi bagna, piove!
Piove
sul volto di noia,
sulla ritrovata gioia,
su una dolce amarezza,
sulla muta mestizia
d'un cuore indebolito,
ma per nulla rassegnato.
Piove sulle urla,
il rimpianto,
sul vanto e
l'orgoglio,
sul foglio
iscritto di rabbia.
Piove ed è nebbia
su false promesse,
su un sogno piegato,
piove su spemi deluse,
piove sui morti pensieri,
sulla rude sventura,
sulla nuda natura
piove su un caldo sorriso,
su un cuore beffato.
E crepitano sentimenti
dove d'allucinato fragore
nel tamburo del cuore
si rompono inclementi
nel buio del temporale.
Ma non fa male...
Qualcuno svaniva lontano
perdendo l'orizzonte, piano...
E ancora un " ti amo",
di parole mai dette...
Troppo ordinario.
E ti parlo sognando,
nel mio immaginario!
E sognando sorridevo,
e sorridendo sognavo...
di cose mai viste,
di audacia che insiste!
E da un concetto...
ad un groviglio
d'orgoglio;
Su un manto
di pianto,
di vanto,
di canto...
No...No...
Un sogno!
Un sogno soltanto...
Amare è lasciar liberi di fare!
segnalata da fanny martedì 4 dicembre 2007
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categoria: Poesie
Essere Ogni Essere
Essere ogni essere è il sublime capire
ma il tempo dell'anima felice è lontana
a divenire
l'oggi è ancor privo di quella essenza
che apre il cuore e libera la mente.
Amore, vita... e nulla più.
Sentirsi così trascinati da un oblio
che mette fine ai mille conflitti
quotidiani,
debolezze della carne!
Questo è il futuro da invocare
ardentemente.
Amore, vita; vita, specchio riflesso...
Riflesso e qui è l'inganno:
guardare le pulsioni dell'oblio,
e non viverle fino che la morte libera
il tormento.
Ecco la verità che ci riguarda,
la natura ci fa tutti liberi,
e dovunque noi siamo in catene.
Crediamo che potere e ricchezza
possono ridarci la libertà perduta,
e invece ci rendono ancor più schiavi.
E chi non vorrebbe riavere indietro
l'innocenza.
Grande sarebbe la gioia se la vita
sciogliesse le nostre membra come
un tempo.
Tutto svanirebbe, i dolori e le pene
sopportate fino adesso,
la crudeltà dei tiranni, le frustrazioni
dell'orgoglio,
le fitte d'amore spezzato, l'arroganza
dei potenti
e l'ingiustizia verso i deboli derisi,
chi potrebbe mai cancellare questo
se non la vita stessa che è in noi?
Chi non vorrebbe felicità e armonia ora,
sotto questo cielo azzurro,
se non fosse la paura di sentire quello
che nessuno mai è tornato a sentire.
La prigione, così, fa tutti ciechi,
così il ricordo della libertà
si riflette in noi come un sogno,
e le imprese alte e basse ci disviano
illudendoci di aver trovato l'uscita vera.
segnalata da bruno franchi venerdì 25 luglio 2008
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categoria: poesie
poesie l'ubriacone e lo scoiattolino
Poesia
L’ubriacone
Quell’aspro sapor dei tini
Girava nelle tavernette
Che già alle 7 era
Nelle gole puntuale ma impertinente.
Si giocava al rimbambimento
Di un vecchio stanco e tronchetto.
Non faceva che sbadigliare e sobbalzare
A quell’età è una fatica a dare ed arrivare.
Un bicchierino poco contento disse:
Su nonno smetti e alza il mento
Sai cosa ancora puoi fare,cosa fai lì a brontolare e a tintinnare?
Il nonno rispose:Son venuto a dimenticare, sono alcolizzato come il mare
Lasciami stare
Il Bicchierino:Non sprecar il tempo in un tozzo di pane e vino,
Corri dalla tua amata e lascia il bicchierino.
Il nonno:Hai ragione di lasciare stare,tanto qui che restavo a fare.
Meglio affrontare le occasioni della vita,perché
Lasciarle affogare ed è poi finita.
In quel trato il bicchierino contento
Torna nell’armadietto
Per 10 anni o chissà quanto tempo.
Era fiero di non aver fallito
Che di quanto aveva parlato ara più sfinito.
Poesia
Lo scoiattolino
Cercava un posticino
Al riparo lo scoiattolino.
Una pioggia lo tempestava
E la sua raccolta biancicava.
Era isolato e senza mangiare
Come raggiungere le sommità elevate?
Si accontentava ad abitare in un ramoscello
Ma si annoiava senza pace e senza ombrello.
I tuoni cominciavano a bombardare
E tra una foglia e un’altra il vento
Ondulava fino a far tremare.
Lo scoiattolino poveretto
Balzò dentro l’alberello
Tutto bagnato come il ranocchietto.
La stagione lo minacciava
Ma il tornare del sole ben presto lo comunicava.
Il mattino seguente si risvegliò la natura
Quasi come la rinascita di una nuova figura.
Lo scoiattolino balzò fuori contento
E saltellando disse Signore solo tu spalanchi il cuore
Più forte del tuono,della pioggia e del vento.
Marco poeta siracusano - tratto da dai suoi brani poetici
segnalata da Marco sabato 27 dicembre 2008
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categoria: Poesie
LA QUIETE DOPO LA TEMPESTA
Passata è la tempesta:
Odo augelli far festa, e la gallina,
Tornata in su la via,
Che ripete il suo verso. Ecco il sereno
Rompe là da ponente, alla montagna;
Sgombrasi la campagna,
E chiaro nella valle il fiume appare.
Ogni cor si rallegra, in ogni lato
Risorge il romorio
Torna il lavoro usato.
L'artigiano a mirar l'umido cielo,
Con l'opra in man, cantando,
Fassi in su l'uscio; a prova
Vien fuor la femminetta a còr dell'acqua
Della novella piova;
E l'erbaiuol rinnova
Di sentiero in sentiero
Il grido giornaliero.
Ecco il Sol che ritorna, ecco sorride
Per li poggi e le ville. Apre i balconi,
Apre terrazzi e logge la famiglia:
E, dalla via corrente, odi lontano
Tintinnio di sonagli; il carro stride
Del passeggier che il suo cammin ripiglia.
Si rallegra ogni core.
Sì dolce, sì gradita
Quand'è, com'or, la vita?
Quando con tanto amore
L'uomo a' suoi studi intende?
O torna all'opre? o cosa nova imprende?
Quando de' mali suoi men si ricorda?
Piacer figlio d'affanno;
Gioia vana, ch'è frutto
Del passato timore, onde si scosse
E paventò la morte
Chi la vita abborria;
Onde in lungo tormento,
Fredde, tacite, smorte,
Sudàr le genti e palpitàr, vedendo
Mossi alle nostre offese
Folgori, nembi e vento.
O natura cortese,
Son questi i doni tuoi,
Questi i diletti sono
Che tu porgi ai mortali. Uscir di pena
È diletto fra noi.
Pene tu spargi a larga mano; il duolo
Spontaneo sorge e di piacer, quel tanto
Che per mostro e miracolo talvolta
Nasce d'affanno, è gran guadagno. Umana
Prole cara agli eterni! assai felice
Se respirar ti lice
D'alcun dolor: beata
Se te d'ogni dolor morte risana.
segnalata da basilicom martedì 13 aprile 2004
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categoria: Poesie
Piangi
Una lacrima,
scintilla nei tuoi occhi cupi di rabbia, di dolore
ti riga il viso segnando il suo passaggio
poi giunge alle labbra e con un rapido gesto la porti via,
nemmeno te ne accorgi,
scompare in silenzio portando con sè l'amarezza e il rancore che l'hanno costretta a spingersi al di fuori dei tuoi occhi,
della tua anima.
Lacrime che sgorgano impetuose dal profondo del cuore,
così amare
eppure così dolci,
così opprimenti
eppure così liberatorie.
Che poi a cosa serve piangere?
Serve a sfogarsi?
O serve ancor più a deprimersi?
E dopo che piangi... cambia qualcosa?
... forse, ma che importa...
le emozioni non hanno bisogno nè di ragionamenti,
nè di spiegazioni per esprimersi;
una frase,
un gesto,
un ricordo
e dentro esplode come un vulcano,
come un terremoto che devasta ogni cosa,
come un'uragano impossibile da fermare.
Emozioni
nient'altro che semplici, istintive emozioni
che quando non si riescono più a trattenere
si trasformano in lacrime.
Quindi piangi,
se sei felice,
se sei triste,
al culmine della gioia
o nel profondo della disperazione
piangi,
esprimi anche così le tue emozioni;
si, piangi!
Urla,
sgolati
e non preoccuparti di quello che pensa la gente,
piangi e dedica le tue lacrime al cielo.
Liberale e sentile come un fiume in piena che rompe gli argini,
come un'animale che corre selvaggio nella natura,
come un uomo che danza a piedi nudi.
Esprimi le tue emozioni...
è il solo modo che hai per esprimere te stesso.
segnalata da Meleth mercoledì 22 dicembre 2004
voti: 17; popolarità: 0; 0 commenti
categoria: Poesie
La Porta (parte seconda)
E al di là della Siepe
chissà cosa c’è ancora,
da vedere,
pensare e vedere,
ancora da fare,
per chi vuole andare
oltre “la Porta”...!
Oltre la porta degli uffici
di generali ed assessori,
quella dei casini
e degli obitori...
La porta dei lager,
con un biglietto
senza ritorno...
E degli ospedali,
o delle case di cura
per malati mentali,
progettate
da uomini “sani”,
che poi sono i primi
malati “trionfali”!
Stupidi e ciechi,
perché non vogliono andare
oltre la Porta.
Hai capito?!
Non ci vogliono andare!...
E chissà come fanno
ad attaccarsi tanto
a piccole cose:
denaro e case,
femmine e aborti,
violenza e droghe,
imbrogli e poltrone...
E riuscir così bene
a dimenticare,
che esiste una Porta
della Conoscenza
e della Speranza,
per chi vuol capire,
e chi sa godere,
tutte le gioie
e tutti i dolori,
tutte le ansie
e le suggestioni
di un vero sentirsi
di questo mondo,
e crescere insieme,
membri...
dell’Universo stellato!
Un’emozione da non perdere,
da lasciare senza fiato!
A questo, uomo,
sii preparato...
Non ti far cogliere
senza quel fiato,
quando qualcosa,
in questa o altra vita,
Natura o Dio,
ti chiederà:
Uomo, respira!
Respira, sì!
Per farmi vedere
se hai saputo salire,
chi sei, cosa vali,
se ti sei conquistato,
se hai fatto il cammino
oltre “quella” porta.
Ricordati, Uomo,
oltre la Porta!...
segnalata da FernyMax martedì 20 maggio 2003
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categoria: Poesie
Amanti Noi
Amanti Noi
Lene il suo giuncare
la mia pelle
con le sue trepidazioni
come drappi di luce d'estasi
sparsi dappertutto su di me
a tinteggiarmi d'ambra,
oro pregiato per i suoi occhi
all'imbrunire della sera!
E una florida carezza madreperlacea
su cui adagiare il suo cuore
accanto al mio
cinse l'incanto che
il tempo sprigionava
senza una clessidra
a suggerirci una fine!
Flamine era l'immensità
della voce del suo sguardo
quando mi parlava
a suon di liuto al chiarore
delle stelle nascenti nell'indaco
di quel turbamento
che desiderava agghindarmi
di sol di porpora
e coralli da accostare
tra i petali di rose e i diamanti con cui adularmi
in quei suoi baci d'amore, brillantini sulle mie labbra timide nella bramosia!
Ove far scivolare
ogni desiderio
delicato quanto profondo
in fondo alla mia anima
come gocce di glicine
in grappoli penduli
ad addolcire i miei occhi,
per dissetare i miei sensi rapiti dal suo culto imperante!
E come farfalle bianche
che si librano in ogni direzione nel mio essere
ammaliato in quell'incontro
sublime in piena di letizia
e di sussulti in quei sussurri
luminosi e incandescenti
vibravo armoniosamente, mentre pervadevano
nelle nostre sensazioni
e nelle nostre parole
quelle non dette,
ma dettate dalle nostre mani
intrecciate pronte
per accogliere e allacciare
un unico abbraccio eterno
ove fermare il tempo,
il dolce sentire
delle nostre pelli,
I nostri corpi recitare poemi
intrisi di passione
nella danza della dolce voluttà!
Amanti noi...
In una notte già vissuta,
cadde una stella,
sotto lo sguardo pallido
della luna piena di miele,
un desiderio in
un unico destino,
nasce l'amore etereo nell'eterna atmosfera!
E quella fresca folata
di venticello che disegnava
le nostre pelli scoperte
senza arrossire al pudore,
adagiate sulla calda
terra della natura
sotto le folte chiome
degli antichi ulivi,
mi spogliava dai
miei ultimi petali multicolori
di quei fiori che coltivavi
unicamente per me,
affinché il tuo calore d'amore
mi coprisse il cuore
fin quando l'alba
non ci guardasse
sorpresa coi suoi
primi raggi di sole
alla luce di questo mondo
non giudicandoci
amanti segreti di un ardore,
che si consuma
con l'eccitazione
di una piccola eternità
in un momento fra tanti
che decanta
passione al firmamento,
ma semplicemente chiamandoci urlandoci,
Amore! E non...
Amanti noi
in questo nostro amore,
un amore che vive e
che ama solo per amore!
segnalata da Laura Lapietra lunedì 15 novembre 2021
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