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categoria: Poesie
Vecchio Mulino
Vecchio Mulino.... non macini più il frumento.
Tu del Piordo il paladino, eri difensore del lavoro dei campi,
ora i pesci del fiume non solleticano più le tue stanche mura.
Il Bue non si rifocilla più al tuo cospetto dopo il duro lavoro del giorno,
ne il gregge s'avvicina dopo il pascolo ad abbeverarsi ai tuoi piedi,
nemmeno il randagio cane si inchina a bere al tuo capezzale.
Sei stato abbandonato dall'uomo e dal suo ingegno...
egli ormai ha dimenticato quanto fosti utile un dì,
le macine giacciono a terra, mostrano la resa di chi ti costruì.
Del santo l'effige carpita e la porta sventrata,
Immobile ascolti il sussulto del fiume malato
che in piena trasporta sacchi di plastica e rami secchi
e il liquame del satollo patrizio romano.
Tu che di notte non hai più pace e profanato assisti al sacrilegio infame
dell'essere falso e maligno che deturpa il tuo cuore
e si abbandona a riti oscuri
e scrive svastiche sui Muri.
E tu antico Piordo.... Padre del Veientano Ager,
perché non susciti dell'antico elmo Marziano
eroe Etrusco che voglia riscattarti ?
Io lo spero... e prego... sulle spoglie di quel luogo sacro,
invoco ancora: Vecchio Mulino... dacci ancora il nostro pane... quotidiano.
Vulca - tratto da il mulino abbandonato sul Piordo
segnalata da Vulca domenica 31 luglio 2005
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categoria: Poesie
memorie1
Pelle, carne e saliva,
mani che sfuggono al controllo,
fantasie della mente che ci invadono,
è un dialogo senza voce,
capisco perfettamente un linguaggio senza traduzioni,
una lingua senza pudore.
Tutto scorre fluidamente, tutto scorre
come il grande fiume della montagna imponente
ove non c’è goccia che sale,
ove non c’è mare che sfocia.
Le mie gambe tra le tue
per dissipare il tuo calore,
ogni posizione è un invito a esplorarti,
un occasione per ammirarti
In questo bosco afoso di tarda Primavera,
voglio scovare la grotta del desiderio, dell’appetito,
l’origine delle mie frenesie.
Pelle, carne, sudore e gesti provocanti,
prova a divorarmi, fammi male,
tocca a te,
tocca a me.
Sono l’albero dove strisci per scendere
e afferrare la tua preda,
un vegetale che esalta la sua natura stessa,
sgretoli la corteccia,
fai tremare le mie fondamenta.
Stringo i denti e afferro la terra,
tutto trema per il fiume in piena,
il delta della liberazione è pronto a sfociare
segnalata da purafollia sabato 2 settembre 2006
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categoria: Poesie
Lu ciuccio 'ntilliggente
LU’ CIUCCIO ‘NDILLIGGENTE
Zi’ Giacchino lu vualluso,
cu’ ‘na carretta sderenata,
se ne jeva ogne matina
a carrecà la sabbia a la jumara
pe’ la purtà a fravecaturi
ca la ‘mbastavano cu’ la caucia
pe’ costruisce li ccase re campagna.
Lu ciuccio, ca’ tirava la matina la carretta,
pe’ ‘nu ‘druvulamiento re panza
re lu’ malo juorno primma,
s’era ‘nu poco ‘ndebbuluto,
e nun ‘ngè la facìa a saglie la sagliuta.
Zi’ Giacchino lu vualluso,
ca’ tenìa lu cinturino,
lu’ vattìa cu’ lu scurriazzo
pe’ fa saglie la sagliuta
a lu ciuccio ra lu rulore asciuto pazzo.
Ma verenne ca’ chiro nun se muvìa,
vuttava ra ‘reta la carretta
e solamente accussì potette arrivà
a la via stretta stretta bona pure pe’ nu mulo
ca’ edda stìa tutta in chianura.
Arripusannese ‘nu mumento,
s’avvicinao a li gurecchie re lu ciuccio
e triunfanno lle ricette: “ O ciucciu mio,
cumm’à ‘ntilliggenza ma puoti fotte,
ma cumma forza re li muscoli, cirtamente nò!!!”
Catello Nastro
TRADUZIONE DAL DIALETTO CILENTANO
Gioacchino il carrettiere, con una carretta mezza scassata, andava a caricare la sabbia al fiume per rivenderla ai muratori che operavano in campagna. L’asino che tirava la carretta il giorno prima aveva avuto la diarrea e non ce la faceva a tirare il veicolo carico per la salita della sponda del fiume. Il carrettiere, che aveva anche l’ernia protetta da un cinturino di cuoio, lo frustò più volte per fargli fare la salita col carretto a pieno carico. Ma vedendo che il povero asino non ce la faceva proprio, spinse da dietro il veicolo che solo in quella maniera potette arrivare alla stretta via carrabile in pianura. Il carrettiere, dopo essersi riposato un momento, orgoglioso di essere più forte dell’asino, si avvicinò ad un orecchio e gli disse con spregio: “ Sarai anche più intelligente di me, ma certamente non più forte!!!”.
Catello Nastro - tratto da Nuove Poesie Cilentane
segnalata da Catello Nastro giovedì 31 marzo 2011
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categoria: Poesie
Vento
Se anche tu vedessi il le nuvole...
Se anche tu vedessi le colline....
Se anche tu vedessi il mare...
Ti accorgeresti che per te scorre quel impalpabile e sottile desiderio di farsi accarezzare dal vento...come una piuma che scivola sulla pelle arsa di una persona che brucia di passione....
ma il tuo sguardo scivola via come l'acqua che sul mio irrompe come un fiume in piena....
segnalata da nico domenica 2 giugno 2002
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categoria: Poesie
I tuoi occhi di un profondo marrone,
mi ispirano fiumi di parole d' amore.
Quando il tuo sguardo s' incrocia con il mio,
i miei occhi verdi s' illuminano alla vista dei tuoi,
che lacrimar mai vorrei vedere
la tua bellezza per sempre mi farà piacere.
segnalata da antonio gigante mercoledì 7 gennaio 2004
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categoria: Poesie
San Silvestro
Botti fragorosi squarciano il silenzio; luci scintillanti illuminano il buio, dipingendo nel cielo colorate traiettorie.
Tra fiumi di champagne le feste impazzano.
Raccolto nei tuoi abiti, da lontano, il tutto osservi; la mente arguta si arresta, riflette.
Nell'intrecciarsi dei pensieri, tutti gli anni andati appaiono; confuse immagini scorrono e fiebili ricordi emergono.
Quell'ultimo sorso, tra i bagliori, forza e calore infonde per riprendere lentamente il tuo cammino.
In quell'istante, allo scoccare della mezzanotte, il mio pensiero ti raggiungerà.
nicolamerico - tratto da me medesimo
segnalata da nicola merico domenica 25 febbraio 2007
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categoria: Poesie
Il Vento e L'Arnese - Filastrocca
E’ il Vento chiese:
Dove poso quest’arnese?
Con me non lo posso più portare
quasi, quasi lo butto in Mare.
E fu così che cadde a fondo
quel seme che nel cuor cercava il mondo
e invece della terra come culla
trovò ad aspettarlo solo il nulla.
Ma il mare stanco di ricever cose,
al Vento un po’adirato un dì rispose:
Di ogni arnese son io a far le spese,
mi stai facendo inquietare, questo seme qui non può stare!
E così dicendo,
ributtò quel seme al Vento.
Ed ora dove poso questo arnese?
Di nuovo il Vento nel dir riprese.
Con me non lo posso più portare,
ora nel fiume lo faccio scivolare!
E fu così che cadde a fondo
quel seme che nel cuor cercava il mondo
e invece della terra come culla
trovò ad aspettarlo solo il nulla.
Il fiume nel rimescolio latente,
del seme non ne volle saper niente:
Già è tanto il mio penoso trasportare,
del Vento i pesi, io non voglio portare.
E così dicendo,
ributtò quel seme al Vento.
Che Tormento, che Tormento!
Disse ormai stanco il Vento.
Questo seme, non voglio più portare,
a chi lo devo dare?
E fu così che una voce bella
risuonò nel suo cuor come una campanella.
Son seme, io cerco solo Terra.
E il Vento quel dì comprese,
che fine dovea fare quell’arnese.
Lo trasportò fin sulla terra
e in quelle calde braccia
il seme trovò serra.
Per ogni arnese esiste già un paese,
ma solo nell’aver cercato tanto
il Vento il suo egoismo avea infranto.
segnalata da Cleopa giovedì 10 gennaio 2008
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categoria: poesie
Buonanotte
Buonanotte,
che tu ti perda nel fiume Sogno
che tu lo possa vivere all'ombra della Luna
fino a che la luce del Sole non ti porti via anche
l'ultima uscita da ciò che più temi,
la realtà della luce.
segnalata da kikiFM lunedì 8 dicembre 2008
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categoria: poesie
PAROLE
Parole, parole, parole, ma che valore possono avere le parole, a cosa servono. Le parole sono un problema, sono false, dette per rabbia, per invidia o per gelosia.
Le parole sono come una certa persona che non sa
dire ciò che intende, non significano quello che dicono.
Parole, parole, un fiume di parole, parole affrettate che mancano di spirito, sono stupide e non hanno senso. Le parole da sole non trovano la soluzione giusta, a volte dicono la verità per dirti cosa fare.
Le parole ti possono far pagare e pagare se non sai come e quando dirle.
Laura - tratto da Le mie poesie
segnalata da Laura martedì 15 febbraio 2011
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categoria: Poesie
Come fiume, le parole scivolano nella mia bocca
per poi morire..
E' nero, l'inchiostro che fluisce nelle vene.
Quante volte, sapessi ti ho amato senza parole
noi, affogati nel mare dell'incomprensione
Grazia 3.9. 09©
segnalata da grazia mercoledì 19 settembre 2012
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categoria: poesie
sogno
correvo nel bosco umido,
frusciando su foglie morte e fango,
sentivo il freddo, penetrare, dentro le mie ossa
folletti e gnomi incuriositi guardavano me,
il lupo seguiva le mie orme, e la volpe
era attaccata alla mia lunga gonna, svolazzante,
sussurrava l'intera foresta, al mio passaggio,
quando stanca gridai:"dove sta il fiume?"
il piccolo gnomo alzò la sua mano e fece un cenno,
corsi con tutte le mie forze, fino a quando sentii
lo scorrere pigro e rilassante dell'acqua del fiume,
mentre iniziò a piovere, ascoltai il tintinnio, della pioggia sulle foglie morte,
rilassava la mia mente e il mio spirito, in quell'ora crepuscolare,
continuai a camminare lungo la sponda, osservando le anatre,
scivolare leggere, ignorando la pioggia, felici della loro libertà,
i folletti, gli elfi e piccoli spiriti della foresta, seguivano me taciti
e le volpi, gli uccellini colorati, scoiattoli dispettosi,
qualche farfalla infreddolita, lepri, un piccolo orsacchiotto,
aleggiava nell'aria una luce brillante, la luce della semplicità,
che arricchisce ogni animo, dona letizia, pace, serenità,
e io iniziai cantare una melodia armoniosa e allegra,
quando finalmente io vidi il bellissimo ponte,
di pietra, formato da piccoli archi massicci, reso spento
dal grigiore del cielo, ma vivo dalla semplice luce d'amore
al di la del ponte c'era il paese delle fiabe antiche,
e sul ponte il principe guerriero che attendeva me!
leoche starnazzavano forte, e tutti gli animali erano gioiosi,
io corsi sul ponte e tutto era così familiare,
il guerriero prese la mia mano sorridendo
e insieme ci allontanammo verso il regno delle fiabe,
dietro di noi gli animali, elfi, gnomi, piccoli spiriti della foresta
cantavano la mia melodiosa musica del cuore.
segnalata da DANIELA CESTA sabato 3 gennaio 2015
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categoria: Poesie
son i soliti addii
son i soliti addii sulle rive dei fiumi
son i soliti baci tra due cervi
son i soliti circoli arci camalli che speriamo tornino
son le solite partite tra giovani di ponti di nava
son soliti adii con la folla vicina il cuore lontano
segnalata da guido arci camalli mercoledì 6 novembre 2024
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categoria: poesie
Leggi le mie parole
Lentamente
Come passano le nuvole
Dolcemente
Come scorre l’acqua nel fiume
Con passione
Come il nostro prossimo bacio
c.o. - tratto da pensieri di un giovane quasi maledetto
segnalata da stramonium sabato 6 ottobre 2007
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categoria: poesie
Libertà dell'essere
Esser vorrei legger come una piuma
e sospinto dal vento volteggiare
nell'infinito azzuzzo, nell'immenso,
la libertà dell'essere trovare;
poi posarmi sul fiume, andar con esso,
lasciarmi trasportar sino alla foce,
goder l'abbraccio del mar, abbandonarmi,
chiudere gli occhi al suon della sua voce.
segnalata da amicuscertus martedì 16 ottobre 2007
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categoria: Poesie
Eri anoressica
Morire sul fiume
non ti bastava
avresti voluto un fiasco.
Ti morsecchiai la narice,
mi donasti un crisantemo
era l'ora che volge
al concreto.
Colpiscimi ancora.
segnalata da Cabbucio lunedì 6 giugno 2011
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categoria: Poesie
Spettatrice, in un quadro vissuto nel fulgido ricordo.
M'invadono le risa, il frastuono felice dei bimbi, nel gioco della vita.
Amorevoli le madri a tacitare l'incontenibile energia.
Rive d'acque dolci, sassi lustri come argento
Nel quieto sciabordio scorre il fiume,
soave tintinnio di foglie fruscianti campanelli al vento.
©Grazia
segnalata da grazia tamagno domenica 27 gennaio 2013
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categoria: Poesie
"IL SONNO DEI POVERI... E DEI FALSI... IN UN RACCONTO"
"IL SONNO DEI POVERI... E DEI FALSI... IN UN RACCONTO"
" il resto è una collina piena di promesse e una spalla dolorante e una savona? eh si li voglio tornare... prima o poi ... lo giuro.. anche a bardineto dal cinghiale senza il lupo.. o a cian serbo... senza il serbo... hihi.... ma nel cielo c'è una stanza mezza marrona con una spalla da curare.. e amico mio... romano che mi manchi davvero... il tempo e il resto è una promessa non mantenuta ad un blogger di cervo.. il sonno dei poveri... che dan da mangiare.. in piazza della vittoria... un da mangiare per tutti con confronto ... un confronto con la mia spalla e mia voglia d'essere camallo anche quando mi riposo... ti incrocio vita tra il sonno... e il pulire la lavanda... il mare dei giorni allegri... tra un riven... e un tanaro senza poter più attraversare il fiume con i balzi... il selfy... o gli scherzi telefonici...
il resti è una collina piena di cuore e di dolore e di racconti anormali....dove il dolore è pieno dei suoi scritti.... anomali
segnalata da guido arci camalli giovedì 11 luglio 2024
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categoria: Poesie
Tuffi al cuore
Tuffi al cuore mi infrangono l'anima come fosse vetro
...e bere lacrime al cloroformio per disinfettare le ferite fino quasi ad affogare
Il tempo in questa stanza scivola via lentamente per soffocare a fatica momenti di dolore.
Pensieri come fiumi in piena
che si liberano in cascate altissime
e poi giù a frantumarsi in infinite molecole d'acqua
che pian piano risalendo sfumano
come i ricordi nella mia mente.
A Raffaella
segnalata da Paolo V. lunedì 10 febbraio 2003
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categoria: Poesie
La guerra
Lungo le rive
del fiume del pianto
cresce una pianta,
che non fa più
crescere i suoi fiori;
ne rimane uno solo,appasito,
ormai ferito
e nessuno lo potrà più guarire
dal grande dolore,
quel dolore
dipinto di rosso.
segnalata da Joey mercoledì 21 settembre 2005
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categoria: Poesie
superbia umana
Profumo di libertà accende in me la voglia di vivere istanti di passione;
una fragranza che si appropria della mia essenza come aria che lambisce
ogni oggetto visibile di questo mondo.
Profumo di libertà suscita emozioni indescrivibili miranti a sovrastare gli argini dell’intelletto;
richiama l’uomo alla sua fonte illudendolo di poter controllare ogni cosa.
Giunto al potere, come inondazione improvvisa e inaspettata
La seduzione dell’autonomia lo trascina nell’errore
e così come un fiume in piena rompe le barriere della ragione
egli si ritrova a controllare l’indomabile.
segnalata da CHRISTIAN martedì 11 luglio 2006
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